Home Fatti e luoghi Le mogli di Enrico VIII d’Inghilterra

Le mogli di Enrico VIII d’Inghilterra

mogli di Enrico VIII
AI

La storia non ha quasi mai considerato le mogli di Enrico VIII come principesse del Rinascimento o come partecipanti attive al dibattito sulla Riforma. Eppure due di loro rivestirono un ruolo importante come sostenitrici dell’istruzione e della religione.

Le mogli di Enrico VIII

Il re d’Inghilterra Enrico VIII Tudor (1491-1547) è passato alla storia anche per le sue vicende matrimoniali. Egli ebbe sei mogli che si avvicendarono al suo fianco dal 1509 al 1547. Le storie che accompagnarono i matrimoni delle mogli di Enrico VIII furono per lo più tristi, costellati da infedeltà, intrighi, aborti e ripudi per mancata prole. Le questioni personali e matrimoniali di Enrico VIII, infatti, si legarono al problema dinastico. La prima moglie, Caterina d’Aragona, nel 1526 entrò in menopausa senza avergli dato l’erede maschio e il re iniziò a corteggiare una sua dama di compagnia, Anna Bolena. Caterina d’Aragona fu moglie di Enrico VIII dal 1509 al 1533. Il re riuscì a sposare Anna Bolena tra grande scandalo e una scomunica da parte di papa Clemente VII.

Ma anche Anna Bolena non riuscì a dare un figlio maschio al re e il suo cattivo carattere lo spinse a interessarsi a Jane Seymour, dama di compagnia di Anna, considerata più fertile. Per togliere di mezzo la seconda moglie (dal 1533 al 1536), si inscenò un’accusa di stregoneria con relativo processo che la condannò a morte. Dieci giorni dopo, il re sposò la Seymour, che nel 1537 diede alla luce il tanto atteso erede, il principe Edoardo. Ma il bambino era debole e fragile di salute e così al re fu suggerito di tentare di avere un altro figlio maschio e in buona salute con la giovane Anna di Clèves. Il matrimonio avvenne all’inizio del 1540. L’unione tuttavia durò solo sei mesi: Anna si rivelò assai poco attraente. Il re sposò allora la diciasettenne Caterina Howard, dama di compagnia di Anna di Clèves. Tuttavia, anche questo matrimonio ebbe vita breve a causa delle relazioni extra coniugali della novella regina. Allora, nel 1543, Enrico VIII d’Inghilterra sposò l’ultima delle mogli di Enrico VIII, Caterina Parr, che rimase al suo fianco fino alla morte avvenuta nel 1547.

Caterina d’Aragona

Caterina d'Aragona
Wikimedia Commons

Caterina d’Aragona fu la prima moglie di Enrico VIII dal 1509 al 1533. Donna valente e dal carattere eccezionale, fu la prima donna nella storia a rivestire la carica di ambasciatrice spagnola in Inghilterra. Durante i suoi anni alla corte inglese si distinse per il suo supporto e la promozione dell’Umanesimo, il movimento culturale che, dall’Italia, si poneva come una nuova alternativa alla visione tradizionale e scolastica. In particolare, fu fautrice della necessità dell’istruzione femminile. Caterina stessa era colta, avendo ricevuto un’educazione di stampo rinascimentale, sotto la guida di sua madre, Isabella la Cattolica. Quando divenne regina d’Inghilterra, Caterina ebbe come ciambellano uno stretto collaboratore e amico del teologo Erasmo da Rotterdam, che la lodò più volte per la sua cultura ed erudizione.

Caterina aiutò singoli studiosi e istituzioni, in particolare prediligeva l’accademia umanista St John’s College di Cambridge e la fondazione Corpus Christi di Oxford. Ma il contributo più eccezionale di Caterina fu quello di pioniera dell’istruzione femminile. Decise che sua figlia e prima erede Maria avrebbe governato secondo i principi dell’istruzione umanistica. Così Caterina commissionò i primi manuali prodotti in Europa che si occupavano specificamente dell’apprendimento delle donne. L’autore era l’umanista spagnolo Juan Luis Vives, che, nel 1523, scrisse “L’istruzione di una donna cristiana”, opera pubblicata in latino ad Anversa. Si trattava di un manuale innovativo per l’epoca poiché raccomandava alle donne di impegnarsi negli studi.

L’istruzione femminile

Nel 1524 Vives redasse e diede alle stampe un piano di studi appositamente per la principessa Maria. Doveva imparare il latino e il greco e studiare il Nuovo Testamento, alcune opere dei padri latini, classici pagani selezionati, poeti cristiani e autori moderni come Erasmo da Rotterdam e Tommaso Moro. Per Maria, Vives redasse anche una raccolta di motti e aneddoti in stile rinascimentale che avrebbero arricchito la sua conoscenza e insegnato le virtù. Caterina partecipò attivamente all’educazione della figlia, correggendole gli esercizi di latino finché, con il divorzio, non subentrò un tutore. Durante l’allontanamento dalla corte, Caterina non mancò di inviare libri alla figlia per consolarla della loro lontananza.

Maria, dunque, crebbe come una principessa rinascimentale, divenne una profonda conoscitrice della letteratura e fluente in diverse lingue, oltre ad avere buoni risultati in musica e altre discipline, ottenendo le lodi di Erasmo da Rotterdam. La sua educazione costituì il modello per quella di sua sorella Elisabetta e influenzò anche l’istruzione di suo fratello Edoardo. Caterina d’Aragona rappresenta ancora una figura molto importante nella storia dell’educazione inglese. I libri da lei commissionati ebbero influenza in tutta Europa.

Anna Bolena

Anna Bolena
Wikimedia Commons

La rivale in amore e sul trono di Caterina, Anna Bolena, aveva invece idee diverse in merito all’istruzione e nelle preferenze intellettuali. Anna crebbe all’estero, in parte alla corte francese e in parte nella famiglia di Margherita d’Austria. Di conseguenza parlava correntemente il francese ma non imparò mai il latino e questo rappresentò uno dei motivi per cui i suoi interessi culturali differivano da quelli di Caterina. Mentre quest’ultima faceva da mecenate per umanisti come Erasmo e Vives, Anna era attratta dalla lato evangelico dell’umanesimo francese, da studiosi come Jacques Lefevre d’Etaples e Clement Marot. Il suo cappellano, William Latymer, la descrisse come “molto esperta nella lingua francese, si esercitava continuamente nella lettura della Bibbia francese e di altri libri francesi di simile effetto”.

Caterina d’Aragona era un’accanita sostenitrice dell’edizione latina di Erasmo del Nuovo Testamento. Anna Bolena, al contrario, possedeva una copia della traduzione francese della Bibbia di Lefevre. La seconda regina possedeva anche un manoscritto miniato del Libro dell’Ecclesiaste, sempre in francese con commento in inglese, e un salterio francese manoscritto. Un’altra opera che collegava Anna ai riformatori evangelici francesi era un bel manoscritto regalatole dal poeta Clement Marot, i “Sermoni sul buon pastore”.

La questione religiosa

Anna Bolena e la religione
AI

A spingere Anna verso il francese, invece che verso il latino, non furono solo questioni linguistiche ma anche religiose. Secondo gli studiosi, per Anna Bolena la religione rappresentava solo uno strumento politico e, quindi, la sua adesione al luteranesimo non fu sincera. Dalla sua vita devozionale è chiaro che non fu così. Caterina d’Aragona aveva svolto un ruolo attivo contro Martin Lutero degli anni Venti del Cinquecento, commissionando opere polemiche al suo cappellano, Alfonso de Villa Sancta, e incoraggiando Erasmo a scrivere contro l’iniziatore del protestantesimo. Anna Bolena, al contrario, sostenne la causa delle scritture vernacolari (inglese e francese) che si erano identificate con il luteranesimo. Sebbene gli umanisti avessero inizialmente espresso approvazione e persino entusiasmo per le scritture in volgare, la comparsa di traduzioni dottrinalmente sospette aveva indotto le autorità inglesi a proibire versioni non autorizzate e a ritardare la pubblicazione di una Bibbia inglese ufficiale fino a data da destinarsi. Eppure Anna possedeva una serie di libri illeciti e aiutava anche coloro che erano coinvolti nella produzione di tali opere.

William Latymer ricorda che Anna Bolena teneva una Bibbia inglese su una scrivania nella sua camera in modo che i suoi familiari potessero leggerla e lei stessa non disdegnava di consultarla. Si trattava della copia del Nuovo Testamento proibito di Tyndale del 1534, ora conservata nella British Library. Anna incoraggiava anche la discussione sulle Scritture alla sua tavola, in particolare quando era presente il re. L’interesse di Anna per le scritture in volgare portò alcuni traduttori evangelici a sperare nel suo patrocinio. Cosa che, in alcune situazioni propizie, la regina non mancò di fare.

Le due regine a confronto

Nonostante le palesi differenze, in due questioni Anna Bolena imitò Caterina d’Aragona. Come la prima regina, Anna Bolena fu una generosa benefattrice delle università e dei loro studiosi. In secondo luogo, si prodigò per dare a sua figlia Elisabetta un’istruzione approfondita e completa. Decise che Elisabetta avrebbe imparato l’ebraico, il greco, il latino, l’italiano, lo spagnolo e il francese.

Sebbene sia stata giustiziata prima che qualsiasi piano di studio potesse essere messo in atto (Anna Bolena morì quando Elisabetta aveva solo tre anni), la regina affidò la figlia alle cure del dotto Matthew Parker. Dalle epistole di Anna, sappiamo che la regine si rammaricava di non conoscere il latino, mostrando così la sua consapevolezza che, sebbene le scritture in volgare fossero di fondamentale importanza, le donne necessitavano di essere più istruite di quanto lo fosse stata lei.

Le mogli successive

Enrico VIII con tre delle sue sei mogli
AI

Le successive tre regine e mogli di Enrico VIII non mostrarono alcun interesse intellettuale, né verso il Rinascimento né verso la Riforma. Le opinioni religiose di Jane Seymour (terza moglie dal 1536 al 1537) sono sconosciute, se si esclude il fatto che la regina avrebbe supplicato re Enrico di risparmiare la soppressione dei monasteri nell’ambito dello Scisma anglicano. La regina non ebbe dediche nei libri, né esiste alcun indizio che ne abbia mai letto uno, non si hanno notizie che sia stata protettrice degli studiosi.

Anna di Cleves (quarta moglie per pochi mesi nel 1540) non parlava altra lingua che la propria, il tedesco, né espresse mai opinioni religiose. Non mostrò di possedere una cultura rinascimentale. Il suo breve e disastroso matrimonio con Enrico VIII d’Inghilterra simboleggiò solo il desiderio di breve durata del re di un’alleanza con le potenze luterane. Allo stesso modo, la successiva moglie, Catherine Howard (quinta coniuge dal 1540 al 1541), espresse poco oltre ciò che era convenzionale nella religione. Si pensa comunemente che fosse analfabeta. Invece la sesta e ultima moglie di Enrico VIII cercò di far rivivere qualcosa dell’atmosfera colta e religiosa che in passato aveva caratterizzato la corte della regina.

Catherine Parr

Catherine Parr
Wikimedia Commons

L’importanza religiosa e politica di Catherine Parr (moglie dal 1543 al 1547) non deve essere sopravvalutata. Non si impegnò in prima persona dell’istruzione umanistica dei tre figli del re, né fu a capo della fazione riformista a corte, ma fu solo uno dei suoi membri. Eppure, entro i suoi limiti, l’ultima regina diede un contributo importante alla cultura di corte. Catherine Parr non ricevette un’istruzione approfondita in gioventù. Fu solo dopo il matrimonio con Enrico VIII e all’età di 31 anni che iniziò a imparare il latino e a scrivere in volgare italiano. Per questo fu apprezzata dagli umanisti. Nel 1546, ricevendo le sue lettere, il principe Edoardo lodò i suoi progressi nella grammatica e letteratura latina, nonché nella sua calligrafia.

Nonostante ciò, a volte Catherine sembrava nutrire sospetti verso l’erudizione e persino un atteggiamento anti-intellettuale. “Non ho certamente una cultura curiosa” scrisse “ma un semplice amore e uno zelo sincero per la verità ispirata da Dio”. Allo stesso modo, la regina mise in guardia i dotti di Cambridge di non lasciare che l’arroganza intellettuale li renda ciechi alla verità cristiana. Catherine rifiutò i classici pagani per concentrarsi esclusivamente sulla letteratura cristiana.

La produzione letteraria

Anche se non era colta in senso accademico, Catherine Parr fu una delle poche autrici a essere pubblicate nell’Inghilterra dei Tudor. Redasse due opere: “Preghiere o Meditazioni“, stampata nel 1545 e che ebbe ampia diffusione, e “Il lamento di un peccatore“. La prima è una raccolta innocua e non controversa, ispirata in gran parte da Tommaso da Kempis ed Erasmo. La seconda opera invece mostrò un orientamento esplicitamente luterano e pertanto rimase inedita fino alla morte di Enrico VIII. Ciò è un indicatore della mancanza di influenza religiosa di Catherine sul re, anche se cercò di persuaderlo verso opinioni più evangeliche.

La regina commissionò la traduzione in inglese delle parafrasi del Nuovo Testamento di Erasmo da Rotterdam, il che suggerisce una simpatia per il teologo umanista fermamente cattolico, ma critico nei confronti di alcuni aspetti della Chiesa. L’atteggiamento simpatizzante della regina verso la Riforma, attirò i sospetti di alcuni esponenti cattolici, che nel 1546 tentarono di screditarla agli occhi del re. Enrico VIII si mostrò propenso ad autorizzare l’arresto, ma Catherine riuscì a riconciliarsi con il marito e a salvarsi.

L’importanza delle mogli di Enrico VIII

L’analisi delle attività intellettuali e religiose delle mogli di Enrico VIII ci dice che esse non furono donne di uguale importanza. Grazie ai loro legami culturali con gli studiosi Caterina d’Aragona e Anna Bolena furono figure di rilievo a livello europeo e grazie al loro mecenatismo in Inghilterra diedero un contributo significativo alla vita religiosa e culturale del Paese.

Catherine Parr, sebbene di minore importanza, continuò a essere l’esempio dell’importanza dell’istruzione nella vita delle donne. L’esperienza educativa e l’attività culturale di queste tre donne resero possibile la comparsa in futuro di figure dotte come Jane Grey, prima regina d’Inghilterra e d’Irlanda per soli nove giorni, dal 10 al 19 luglio 1553, e la regina Elisabetta I d’Inghilterra, durante il cui lungo regno, dal 1558 fino al 1603, avvenne una straordinaria fioritura artistica e culturale, nota come “età elisabettiana”.

Mogli di Enrico VIII immagini

Video mogli di Enrico VIII

Libri Enrico VIII e le sue mogli

Enrico VIII. Le sei mogli e le sue malattie

Il grande Enrico: Vita di Enrico VIII, re d’Inghilterra

Enrico VIII