La necropoli di Cafaggio è un luogo di sepoltura preromano, testimone della civiltà dei Liguri Apuani e situata in località Cafaggio di Ameglia, nella Val di Magra, al confine tra Liguria e Toscana.
Necropoli di Cafaggio
Ci troviamo in Val di Magra, nella provincia della Spezia, ai piedi del borgo di Ameglia e il fiume Magra. La necropoli di Cafaggio risale alla fine del IV e gli inizi del III secolo a.C. Gli scavi hanno portato alla luce 54 tombe a cassetta, alcune delle quali disposte ai lati di monumenti sepolcrali in pietra, quadrangolari o circolari, a mo’ di tombe di famiglia. I diversi oggetti dei corredi sono di fattura locale e d’importazione, a dimostrazione dei contatti commerciali con Etruschi e Celti, resi possibili dalla presenza dello scalo marittimo alla foce del fiume Magra. Gli insediamenti composti da capanne dovevano sorgere non lontano dalla necropoli.
Dove si trova la necropoli di Cafaggio
La necropoli di Cafaggio si trova ai piedi della collina di Costa Celle, lungo la sponda destra del fiume Magra e appena sotto il borgo di Ameglia. Infatti, Ameglia sorge nel mezzo di una antica area sepolcrale, che cinge il paese a semicerchio. L’ingresso dell’area archeologica è in via Canal Grande.
La storia della necropoli di Cafaggio
La necropoli di Cafaggio rappresenta l’esempio più antico, completo e complesso dei sepolcreti a incinerazione situati lungo i versanti delle alture nei dintorni del paese di Ameglia, scoperti in modo casuale tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Le sepolture furono individuate in tempi differenti, la maggior parte furono manomesse e la suppellettile dei corredi andò dispersa. Altre, invece, sono state salvate e studiate da Paolo Podestà, che le descrisse nelle “Notizie degli scavi di antichità comunicate all’Accademia dei Lincei”, del 1886, e in altre pubblicazioni.
Le tombe furono inizialmente datate ai primi tempi della dominazione romana nell’agro lunense. Tuttavia, come ha potuto rilevare il Podestà, tutte mostravano un chiaro stile riferibile alle genti liguri e non apparivano diverse dai sepolcri scoperti in altre località del territorio lunense e specialmente nella importante necropoli di Genicciola. Dopo una frana avvenuta nell’area, la comunità di Liguri Apuani abbandonò la necropoli, la cui frequentazione riprese però in epoca romana e tardo antica. A questo periodo, infatti, si riferiscono alcune sepolture a incinerazione del I-II secolo d.C. e inumazioni non databili con certezza, data la mancanza di corredo.
La descrizione del Dizionario degli Stati del Re di Sardegna del 1833
Una sommaria descrizione della necropoli di Cafaggio riportata nel Dizionario Geografico Storico Statistico Commerciale degli Stati del Re di Sardegna del 1833 ci fa capire che le tombe erano già note a quella data.
“Il (Monte) Murlo, che quasi tutto appartiene al comune (di Ameglia), rivolto a mezzodì. Esso è in gran parte boscoso, e coperto di olivi e di castagni. Presso le falde di questo monte, nel sito detto della Ghiaja, trovaronsi molti sepolcri di pietra con entro scheletri, vasi di terra col loro coperchio contenenti ceneri di estinti, alcuni de’ quali vasi erano pieni di antichissime monete di cuojo e di cartone: in altri si rinvennero spade, scettri irrugginiti, ed in uno particolarmente si trovò una corona d’argento“.
La tomba scoperta nel 1907
Dalle parole di Ubaldo Mazzini sappiamo che il 10 aprile del 1907 fu casualmente trovata una tomba in un terreno di proprietà privata. Saputa la notizia del rinvenimento, Mazzini informò l’allora ispettore dei monumenti e scavi per il
Circondario del Levante affinché i corredi funebri non andassero dispersi. La tomba a cassetta in questione presentava una fattura più rozza, composta da sei lastre di schisto proveniente da Punta Corvo, con poche tracce di lavorazione.
Dentro il sepolcro si rinvennero le ceneri e le ossa umane combuste, di cui rimangono alcune parti degli arti inferiori e della calotta cranica e alcune vertebre, due frammenti di ossa di pollo, un ossuario, un ciotola d’argilla, due vasetti. E poi ancora una cuspide di lancia in ferro con cartoccio per l’inserzione dell’asta, trovata rotta in due parti.
La scoperta
Individuata e in parte distrutta a seguito di uno sbancamento effettuato con mezzo meccanico nel 1975, la necropoli di Cafaggio è stata sistematicamente studiata a partire da quella data. Gli scavi e i ritrovamenti hanno messo in evidenza la sua struttura monumentale grazie alla presenza di recinti in muratura a secco disposti su due file lungo il pendio che rivela un progetto di distribuzione dei diversi nuclei di sepolture.
Necropoli di Cafaggio: cosa vedere
Le sepolture della necropoli sono a cassetta, ottenute con lastre di pietra scistosa provenienti del vicino promontorio del Corvo con all’interno le urne e i resti combusti dei defunti e il corredo funerario. In totale, sono state trovate ottanta sepolture, delle quali ventisette di maschi, trentaquattro di femmine, sei bambini e altre quindici non identificabili.
Nei corredi sono stati rinvenuti oggetti di ornamento personale in ferro, bronzo e argento, armi con tracce di manomissione rituale, vasellame vario, tra cui anfore di varia provenienza. Questi resti ci mostrano molte informazioni su una comunità legata alle proprie tradizioni e rituali ma anche aperta ai contatti con l’esterno.
La panoplia
I corredi dei guerrieri erano caratterizzati dalla panoplia, cioè l’armamento di difesa e attacco: lance, spade, elmi e giavellotti. Tutte le armi mostrano segni di manomissione rituale. Le spade appaiono ripiegate più volte, le cuspidi delle lance spuntate e gli elmi schiacciati. Tutto ciò indica che le armi non erano più utilizzabili a significare la loro fine con la morte del guerriero.
Non sono stati rinvenuti scudi, nonostante le fonti antiche ci dicono che essi rappresentavano un elemento caratteristico della panoplia ligure. Le spade erano dotate di foderi i cui motivi ornamentali sono legati al mondo celtico. I giavellotti rappresentano un’arma specifica dei Liguri, come riportato anche dagli storici antichi. Tecnica e decorazioni delle armi della necropoli di Cafaggio richiamano fortemente tipi diffusi in aree celtiche o celtizzate oppure hanno provenienza da lavorazioni di ambito etrusco o centro-italico.
Le tombe a cassetta
Le tombe a cassetta sono un elemento del rito a incinerazione, diffuso nell’antichità in tutta l’area della Lunigiana. Si tratta di un rituale legato ai “Campi di urne”, le grandi necropoli a incinerazione che accomunano diverse culture dell’età del Bronzo europee. Nel resto d’Italia, generalmente, il rito dell’inumazione conviveva con quello dell’incinerazione, ma in Lunigiana
troviamo solo l’incinerazione, praticata senza varianti per lunghi secoli. Questo rito si mantenne anche dopo la romanizzazione, epoca in cui furono abbandonate le lastre di pietra a favore dei tegoloni, mentre vasi accessori e cinerei più elaborati rimpiazzarono la rozza ceramica.
Questa tipologia di tombe è costituita da un pozzetto lapideo ottenuto tramite la posa di sei rudimentali lastre di pietra locale. Quattro costituiscono i lati e due il fondo e il coperchio. All’interno erano collocati il cinerario con i resti bruciati del defunto, gli oggetti del corredo e vasi accessori. L’apertura del cinerario è chiusa da una ciotola capovolta, spesso in ceramica nera.
Esposizione dei reperti
Il Museo civico archeologico “Ubaldo Formentini”, sito presso il Castello di San Giorgio in via XXVII marzo alla Spezia, accoglie ed espone i materiali delle sepolture recuperati tra l’Ottocento e la prima metà del Novecento nella sezione protostorica. Tale sezione è dedicata agli antichi Liguri e conserva, oltre ad alcune famosissime statue stele, i reperti provenienti da diversi siti archeologici della provincia, prevalentemente consistenti in corredi funerari, come i ritrovamenti avvenuti a Pegazzano, Genicciola, Limone Melara, Valdonica e, appunto, Ameglia.
E’ possibile ammirare le ceramiche, riferibili a un periodo che va dal V al I secolo a.C., le urne cinerarie, le ciotole che servivano da coperchio, boccali e coppe a vernice nera. E poi ancora due cuspidi di lancia in ferro, una fibula, una borchia e delle piastre ornamentali in argento provenienti dai corredi di guerrieri. Dei corredi delle donne sono esposti anelli e orecchini in oro adornati con paste vitree e gemme colorate. Altri reperti rinvenuti nella necropoli del Cafaggio si trovano dal momento del reperimento nei depositi del Museo archeologico di Luni.
Il balsamario e il gioiello lamina
Tra i beni esposti, due in particolare colpiscono l’attenzione per la loro bellezza. Il balsamario vitreo è un piccolo vaso decorato con fasce orizzontali adornate a zig zag gialle, verdi e azzurre. Generalmente tali contenitori erano di utilizzo femminile come porta profumi o trucchi.
Il monile a lamina d’oro proviene da una tomba a cassetta dei dintorni di Ameglia, unico pezzo superstite del suo corredo. Si tratta di un gioiello decorato da motivi traforati a zig zag dal significato alquanto misterioso, poiché oggetti simili sono stati rinvenuti solo nell’Afghanistan settentrionale. Dunque, a livello locale rappresenta un unicuum e, in mancanza di confronti, è difficile stabilire il suo preciso utilizzo. Gli studiosi ritengono che possa trattarsi di una montatura per cintura oppure una spilla-gioiello per abiti femminili.
Informazioni visite
La necropoli di Cafaggio è solitamente chiusa e visibile dall’esterno. Le visite guidate si svolgono durante la Settimana della Cultura, le Giornate europee dell’Archeologia e altre manifestazioni, per lo più estive. Nell’estate 2024 sono stati effettuati lavori, tra cui la messa in sicurezza del percorso che dal prossimo anno vedrà anche il completo abbattimento delle barriere architettoniche, e le visite dovrebbero riprendere a pieno regime (aggiornamento Gennaio 2025).
Per informazioni: telefono 010/27181 e-mail: archeoge@arti.beniculturali.it
Biglietti per necropoli di Cafaggio
Costo biglietti: l’ingresso alla necropoli di Cafaggio è gratuito nei giorni previsti di apertura speciale.
Come arrivare
Per arrivare alla necropoli di Cafaggio seguire le indicazioni per Ameglia. Prima di salire al paese tramite via Cafaggio, all’altezza del Comune, voltare a sinistra per arrivare al parcheggio. Dal parcheggio si arriva in via Canal Grande.
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