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L’Anno Mille: alla periferia d’Europa

L'Anno Mille: alla periferia d'Europa
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L’Anno Mille: un’epoca di transizione e di contrasti. Mentre al centro dell’Europa si assisteva alla nascita delle città e all’affermazione di nuove potenze, sorte dalla disgregazione dell’impero carolingio, ai margini del continente si viveva una realtà ben diversa. Scopriremo come le dinamiche tra centro e periferia, tra culture diverse e sistemi politici contrastanti, abbiano influenzato il corso della storia europea.

Anno Mille: i confini dell’Europa si ampliano

Intorno all’Anno Mille, mentre negli ex territori carolingi erano in atto faticosi processi di organizzazione politica, ricordati nell’articolo I regni dell’Europa intorno all’anno Mille, i confini del continente si allargarono. Fra il IX e il X, popolazioni e territori a nord e a oriente entrarono a più stretto contatto con le popolazioni e le dinamiche dell’Europa centrale. Ciò avvenne non solo per le nuove e grandi ondate di invasioni e razzie compiute da quei popoli, ma anche per stabili migrazioni e l’insediamento di alcuni di essi entro i confini dell’Europa.

Inoltre, in quei lontani territori si assistette all’abbandono delle credenze politeistiche a favore della religione cristiana, diffusa dai missionari. Quei popoli rinunciarono alle antiche strutture tribali per far vita a forme di organizzazione politica statali e monarchiche, simili a quelle del mondo occidentale e bizantino.

La cristianizzazione

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In tale processo, ebbe larga parte l’opera di cristianizzazione del nord e dell’oriente. Intorno all’anno Mille si verificò una rinnovata fase di espansione della religione cristiana, caratterizzata dalla fondazione di centri monastici e di un’ampia rete di vescovati. Fu un processo di grande importanza anche dal punto di vista politico per la creazione e il consolidamento di nuovi e più stabili ordinamenti statali. Per questo motivo, la cristianizzazione suscitò reazioni sia dal punto di vista religioso che politico, tanto più che nell’opera dei missionari motivazioni religiose si intrecciavano ad ambizioni di predominio politico degli Stati da cui i missionari provenivano.

Ad esempio, i missionari tedeschi si indirizzarono verso la Scandinavia e il mondo slavo, fondando e potenziando sedi vescovili nelle aree di confine. Come centro di diffusione del cristianesimo in Scandinavia fu scelta la città di Amburgo e poi, distrutta dai Vichinghi, quella di Brema. Per la cristianizzazione degli Slavi settentrionali fu scelta Magdemburgo, mentre a Magonza furono sottoposti gli slavi di Praga. Più a sud, grandi attività evangelizzatrici svolsero le sedi di Salisburgo e di Aquileia. All’evangelizzazione della penisola balcanica si interessò anche l’impero bizantino, un aspetto che diede luogo a contrasti fra missionari greci e romano-germanici.

Il mondo scandinavo

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L’espansione dei Normanni, l’insediamento stabile di gruppi di essi nell’Europa occidentale e meridionale e la formazione di organismi statali in Scandinavia costituirono forse gli elementi più rilevanti dei fenomeni di migrazione e di riassetto politico verificatosi introno all’anno Mille alla periferia dell’Europa. I Normanni raggruppavano i cosiddetti “uomini del nord”, svedesi, norvegesi e danesi. In occidente, essi furono conosciuti anche con il nome di Vichinghi, nome che li associava alla loro immagine di navigatori e pirati. I Normanni erano stanziati lungo le coste scandinave ed erano organizzati in gruppi tribali, dominati da aristocrazie di proprietari terrieri e di capi guerrieri. Ben prima dell’anno Mille, e cioè a partire dalla fine dell’VIII secolo, le loro navi iniziarono a comparire nel mar Baltico e poi sempre più a sud, nell’Atlantico.

I Normanni conseguirono numerosi successi via mare grazie alle abilità di navigatori e costruttori di navi, conferendo loro un’assoluta superiorità navale. Erano dunque in origine pirati e razziatori, ma svilupparono anche un‘intensa attività mercantile verso l’Europa meridionale, sempre più consistente verso l’anno Mille. Nella ricerca di nuove terre, gruppi di Normanni raggiunsero presto le isole britanniche e l’Islanda, di cui ne promossero la colonizzazione. Poco prima dell’anno Mille, arrivarono in Groenlandia e, sotto la guida del condottiero ed esploratore Erik il Rosso, raggiunsero forse le coste dell’America settentrionale. Dal IX secolo le spedizioni non furono più solo di razzia, ma anche di conquista di nuove terre dove insediarsi. I norvegesi si diressero verso Scozia, Irlanda e le coste occidentali dell’Inghilterra; i danesi verso quelle orientali e i litorali del Mar del Nord; gli svedesi verso il Baltico e l’entroterra slavo. Gruppi di guerrieri si insediarono in piazzeforti lungo le coste e gli itinerari commerciali interni. Da qui diedero vita a forti organismi politici.

L’espansione normanna: i danesi

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In Inghilterra, il gruppo danese dei Normanni si trovò di fronte a popolazioni germaniche precedentemente insediatisi. Dalla metà del IX secolo crebbero gli stanziamenti danesi sulle coste orientali e l’espansione verso l’interno dissolse rapidamente i regni locali, dando vita a un vasto dominio, detto Danelaw. Tuttavia, i danesi si scontrarono con la forte resistenza del Wessex, il più potente dei regni anglosassoni, e del suo re Alfredo il Grande (871-899). Egli riuscì a fermare l’avanzata e a opporre un’energica controffensiva.

Alfredo era favorito da una organizzazione politica accentrata, grazie al controllo della monarchia sull’aristocrazia militare e fondiaria e una divisione territoriale in contee (shires), poste sotto il comando di funzionari. Durante il suo regno, e quello dei successori, le popolazioni maturarono una coscienza nazionale che animò la resistenza contro i danesi.

La Scandinavia e l’impero di Canuto

Verso l’anno Mille, nelle terre di origine dei Normanni si crearono strutture di governo più solide, con la formazione di organismi politici da cui derivano successivamente i regni di Danimarca, Norvegia e Svezia. Questo processo fu però contrastato da dissensi locali e da controversie religiose. Il regno che si formò per primo e che si distinse per maggior forza fu quello danese, anche in virtù degli stretti contatti che intratteneva con il mondo meridionale e la cristianità. Il re Sven Barbaforcuta (985-1014), creato un saldo dominio in Danimarca, intorno all’anno Mille riprese la lotta contro gli Anglosassoni, giungendo a sottomettere tutta la parte centrale e meridionale dell’isola inglese.

Suo figlio Canuto II il Grande fu eletto re d’Inghilterra a Londra nel 1016. Alla morte del fratello, divenne anche re di Danimarca e nel 1028 conquistò la Norvegia. Si formò così un nuovo e vasto regno scandinavo che, però, ebbe vita breve perché troppo esteso e fragile, tanto da dissolversi pochi anni dopo la morte di Canuto, avvenuta nel 1035. Da questi avvenimenti, i regni di Norvegia e di Svezia assunsero un’identità più precisa ed ebbe inizio un lento ma costante processo di creazione di strutture ecclesiastiche autonome.

La Normandia

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Del tutto peculiare fu lo stanziamento dei Normanni in Francia, nella penisola che prese il nome dai nuovi occupanti, la Normandia. Qualche decenni prima dell’anno Mille, qui gli stanziamenti si fecero più numerosi e organizzati. Il capo normanno Rollone strinse un accordo con il re di Francia Carlo III il Semplice con cui si riconobbe il dominio sulle terre occupate e la conversione al cristianesimo, per cui Rollone assunse il nome di Roberto. I Normanni conquistarono in breve altre terre, arrivando fino ai confini con la Bretagna e il Maine, dove i Normanni si fusero con le popolazioni locali.

La Normandia conobbe un certo benessere economico e sviluppò solide strutture politiche, modellate sui resti del vecchio ordinamento carolingio. Dalla Normandia, grazie all’intraprendenza di un ceto di cavalieri esperti, partirono le spedizioni di conquista verso l’Inghilterra e l’Italia meridionale.

I Normanni nell’Italia meridionale

Palermo Palazzo dei Normanni
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All’inizio del IX secolo, l’Italia del sud permaneva divisa tra diverso organismi statali. La Sicilia era stata conquistata dagli Arabi, nell’estremo meridione sopravvivevano piccoli territori longobardi, accanto a quelli di dominazione bizantina, ma di fatto autonomi. Gruppi di Normanni iniziarono a giungere numerosi nei primi decenni dopo l’anno Mille. Essi si posero al servizio di diversi potentati in contrasto fra loro e, in poco tempo, alcuni riuscirono a formare piccoli domini indipendenti. Fu il caso della contea di Aversa, che rappresentò il primo nucleo di dominio normanno in Italia.

Fu assegnata nel 1030 dal duca di Napoli a Rainolfo Drengot. Seguì poi la contea di Melfi e altre terre pugliesi furono concesse a Guglielmo Braccio di Ferro, della famiglia degli Altavilla. Poco dopo questi due capi normanni ottennero il riconoscimento come vassalli dell’impero. Enrico III pensò, infatti, di utilizzare i Normanni per riaffermare la sua autorità sull’Italia meridionale. Ciò stimolò i Normanni a proseguire con più energia la loro azione di conquista, sia verso la Calabria bizantina sia verso nord, arrivando a scontrarsi anche con il dominio pontificio. Nel 1053 sconfissero e fecero prigioniero papa Leone IX.

Accordi con il papa

Pochi anni dopo si giunse alla ricomposizione del contrasto con il papato. L’accordo di Melfi del 1059 implicava l’impegno dei Normanni nel sostenere la Chiesa contro l’imperatore germanico e l’impero d’oriente. Riconoscevano inoltre la superiore sovranità del papa sui loro domini. In cambio, il papa concesse in feudo il principato di Capua a Riccardo di Aversa e il titolo di duca di Puglia e di Calabria e di futuro duca di Sicilia a Roberto il Guiscardo, della famiglia Altavilla.

Pochi anni dopo, il fratello Ruggero iniziò la conquista effettiva della Sicilia. L’accordo di Melfi, infatti, legittimava pienamente le conquiste anche future dei Normanni nell’Italia meridionale, aprendo loro la possibilità di una azione a vasto raggio in tutto il Mediterraneo.

La conquista normanna dell’Inghilterra

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Nei decenni successivi all’anno Mille, i Normanni conquistarono l’Inghilterra. Dopo la morte di Canuto II, si aprì un periodo di lotte fra Anglosassoni e diversi gruppi di Scandinavi e Normanni insediati sull’isola. Ne uscì vincitore Edoardo il Confessore (1042-66), di stirpe anglosassone, ma propenso a una politica di riconciliazione con i Normanni. Tuttavia, alla sua morte, risorse con più forza il nazionalismo anglosassone. Il nuovo sovrano Aroldo II riuscì a fermare i Norvegesi, ma nulla poté contro la spedizione guidata da Guglielmo duca di Normandia.

Egli rivendicava la successione nel regno inglese in quanto nipote di Edoardo. Guglielmo ebbe facilmente la meglio nella battaglia Hastings del 14 ottobre 1066 e nel Natale successivo ottenne la corona d’Inghilterra nell’abbazia di Westminster. La resistenza degli Anglosassoni perdurò ancora qualche tempo e la conquista fu completata solo nel 1071 (ad eccezione di Scozia e Galles). Lentamente si giunse anche alla fusione tra le due etnie.

L’Europa orientale e gli Slavi

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Prima dell’anno Mille, le popolazioni slave erano diffuse in tutta l’Europa centro-orientale. A nord occuparono territori lasciati liberi dai Germani, a sud si stanziarono in territori dell’impero d’oriente. Si trattava di popolazioni non del tutto nomadi poiché si dedicavano anche all’agricoltura e all’allevamento, erano organizzate in tribù sotto la guida di capi guerrieri.

Gli Slavi occuparono via territori sempre più vasti, in cui, a partire dal VII e VIII secolo, si crearono formazioni politiche meno precarie, anche se non ancora del tutto stabili. Nuovi Stati sorsero nelle pianure del Danubio e nella penisola balcanica. Poi più tardi, altri Stati slavi comparvero nelle grandi pianure dell’Europa centro- orientale e fino agli Urali.

I regni degli Avari e dei Bulgari

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Verso la metà del VI secolo, si affermò la potenza degli Avari, popolazione di origine asiatica che si era stabilita nella pianura del fiume Tibisco, dopo la distruzione turca del proprio regno. La loro dominazione durò per circa due secoli e mezzo, fino a quando fu cancellato da Carlo Magno, alla fine dell’VIII secolo. Gli Avari superstiti furono assimilati dagli Slavi. Il regno di Bulgaria sorse nelle regioni del basso Danubio, in una terra in cui le tribù slave si erano fermate fin dal VI secolo. I Bulgari li sottomisero, ma allo stesso tempo si verificò una fusione tra popolo vincitore e popolo vinto. Fra il VII e l’VIII secolo, i Bulgari si organizzarono in modo più stabile e potente dal punto di vista politico, con un re chiamato khan che era a capo delle varie tribù. Queste, a loro volta, erano sotto l’autorità dei capi guerrieri che sconfissero i Bizantini e costituirono un regno indipendente.

Durante il regno di Boris I (852-889), avvenne la conversione al cristianesimo. Alla soglia dell’anno Mille, il regno prosperava sotto il re Simeone I (893-927), figlio di Boris, animato dall’ambizioso progetto di dar vita a un grande impero bulgaro, slavo e bizantino. Egli riuscì a conquistare molti territori dal Danubio alla Grecia, arrivando a minacciare Costantinopoli. Tuttavia, la sua potenza suscitò l’opposizione di altre popolazioni slave che stavano a loro volta creando organismi politici autonomi. In particolare, i Serbi, gravitanti nell’orbita di Bisanzio, e i Croati che dall’XI secolo si riconobbero vassalli del papa di Roma. Grazie alla resistenza dei Croati, iniziò il declino del regno bulgaro che si concluse con le riconquista da parte dei Bizantini di tutta la regione poco dopo l’anno Mille.

La Grande Moravia

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Durante il IX secolo, a nord del Danubio le tribù slave si organizzarono in nuovi organismi politici. Dopo la fine degli Avari, le popolazioni stanziate nella Moravia crearono uno Stato indipendente. Per sfuggire all’influenza dei Franchi, il re Rotislao (846-870) cercò l’alleanza con Bisanzio e invitò i missionari a cristianizzare il suo regno. In ciò, si distinse in particolare l’azione di due missionari, i fratelli Metodio e Cirillo che tradussero la Bibbia in lingua slava e idearono un alfabeto, da cui derivarono i caratteri “cirillici”.

I Franchi orientali tornarono a far sentire la loro pressione, ma ciò non impedì lo sviluppo di un’altra fase di espansione sotto il re Svatopluk (870-894) che si allargò negli attuali territori di Slovacchia, Boemia, Slesia e l’Ungheria occidentale, un insieme che fu definito “la Grande Moravia“. Poco prima dell’anno Mille, l’organizzazione ecclesiastica del regno si rese autonoma da Bisanzio ed ottenne il riconoscimento della chiesa di Roma. La Grande Moravia, però, fu spazzata via dall’avanzata degli Ungari.

Il regno degli Ungari

Il regno degli Ungari, o Magiari, si rivelò più duraturo e stabile. Essi si stanziarono nell’attuale Ungheria, dove crearono un forte stato verso la fine del IX secolo, distinguendosi per la violenza e la ferocia delle loro razzie in tutta l’Europa. Gli Ungari subirono una sconfitta da parte dei Sassoni nel 955 che, se da un lato fermò le scorrerie, dall’altro accelerò il processo di organizzazione stabile nella regione che già occupavano, con la formazione di un organismo politico forte.

Stefano detto il Santo (997-1038) ottenne la corona di re con il riconoscimento dell’imperatore Ottone III e di papa Silvestro II, il quale concesse anche l’istituzione di due sedi metropolitiche nel paese, promuovendo l’evangelizzazione del Paese. La monarchia ungherese, forte di una propria clientela militare, mantenne una salda autorità, inaugurò una politica espansionistica e si pose come elemento di divisione tra le popolazioni slave a sud dei Balcani e quelli settentrionali e occidentali.

Gli Slavi occidentali

Slavi occidentali
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Anche più a nord, seppur con più fatica, tra il IX e il X secolo si formarono principati autonomi, in rapporti spesso conflittuali con il mondo tedesco. Prima dell’anno Mille, nacque il principato di Boemia. Boleslao I ottenne dall’imperatore Ottone I il titolo di duca, in subordine all’autorità del re di Germania. Subito, la Boemia dovette fronteggiare la crescita dello Stato polacco, costituitosi nella seconda metà del X secolo con la dinastia dei Piasti, affermatisi su una serie di tribù slave nella regione della “Grande Polonia”.

Dopo la conversione al cattolicesimo del suo popolo, Boleslao I il Grande (992-1025) strinse maggiormente i legami con Roma. A Gniezno, intorno all’anno Mille, fu fondata una sede arcivescovile per tutte le parrocchie polacche. Il re cercò anche di mantenere buoni rapporti con l’impero e Ottone III lo riconobbe “principe della Polonia e ccoperatore dell’impero”. A questo punto, Boleslao inaugurò una politica nazionale polacca per estendersi verso nord e a est verso il principato di Kiev. Più solide furono le conquiste introno alla città di Cracovia. Egli riuscì a unificare tutte le popolazioni slave settentrionali e ciò gli valse la corona di re nel 1024.

Gli Slavi orientali e le origini della Russia

Tra il IX e il X secolo, anche più a est, si svilupparono nuove formazioni politiche più stabili e di religione cristiana. Le popolazioni stanziate nelle pianure fra il Danubio e il Don stabilirono rapporti molto stretti con altre del gruppo normanno-svedese, e, insieme, presero il nome di Vareghi. Intorno al IX secolo, essi erano presenti come mercenari presso le tribù slave in lotta fra loro e come razziatori e mercanti.

Alla fine del IX secolo, Oleg unificò la parte settentrionale della regione, il principato di Novgorod, con la parte meridionale, orbitante attorno alla città di Kiev, dove già erano stanziati i mercanti vareghi. Kiev divenne la capitale di un organismo unitario, il principato di Kiev o regno di Rus, dal nome con cui in lingua finnica si indicavano gli stessi Vareghi.

Il principato di Kiev

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Il principato di Kiev entrò presto in rapporto con Bisanzio. Già Igor (912-45) aveva stretto un accordo con Costantinopoli che aveva favorito i legami commerciali e aveva posto le premesse per la diffusione del cristianesimo. Nonostante i rapporti non sempre pacifici, l’influenza della religione e della cultura bizantina crebbe. I Vareghi, insediati stabilmente nei nuovi territori e sempre più lontani dalle terre di origine, adottarono la lingua slava e si fusero con le popolazioni locali nei decenni che precedettero l’anno Mille.

Con Jaroslav il Saggio (1019-54) e i successori, il principato di Kiev conobbe una fase espansionistica fino alla Galizia, il che gli permise di controllare le grandi vie del commercio internazionale fra l’oriente, il Baltico e l’Europa. Kiev divenne anche il centro religioso più importante, sede del metropolita cui facevano capo le istituzioni ecclesiastiche del regno. Tuttavia, dopo il 1054, il principato di Kiev iniziò a decadere sia a causa dei contrasti tra gli appartenenti alla famiglia regnante, sia per le minacce provenienti dai nomadi da oriente. Inoltre, il declino delle vie commerciali tra oriente ed Europa, a favore di quelle mediterranee, accelerò la sua disgregazione.

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