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Punta Mesco e l’Eremo di Sant’Antonio

Punta Mesco e l'Eremo di Sant'Antonio
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Punta Mesco è un promontorio situato tra Levanto e Monterosso al Mare, nel cuore del Parco Nazionale delle Cinque Terre, in provincia della Spezia. Questo angolo incontaminato offre panorami mozzafiato sul Mar Ligure, tra ripide scogliere, sentieri immersi nella macchia mediterranea e una biodiversità unica. Oltre alla sua bellezza naturale, Punta Mesco conserva tracce di una antica storia, come i ruderi dell’Eremo di Sant’Antonio, risalenti al XIII secolo. 

Punta Mesco

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Punta Mesco si trova tra Monterosso al Mare e Levanto, nelle Cinque Terre. Si tratta della scogliera più alta dell’Area Marina Protetta delle Cinque Terre dove spicca con la sua nuda roccia. Nel corso della sua storia, ha sempre svolto un ruolo strategico nel monitoraggio di una vasta porzione di mare e, in particolare, dell’insenatura di Monterosso al Mare, uno dei borghi delle Cinque Terre.

La storia di Punta Mesco e dell’Eremo di Sant’Antonio

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Il promontorio di Punta Mesco funge da spartiacque naturale tra il paesaggio di Levanto e il primo dei borghi delle Cinque Terre, Monterosso al Mare. La sua posizione privilegiata offre viste panoramiche sul Mar Ligure e sui pittoreschi paesi marinari circostanti, rendendolo una meta ambita per escursionisti e amanti della natura.

Geologia e caratteristiche fisiche

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Punta Mesco è nota per la sua imponente formazione geologica, caratterizzata da pendii ripidi e pareti a strapiombo. La sua origine risale a milioni di anni fa. I movimenti tettonici e l’erosione hanno profondamente modellato questo paesaggio costiero. La roccia predominante è l’ardesia, tipica del Levante ligure, che conferisce al promontorio i suoi caratteristici colori scuri. Nel primo Novecento, in questa zona, erano ancora attive alcune cave per estrarre il serpentino, una roccia tipicamente verde serpentiforme con una tinta bluastra.

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Fin dall’antichità, questo luogo è stato un punto di riferimento per i navigatori e ha ospitato insediamenti umani, come testimoniano i resti di antiche strutture e vie di comunicazione. Durante il Medioevo, Punta Mesco acquisì importanza grazie alla sua posizione strategica che proteggeva la costa dagli attacchi dei pirati. Nel corso degli anni, il promontorio ha mantenuto il suo fascino misterioso, ispirando artisti, poeti e viaggiatori in cerca di bellezza.

L’Eremo di Sant’Antonio

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Oggi, sulla punta di Punta Mesco si trovano le rovine dell’Eremo di Sant’Antonio del Mesco, menzionato per la prima volta nei documenti nel 1355. Tuttavia, confrontando la sua struttura e decorazione architettonica con quella dell’antica chiesa di San Cristoforo a Monterosso al Mare, sembra che l’edificio di culto di Punta Mesco risalga a un epoca ancora precedente, probabilmente all’XI-XII secolo.

A quel tempo, era una dipendenza della Diocesi di Brugnato, capoluogo della vicina Val di Vara. Alcuni monaci agostiniani gestivano l’eremo di Sant’Antonio. Questi monaci sorvegliavano la zona di confine fin dal Medioevo e la loro presenza diede inizio a una fase di sviluppo delle aree coltivate sul promontorio del Mesco.

La storia dell’Eremo di Sant’Antonio a Mesco

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Parco Nazionale delle Cinque Terre

Infatti, le terrazze costruite dai contadini di Monterosso e dai monaci consentì la coltivazione di vigneti a partire dal XIV secolo. I monaci avevano anche il compito di monitorare il transito via mare e i potenziali approcci dei pirati saraceni lungo la costa visibile da Punta Mesco. Nel 1451, la Repubblica di Genova ordinò loro di segnalare l’arrivo dei nemici con fuoco e fumo.

I temibili saccheggiarono Monterosso al Mare nel 1548, catturando la maggior parte delle donne e dei bambini. Da allora, gli abitanti del paese istituirono turni di guardia, inviando coppie di guardie ogni giorno da Monterosso per assistere i monaci di Punta Mesco nel loro lavoro di sorveglianza.

L’abbandono di Punta Mesco

Nonostante la presenza di vigneti e uliveti, Punta Mesco non era esattamente un luogo fertile e ospitale. La roccia rendeva difficile la sopravvivenza, il luogo era molto isolato. Le comunità di Levanto e Monterosso fecero ogni sforzo per impedire agli Agostiniani di abbandonare Punta Mesco perché ciò avrebbe significato privarsi del controllo della costa contro gli attacchi dei pirati.

Tuttavia, i monaci lasciarono il promontorio. Alla fine del XVI secolo, essi si trasferirono a Levanto, in una zona nei pressi di Porta dell’Acqua dove acquistarono un terreno con due case diroccate e vi costruirono un convento e una chiesa. I lavori terminarono a metà del XVII secolo. Ma a Punta Mesco è ancora possibile visitare i ruderi dell’eremo abbandonato seguendo il sentiero che parte dalla località Fegina a Monterosso.

Descrizione dell’Eremo di Sant’Antonio

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Foto web

Oggi, a Punta Mesco rimangono i ruderi della chiesa di sant’Antonio del Mesco con l’abside semicircolare e la facciata appoggiata su una parete rocciosa ancora visibile e immersi tra alberi di leccio. La parete rocciosa ovviamente non consentiva l’accesso all’edificio di culto, motivo per cui sulla stessa facciata compare anche un ingresso laterale.

Costruito sulle rovine di un precedente insediamento, probabilmente risalente all’Alto Medioevo, l’eremo di Sant’Antonio fungeva da punto di avvistamento e di segnalazione. Infatti, grazie alla sua posizione sullo spartiacque di crinale, la vista spaziava dall’isola del Tino fino quasi a Portofino.

Le rovine oggi

L’eremo di Sant’Antonio conserva ancora il portale gotico con arco a sesto acuto, parte della parete sinistra, parte dell’abside e la base del campanile. L’Oratorio dei Neri a Monterosso al Mare ospita attualmente la statua di Sant’Antonio proveniente dalla chiesa su Punta Mesco. Durante alcuni lavori di restauro all’eremo emerse una sepoltura risalente al tardo medioevo.

A poca distanza dall’edificio di culto si trova la stazione di segnalazione militare abbandonata, chiamata “il Semaforo”. La prima struttura della stazione risale all’inizio del XX secolo e fu realizzata con pietre prelevate dalle mura del complesso religioso.

Informazioni per la visita

sentieri punta mesco
FAI

Il sito è liberamente accessibile tutto l’anno. Si consiglia di vestirsi adeguatamente per il trekking e, soprattutto, di indossare calzature adatte e portare scorte di acqua.

Punta Mesco e l’Eremo di Sant’Antonio: come arrivare

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Parco Nazionale delle Cinque Terre

Punta Mesco fa parte del Parco Nazionale delle Cinque Terre. Si può raggiungere Punta Mesco a piedi in circa un’ora e mezza. Il sentiero SVA 590 (Difficoltà Escursionistico, lunghezza 2.493 km, dislivello 301 metri) inizia a Fegina a Monterosso, situato dietro la Statua del Gigante. Dopo aver percorso un tratto di strada asfaltata, nei pressi dell’Albergo Suisse Bellevue, il sentiero riprende a salire tra la macchia mediterranea. Al bivio con il sentiero SVA 591 di Levanto, un cartello segnala la strada per raggiungere le affascinanti rovine dell’eremo, accessibili tramite un secondo sentiero.

L’eremo è raggiungibile anche partendo da Levanto, tramite il sentiero SVA 591, più impegnativo (Durata 2 ore 15 minuti, difficoltà Escursionistico, lunghezza 3.276 km, dislivello 152 metri). Il sentiero inizia dietro il castello di Levanto, attraversa campi e gruppi di case sparse fino a immergersi nella natura incontaminata della macchia mediterranea. Raggiunta la località Case Lovara, sito recuperato dal FAI, la vista si apre sul mare e sulla costa.

Sentieri di Punta Mesco

Punta Mesco è un paradiso per gli escursionisti che desiderano camminare nella natura selvaggia. Una rete di sentieri si snoda attraverso il paesaggio variegato della zona, consentendo di ammirare viste spettacolari delle Cinque Terre e il vasto orizzonte marino.

Lungo il percorso potrete camminare immersi nella macchia mediterranea, godendovi i profumi delle erbe aromatiche e il canto degli uccelli. Altri sentieri nelle vicinanze offrono la possibilità di esplorare calette nascoste e spiagge appartate oppure di conoscere l’entroterra lungo i crinali delle Cinque Terre. Ogni percorso offre momenti di pace e solitudine a contatto con la natura.

Flora e Fauna

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La natura di Punta Mesco è ricca ed eterogenea, grazie alla sua posizione geografica e al clima mite del Mar Ligure. La macchia mediterranea domina la vegetazione e include specie tipiche come il leccio, il corbezzolo, il rosmarino e il timo. Questo habitat è ideale per numerose specie di uccelli, insetti e mammiferi che trovano rifugio e nutrimento tra la fitta vegetazione e i pendii rocciosi. L’area marina antistante Punta Mesco è altrettanto ricca di vita. I suoi fondali ospitano una diversità di specie marine e, per questo motivo, è anche un luogo di interesse per gli amanti dello snorkeling e delle immersioni.

Punta Mesco è oggetto di importanti iniziative di conservazione volte a proteggere il suo patrimonio naturale e culturale. La sua inclusione nel Parco Nazionale delle Cinque Terre, che è uno dei siti patrimonio dell’umanità dell’UNESCO, testimonia l’impegno nel proteggere questo fragile ecosistema. Il parco affronta attivamente problemi come l’erosione costiera, l’inquinamento e l’influenza umana. Le politiche di gestione sostenibile e le attività di sensibilizzazione mirano a preservare la biodiversità di Punta Mesco.

Libri per approfondire

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Mappa Punta Mesco e l’Eremo di Sant’Antonio

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Punta Mesco meteo – Monterosso al Mare


Meteo Monterosso al mare

Uffici di informazioni turistiche nelle vicinanze di Punta Mesco

Cinque Terre National Park InfoPoint
Via Fegina, 40 presso la Stazione Ferroviaria di Monterosso (1° piano). La Park Info Line è attiva tutti i giorni dalle 8 alle 20, al numero 0039 0187 1857573 e all’indirizzo email infopoint@parconazionale5terre.it, per informazioni sull’area protetta e sui servizi offerti dal Parco.

Ufficio I.A.T. di Levanto si trova in Piazza Cavour, 1. Contatti: +390187808125