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Storia di Radegonda, Fortunato a Baudovinia tra biografie e amore

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Verso la metà del VI secolo a Poitiers, importante città della Francia centro settentrionale, arrivò una donna di nome Radegonda (518-587). Si trattava della novella sposa di Clotario I, figlio di Clodoveo da cui nel 511 aveva ottenuto una parte del regno franco come suo successore.

La vita di Radegonda

Radegonda fu una figura storica significativa del VI secolo, conosciuta per la sua devozione religiosa e il suo ruolo come regina dei Franchi. Nata intorno al 520 in Turingia (oggi parte della Germania), Radegonda era figlia del re Bertrario dei Turingi. Durante le guerre per ampliare i confini del suo regno, Clotario I sconfisse i Turingi e fece prigioniera la figlia del re, Radegonda. La bambina aveva allora solo 13 anni.

La ragazza crebbe alla corte di Soissons e quando la sua bellezza, con la giovinezza, sbocciò Clotario decise di sposarla. Fu inviata ad Athies per ricevere un’educazione degna di una regina. Il matrimonio, al quale Radegonda riluttante dovette piegarsi, fu un totale disastro. Nel nuovo palazzo, prima delle nozze, ella divenne una fervente cristiana, nutrendosi di un rigido ideale che anche solo l’idea del matrimonio pareva contraddire.

Le disastrose nozze

Clotario e Radegonda erano due animi profondamente differenti. Le nozze si celebrarono ugualmente poiché la mentalità germanica, fiera e guerriera, del re non prestava certo attenzione a tali particolari. Dopo brutalità e maltrattamenti da parte del marito, la rottura tra i due avvenne presto.

E precisamente quando Clotario fece uccidere un fratello della moglie, il più amato da Radegonda e unico parente rimastole. Sconvolta da questo evento, la donna riuscì a ottenere da Clotario il permesso di abbandonare la corte e ritirarsi in convento.

Un miracolo per fare scappare Radegonda

Santa Radegonda condotta da re Clotario
Santa Radegonda condotta da re Clotario Wikimedia Commons

La leggenda narra che Clotario, appena concesso il permesso alla regina di allontanarsi dalla corte, se ne pentì amaramente. Inviò alcuni suoi uomini di fiducia a Saix per riprenderla e condurla a corte. Ma quando i suoi uomini giunsero a Saix, Radegonda riuscì a scappare attraversando i campi dove alcuni contadini erano intenti a seminare dell’avena.

Infatti, avvenne un miracolo: al passaggio della regina fuggitiva l’erba crebbe improvvisamente fino a nascondere la donna e la sua fuga. I contadini, interrogati, negarono di aver visto Radegonda.

Radegonda religiosa

Radegonda si votò così a una vita fatta di preghiera e assistenza ai poveri e allo stesso tempo cercò di ottenere una legittimazione del suo operato caritatevole e religioso. Si rivolse al vescovo di Noyon che si mostrò incerto, perplesso nel consacrare religiosa una regina e, addirittura, una donna ancora sposata. Ma la determinazione di Radegonda andò ben oltre: entrò in chiesa, indossò l’abito monastico e, sull’altare, costrinse il vescovo a esaudire il suo desiderio. È così che Radegonda giunse a Poitiers, città che faceva parte dei domini di Clotario. Qui fondò il Convento di Santa Croce, uno dei primi monasteri femminili in Europa.

La donna si dedicò alla vita monastica con fervore, diventando suora e successivamente badessa del convento. Era nota per la sua vita austera, la dedizione alla preghiera e la cura dei bisognosi. Divenne un simbolo di santità e virtù cristiana, ammirata sia dai suoi contemporanei che dalle generazioni successive. Morto Clotario nel 561, nel 567 fece la sua entrata in scena, Venanzio Fortunato (530-600), un letterato, nato vicino a Treviso, circa una trentina di anni prima.

Venanzio Fortunato

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Ecco che la storia di Radegonda e Fortunato e, successivamente di Baudovina, diviene una narrazione affascinante e complessa che si intreccia con la storia del cristianesimo e della cultura franca nel VI secolo. Fortunato era un uomo colto che aveva studiato in quella che era stata la capitale dell’Impero Romano, Ravenna, per poi intraprendere un pellegrinaggio che aveva condotto in varie parti dell’Europa, inclusa la Gallia. Poeta ed ecclesiastico, divenne famoso per le sue poesie e inni, molti dei quali sono ancora parte della liturgia cattolica.

Durante i suoi viaggi incontrò molte figure influenti dell’epoca, oltre la regina Radegonda, anche Agnese di Poitiers, con le quali stabilì importanti amicizie. Fortunato è meglio conosciuto in particolare per il “De Virginitate“, un poema in onore di Sant’Agata, e per l’inno “Vexilla Regis“, che è ancora utilizzato nella liturgia della Chiesa cattolica durante la Settimana Santa. Le sue opere riflettono una combinazione di temi cristiani e forme classiche, dimostrando la sua erudizione e la sua abilità nel mescolare le tradizioni letterarie pagane con quelle cristiane.

Il rapporto tra Radegonda e Fortunato

Dunque, Fortunato conobbe Radegonda, poco dopo essere giunto a Poitiers. Ne rimase affascinato ed entrò a far parte della sua cerchia. Radegonda, ormai cinquantenne, trovò nel giovane lo sfogo per quell’amore che non aveva potuto esprimere nel rapporto con il fratello ucciso anni prima e nel matrimonio con Clotario poi.

Tra i due si stabilì un intenso rapporto epistolare, dove trovarono spazio anche argomenti religiosi di comune interesse. La corrispondenza con Radegonda è una preziosa fonte di informazioni sulla vita religiosa e culturale del tempo.

La biografia di Radegonda

Nel 587 Radegonda morì e Fortunato, che era un prolifico scrittore, mise su carta tutta la sua vita, esaltando la sua santità e il suo ruolo nella fondazione del monastero di Santa Croce a Poitiers. Dalla biografia appare una Radegonda ancora regina e dominatrice, ma anche una donna che metteva la sua forza a disposizione degli ultimi della terra. Si può leggere così come Radegonda ragazza, alla corte di re Clotario, era solita raccogliere gli avanzi della mensa per sfamare i bambini poveri che lavava e curava personalmente.

Nel periodo in cui visse con Clotario, l’elemosina divenne la sua ragione di vita, assumendo in tutto e per tutto atteggiamenti da serva del Signore, piuttosto che da regina. Tuttavia, l’attività della regina non si limitava a questo e spesso ella assunse anche una funzione politica. Si occupò di far liberare prigionieri, di salvare i condannati a morte, di dare assistenza ai pellegrini di tutto il regno. Abbandonata la corte e ritiratasi nel monastero di Poitiers, la donna continuò a porsi al servizio delle sue compagne. Fortunato, dopo la morte di Radegonda, divenne vescovo di Poitiers e morì intorno al 600. Ma qui, ecco un altro colpo di scena.

La monaca Baudovinia

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Nella storia di Radegonda e Fortunato si inserisce una seconda donna, Baudovinia. Donna di modeste origini e della cui vita si sa molto poco, Baudovinia si era fatta monaca nel monastero di Poitiers, fondato dalla stessa Radegonda. Pare che abbia passato tutta la vita in quel convento dove imparò a leggere e a scrivere e dove divenne una delle poche, rarissime, donne scrittrici. La biografia di Radegonda fu la sua unica opera e quella più fedele al significato originario espresso dalla vita della santa donna. Infatti, nelle pagine troviamo su carta la piena espressione di quei valori spirituali che l’ex regina rappresentava.

Baudovinia scrisse la biografia di Radegonda tra il 599 e il 614 nell’Abbazia di Chelles, basandosi sulla precedente vita scritta da Venanzio Fortunato e sui suoi ricordi di gioventù. Il suo latino rozzo rende benissimo l’aurea di santità che circondava la figura di Radegonda e quello spirito missionario che si cala concretamente nelle miserie del mondo terreno. A differenza di quella di Fortunato, nell’opera di Baudovinia emerge totalmente l’opera missionaria dell’ex regina, la sua complessa psicologia e anche il carattere politico della sua attività per sostenere finanziariamente il suo convento. La dimensione psicologica, soprattutto negli accenti del tormento, è espressa nei passi in cui Baudovinia narra il dramma interiore di Radegonda mentre lascia la corte e il marito che ancora la reclama. Secondo Baudovinia, Radegonda fondò il monastero di Poitiers per esprimere quell’amore negato durante la sua vita. Nonostante la mancanza di dettagli sulla vita di Baudovinia stessa, il suo lavoro rimane un prezioso contributo alla letteratura agiografica e alla comprensione del monachesimo femminile nel Medioevo.

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