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Storia delle monache di Port Royal des Champs, il femminismo ante litteram

Storia delle monache di Port Royal des Champs
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Per scoprire la storia delle monache di Port Royal des Champs occorre andare nella valle di Chevreuse, a sud-ovest di Parigi. Qui sorgono le rovine di un’abbazia in cui si consumò una vicenda che ci dice molto sul libero pensiero delle donne.

Storia delle monache di Port Royal des Champs

L’edificio dell’abbazia di Port-Royal des Champs fu eretto dall’ordine cistercense nel 1204 in uno dei feudi dei Montmorency. Con lo scorrere del tempo, l’osservanza della clausura e della regola di San Benedetto venne progressivamente meno, tanto che all’interno del monastero si era più propensi a condurre una vita mondana che religiosa.

La nomina della badessa spettava al re e, nel 1601, fu chiamata a reggere l’abbazia una bambina di appena 10 anni, Jacqueline Arnauld. La sua elezione avvenne grazie alle influenze del padre e del nonno, magistrati di corte e interessati a porre l’istituto sotto il controllo della famiglia.

Jacqueline Arnauld diviene suor Marie Angèlique

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Fu così che Jacqueline Arnauld divenne suor Marie Angèlique de Sainte-Madelaine, senza avere nessuna vocazione ma parecchio interessata ai richiami del mondo esterno. Nelle sue memorie su Port Royal, la suora ricorda di “perenni feste con tanti invitati. L’ufficio divino si celebrava nelle ore prescritte, per il resto non facevamo che giocare e passeggiare. Non si rispettava né la clausura, né la Regola. Le religiose portavano fronzoli da signorine”.

La bambina crebbe e arrivata all’età di 18 anni suor Marie Angèlique decise di dire basta a questo andazzo. Nacque in lei il sincero desiderio di riformare seriamente l’abbazia secondo la Regola. Applicò a sé stessa e alla sua famiglia le regole della clausura, ripristinò l’obbligo di comunicare con le persone esterne solo tramite la grata apposta al portone e rifiutò a suo padre l’accesso al convento. Fu uno scandalo. Questa improvvisa e inaspettata conversione le procurarono le ire della famiglia.

Lo scandalo di una donna indipendente

Le nuove regole trasformarono suor Marie Angèlique da ragazza mansueta e sottomessa a una donna indipendente ed energica. L’abbazia però sembrò macchiarsi di un peccato, foriero di future sciagure.

Ma il percorso di riforma di suor Marie Angèlique proseguì ed entro cinque anni a Port Royal furono ripristinate tutte le clausole della Regola, con le relative austerità. Dalle 12 religiose presenti nel 1609 si passò a 84 nel 1625. Tutte nutrivano una forte vocazione. Infatti, suor Marie Angèlique era fortemente contraria a quel “mercato di ragazze” così in voga all’epoca. Infatti, per interessi economici ed ereditari, molte fanciulle erano spedite in convento dalla famiglia che si liberava così dal peso del loro mantenimento.

Jacqueline Pascal

Una delle sorelle più attive a Port Royal fu Jacqueline Pascal, sorella del più famoso Blaise, donna colta che scelse volontariamente la vita monastica, anche ledendo gli interessi della famiglia. La giovane divenne la figlia spirituale di suor Marie Angèlique e maestra delle educande e delle novizie.

I solitari o i signori di Port-Royal

Port Royal des Champs
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Inaspettato fu il graduale coinvolgimento della famiglia Arnauld nelle vicende dell’abbazia riformata di Port Royal des Champs. Prima la madre, il fratello e le sorelle della badessa, poi un nipote di Mère Angélique, un consigliere di Stato e un celebre avvocato, tutti decisero di ritirarsi dal mondo in volontario ascetismo nella foresteria dell’abbazia di Port Royal.

Con il tempo si aggiunsero altri famigliari, fino a che non si formò il gruppo dei “solitari”, anche detti “i signori di Port-Royal”. Si trattava di un gruppo di personalità del mondo politico, scientifico, militare, giuridico, letterario, indifferentemente laici ed ecclesiastici. Una trentina di uomini che fuggivano dai palazzi del potere per dedicarsi alla vita spirituale e al lavoro manuale. Indossando il cilicio e osservando una dieta rigorosamente vegetariana, essi si dedicavano a seguire i precetti del Vangelo e a vivere accanto ai contadini.

Jean Duvergier de Hauranne

Richelieu, Mazzarino e re Luigi XIV considerarono fin da subito i “solitari” come esaltati sovversivi. Ed è semplice capirne il motivo. I “solitari” divennero un chiaro punto di riferimento per tutti quei francesi che tentavano di opporsi alla monarchia assoluta. Divenne capo spirituale dei “solitari” Jean Duvergier de Hauranne, abate di Saint-Cyran, divulgatore del Giansenismo. Egli predicava pubblicamente come i più grandi nemici del vero cristiano fossero i politici. Per tale motivo, nel 1639 l’abate fu arrestato per ordine del cardinale Mazzarino.

Intanto a Port Royal des Champs, Pierre Nicole e Antoine Arnauld, nelle Petites écoles istituite presso l’abbazia, iniziarono a insegnare la filosofia per “ben condurre la propria ragione”. La monarchia assoluta non poteva certo tollerare sudditi pensanti e che seguivano la ragione la ragione. E men che meno se a farlo erano le donne. Nel solco del Giansenismo, dunque, l’abbazia si pose in rotta di collisione con la monarchia assoluta.

Guerra aperta a Port Royal des Champs

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Quando a metà Seicento scoppiò la guerra civile della Fronda, cioè la rivolta contro Mazzarino, le religiose di Port Royal mostrarono un’autonomia straordinaria. A Port Royal si accoglievano indistintamente frondisti e mazzarini, oltre a chiunque avesse bisogno di assistenza. Inoltre, a Port Royal des Champs si leggevano direttamente i testi sacri, il che qualificava l’abbazia come un covo di ribelli. I “solitari” poi proponevano l’abolizione del superfluo e del lusso per reperire risorse tramite cui assistere i poveri e i bisognosi.

La guerra civile causò una terribile carestia e Port Royal des Champs divenne il centro propulsore di opere di bene e di assistenza, riuscendo a sfamare la popolazione ivi rifugiatasi grazie agli orti comunitari. Ma nella storia delle monache di Port Royal des Champs vi fu altro.

La questione del Giansenismo

La comunità che si sviluppò sotto le ali di suor Mère Angélique si orientò verso il Giansenismo, considerato più consono al desiderio di rigore, frugalità e severità. Nel 1649 un gesuita della Sorbona individuò nel libro del vescovo di Ypres, Cornelis Jansen, “Augustinus” (1640) che in breve era divenuto il testo caposaldo della nuova dottrina, proposizioni eretiche che furono sottoposte al giudizio del Papa e condannate nel 1653. Nell’Augustinus, Cornelis Jansen aveva esposto il vero significato del pensiero teologico di sant’Agostino.

I teologi di Port Royal des Champs si lanciarono nella difesa del libro, sostenendo che il Papa aveva tutto il «diritto» di condannare quelle proposizioni, ma quelle proposizioni nell’Augustinus, di «fatto», non c’erano. Non ebbero successo. A tutti gli ecclesiastici e a tutte le religiose venne imposto di firmare un Formulario contro le proposizioni eretiche di Jansen. Le monache di Port-Royal rifiutarono di firmare.

La storia delle monache di Port Royal des Champs: ribellione aperta

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Il rifiuto causò la pubblica accusa da parte delle autorità. Le monache di Port Royal des Champs furono accusate pubblicamente di essere possedute dal diavolo e di essere eretiche. Proprio durante la disputa morirono sia Mère Angélique sia Jacqueline Pascal. L’esempio delle monache, compatte nel mantenere fede ai propri propositi, divenne il simbolo di qualcosa ancor più inconcepibile per le autorità: la consapevolezza femminile, l’autonomia e la capacità di procedere unite contro il sistema patriarcale, rivendicando il diritto di pensare.

La distruzione dell’abbazia di Port Royal des Champs

La frattura si concluse nel 1711 con la distruzione dell’abbazia, simbolo di ribellione. Ma già nel 1679 all’abbazia fu proibito di ammettere novizie, il che significava condannarla all’estinzione. Il monastero stesso fu soppresso tramite la bolla di papa Clemente XI del 1708. Dopo aver allontanato le poche religiose rimaste, gli edifici furono rasi al suolo. La volontà annientatrice di re Luigi XIV contro Port Royal fu tale da ordinare anche la distruzione delle tombe ivi presenti.

Port Royal oggi

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Lo scrittore francese Charles Augustin de Sainte-Beuve ha raccontato la storia delle monache di Port Royal des Champs nell’opera in più volumi intitolata “Port Royal” e pubblicata tra il 1840 e il 1859. Dopo la distruzione del monastero, il sito di Port Royal fu venduto a una famiglia giansenista che vi costruì una scuola gratuita per i bambini della regione e che rimase attiva fino al 1867. Tornato in possesso dell’amministrazione statale, l’intero complesso è oggi visitabile.

Oltre le rovine dell’abbazia, vi si trova il Musée national de Port-Royal des Champs (Route des Granges, 78114 Magny-les-Hameaux), che espone una ricca collezione di dipinti e incisioni del XVII e XVIII secolo, tra cui una serie che raffigura la vita religiosa dell’ex abbazia.

Perché si parla di femminismo ante litteram

La storia delle monache dell’Abbazia di Port-Royal des Champs rappresenta una delle prime espressioni di resistenza femminile contro il controllo patriarcale e l’imposizione di pensiero esterno, anticipando temi fondamentali del femminismo moderno. Queste donne, vissute nel XVII secolo, sfidarono apertamente l’autorità ecclesiastica e secolare, rivendicando il diritto di praticare la loro fede secondo i dettami del Giansenismo, nonostante la crescente pressione e persecuzione da parte della Chiesa cattolica e del governo francese.

La loro lotta non fu solo religiosa ma anche intellettuale, insistendo sulla capacità e sul diritto delle donne di esprimere liberamente le proprie convinzioni spirituali e teologiche. La loro vicenda è quindi emblematica di un femminismo ante litteram, in quanto sottolinea la lotta per l’indipendenza di pensiero e la resistenza contro le strutture di potere dominanti che cercano di limitare la libertà individuale, temi ancora estremamente attuali.

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