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Salomon August Andrée: la tragica storia della prima spedizione al Polo Nord

Salomon August Andrée storia
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Sul finire dell’Ottocento, una spedizione esplorativa con a capo Salomon August Andrée scomparve nel bel mezzo dell’Artico senza lasciare tracce. I resti furono trovati solo trent’anni più tardi. Ecco la tragica storia della prima spedizione al Polo Nord in pallone aerostatico.

Salomon August Andrée: una breve biografia

Salomon August Andrée nacque il 18 ottobre 1854 a Gränna, piccolo centro sulle sponde del lago Vättern, nella Svezia meridionale. È passato alla storia per essere stato uno scienziato e un ingegnere, ma soprattutto un avventuriero, noto principalmente per il suo tentativo audace di raggiungere il Polo Nord a bordi di un pallone aerostatico.

Infatti, alla fine del XIX secolo il regno dei ghiacci sembrava un ostacolo insormontabile per le missioni esplorative dirette al Polo Nord. Andrée nutriva l’ambizione di essere il primo ad arrivare al centro della calotta artica. E per farlo scelse un mezzo di trasporto insolito e completamente nuovo: il pallone aerostatico.

Giovinezza e formazione

Salomon August Andrée proveniva da una famiglia di commercianti e, fin da giovane, dimostrò un forte interesse per la scienza e la tecnologia. Dopo aver completato gli studi superiori, frequentò il Royal Institute of Technology di Stoccolma e si laureò in ingegneria meccanica nel 1874. La sua passione per l’esplorazione e le innovazioni tecnologiche lo portò a interessarsi al nascente campo dell’aerostatica.

Nel 1876 si recò all’Esposizione Internazionale del Centenario di Filadelfia per lavorare come custode presso il Padiglione svedese. Durante il suo viaggio negli Stati Uniti lesse un libro sui venti alisei e conobbe il pioniere nel settore dei voli in mongolfiera, John Wise. Questi incontri diedero inizio alla sua passione per i viaggi in mongolfiera. Al ritorno in Svezia aprì un’officina meccanica, dove lavorò fino al 1880. Ebbe poco successo e presto cercò un altro impiego.

Carriera e imprese

Andrèe e il suo viaggio al polo in pallone
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L’interesse principale di Salomon August Andrée rimase l’aeronautica. Divenne un membro attivo della Società Svedese per l’Aeronautica, dove poté dedicarsi alla sua passione per il volo in pallone. Dal 1880 al 1882 fu assistente presso il Royal Institute of Technology e nel 1882–1883 ​​partecipò a una spedizione scientifica svedese a Spitsbergen guidata da Nils Ekholm. In questa occasione, Andrée fu responsabile delle osservazioni sull’elettricità dell’aria. Dal 1885 fino alla sua morte  lavorò presso l’ufficio brevetti svedese.

Come scienziato Andrée pubblicò diversi articoli su riviste scientifiche relativi ai suoi studi sull’elettricità dell’aria e sulla conduzione del calore. La fama di Andrée crebbe quando riuscì a compiere piccoli voli di successo in pallone aerostatico in Svezia. Queste imprese lo portarono a credere di poter utilizzare i palloni per esplorare territori vergini, in particolare l’Artico, che all’epoca attirava l’attenzione di molti esploratori.

Come nacque l’idea del pallone aerostatico per arrivare al Polo Nord

Come abbiamo visto, la passione di Andrée per i palloni aerostatici era iniziato nel 1876 in occasione dell’Esposizione universale di Filadelfia. Dopo la prima missione scientifica del 1882, questa passione si unì a quella per i ghiacci del Polo Nord. Nacque così l’idea di raggiungere il centro della calotta artica viaggiando a bordo di un pallone aerostatico.

Il progetto fu accolto con scetticismo dai principali esploratori dell’epoca, mentre l’opinione pubblica lo considerava semplicemente pazzesco, un suicidio annunciato. Nonostante tutto remasse contro di lui, Salomon August Andrée non rinunciò a mettere in pratica la sua ardita idea.

I palloni aerostatici

I palloni aerostatici erano in grado di sorvolare i mari e compiere lunghe traversate in poche ore, evitando i disagi di spingere le slitte sul ghiaccio. Tuttavia, all’epoca erano ancora considerati mezzi di trasporto inaffidabili, perché in balia delle condizioni atmosferiche. Salomon August Andrée cerò di porre rimedio a tale inconveniente.

Dopo anni di studi e ricerche, egli mise a punto un modo per governare il pallone tramite un sistema di corde che scendevano fino a terra, modificando la direzione e l’altezza del volo. L’ardito progetto di Andrée, nonostante lo scetticismo generale, ottenne finanziamenti privati, tra cui quelli di Alfred Nobel e del re Oscar II. Andrée fu così in grado di far fabbricare un pallone aerostatico di venti metri di diametro.

La spedizione al Polo Nord

hangar pallone aerostatico
Wikimedia Commons

La visione di Andrée di raggiungere il Polo Nord in pallone aereostatico era rivoluzionaria. Convinto che i venti dell’alta atmosfera lo avrebbero spinto direttamente al Polo, iniziò a pianificare la sua spedizione con grande dettaglio.

Il rinvio della partenza

Nel giugno 1896 il pallone Örnen (L’Aquila) fu portato fino al luogo scelto per la partenza presso Danskøya, un’isola dell’arcipelago delle Svalbard. Entro un gigantesco hangar, Andrée stesso gonfiò il suo pallone con cinquemila metri cubi di idrogeno, impiegandovi diversi giorni. In questa occasione si scoprì che il pallone aveva un problema nelle cuciture dei tessuti con cui era formato e che provocavano l’uscita del gas. Per porre rimedio a tale inconveniente, la stoffa fu verniciata più volte, un ingegnoso sistema che avrebbe evitato fughe di gas per almeno un mese. In realtà andò diversamente poiché per tutta la spedizione il pallone registrò costanti fuoriuscite di idrogeno.

Comunque, dopo si passò ad assemblare la navicella di vimini che poteva accogliere fino a tre piloti e tutto l’equipaggiamento. Questo era composta dalle cuccette, dalle slitte, una barca smontabile, armi, una gabbia con i piccioni viaggiatori e provviste. Andrée riteneva che con i venti favorevoli avrebbe raggiunto il Polo Nord in meno di due giorni. I preparativi furono seguiti dalla stampa di diversi Paesi che inviarono i loro corrispondenti sul luogo per documentare la storica impresa. Nonostante tutto, dopo alcune settimane Andrée fu costretto a rimandare la partenza a causa della mancanza di venti favorevoli.

La partenza della spedizione per il Polo Nord

Salomon August Andrée
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L’estate di un anno dopo, ed esattamente l’11 luglio 1897, Salomon August Andrée, insieme ai compagni Nils Strindberg e Knut Fraenkel, lanciò il pallone Örnen grazie ai venti finalmente propizi. Tutti gli occhi del mondo erano puntati sul pallone aerostatico dotato delle più moderne tecnologie dell’epoca, nonostante le limitate conoscenze aerodinamiche del tempo.

Subito dopo che Andrée ordinò di tagliare gli ormeggi, all’improvviso una corrente d’aria fece precipitare il pallone così bruscamente che parte della navicella finì in mare. Nonostante il panico del pubblico, Andrée riprese la situazione sotto controllo e ordinò ai compagni di liberarsi di parte della zavorra. La navicella si risollevò dall’acqua e prese il volo verso Nord. Ma la folla continuava a essere preoccupata. Infatti, a terra erano rimaste parti delle corde guida, senza le quali il pallone poteva risultare ingovernabile. Ma ciò non avvenne e il pallone continuò la sua corsa. Qualche giorno dopo, uno dei piccioni viaggiatori di Andrée atterrò presso una imbarcazione recando il messaggio “Tutto bene a bordo”.

Passano i giorni, i mesi… e gli anni

Poi, il silenzio. Andrée e la sua squadra scomparvero letteralmente nel nulla, senza lasciare traccia. Ebbe così inizio uno dei più grandi misteri dell’esplorazione artica. Per anni, non si seppe nulla del destino di Salomon August Andrée e dei suoi compagni. Varie spedizioni cercarono invano tracce del gruppo perduto nelle vaste e inospitali terre dell’Artico.

Una scoperta sconvolgente

prima spedizione al Polo Nord in pallone aerostatico
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Fino a che nel 1930, ben 33 anni dopo la partenza della spedizione di Salomon August Andrée, alcuni cacciatori di foche norvegesi sbarcarono sull’isola Kvitøya, una delle più remote e isolate dell’arcipelago delle Svalbard. Sulla spiaggia essi rinvenirono le ossa appartenenti a due scheletri umani, la tomba di un terzo uomo e i resti di un accampamento.

Si trattava degli scheletri di Andrée e Fraenkel, mentre le ossa nella tomba erano quelle di Strindberg. Accanto ai loro corpi furono trovati diari, fotografie e altri documenti che ci hanno permesso di ricostruire la tragica storia della prima spedizione al Polo Nord in pallone aerostatico e gli ultimi mesi di vita degli arditi esploratori. Le fotografie furono scattate da Strindberg, fotografo ufficiale della spedizione: nel 1930 furono trovati i suoi rullini con 240 negativi, di cui ne sono stati salvati 93.

Problemi non previsti

Ma cosa andò storto? Leggendo le pagine del diario di Andrée sappiamo, infatti, che durante il volo verso Nord, i tre dovettero affrontare numerosi inconvenienti. Il principale problema non previsto consisteva nel fatto che, quando le nuvole coprivano il sole, l’idrogeno si raffreddava facendo perdere rapidamente quota al pallone aerostatico di Andrée. Inoltre, l’acqua di condensa si congelava sul tessuto, formando uno strato di ghiaccio via via sempre più spesso. Per ovviare al problema, i tre esploratori sganciarono la zavorra rimasta e parte dell’equipaggiamento. Ma fu inutile.

Il cielo era quasi sempre coperto e il pallone, perdendo quota, sbatteva continuamente sui ghiacci fino a che, dopo appena due giorni, atterrò rovinosamente sulla banchisa. I tre uomini si trovarono così a essere in balia dei ghiacci a oltre 300 chilometri dal primo luogo abitato. Per settimane sopravvissero trascinati alla deriva dalle correnti marine che cambiavano continuamente direzione, rendendoli impotenti. Ai primi di settembre, ormai rassegnati, decisero di fermarsi in un punto, tentando di svernare sulla banchisa.

La morte tra i ghiacci

Nils Strindberg
Nils Strindberg

Andrée, Strindberg e Fraenkel costruirono un rifugio di fortuna con lastre di ghiaccio e cacciarono foche e orsi per sopravvivere. Andrée nel suo diario scriveva di essere ottimista e pianificava il prossimo viaggio al Polo a bordo di un pallone aerostatico perfezionato. A un certo punto, l’iceberg sul quale si trovavano andò a sbattere contro un’isola dove trovarono legna portata dalla deriva e con la quale avrebbero potuto riscaldarsi e cucinare.

Invece, nel giro di poco tempo morirono. Inizialmente, si pensò a qualche malattia dovuta all’inadeguata alimentazione. Tuttavia, le prime ricerche stabilirono che Strindberg e Fraenkel morirono a seguito dell’attacco di un orso. Tragica la fine di Salomon August Andrée. Accanto ai resti del suo corpo furono trovate boccette di morfina. Esse suggeriscono che l’esploratore rimasto solo preferì suicidarsi.

Salomon August Andrée immagini

Video Salomon August Andrée

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