Home Fatti di storia Il mito del paradiso e la febbre gialla nelle Americhe

Il mito del paradiso e la febbre gialla nelle Americhe

febbre gialla
AI

L’uomo europeo, ascoltando i favolosi resoconti sul Nuovo Mondo appena scoperto, immaginò subito un giardino dell’Eden fatto solo di ricchezze e bellezze. Ma gli europei ignoravano che nelle Americhe imperversava il flagello della febbre gialla, trasmessa dalle zanzare, una terribile malattia che colpì fino agli inizi del XX secolo.

Il Nuovo Mondo: un paradiso

Il Nuovo Mondo appena scoperto dagli europei, le Americhe, sicuramente, apparve come un miraggio. Un continente zeppo non solo di oro, argento e smeraldi, ma anche di frutti deliziosi che non avevano bisogno di cure, un nuovo paradiso incontaminato dove le malattie sembravano non esistere. Ancora verso la metà del XVII secolo, le “remote Bermuda” erano descritte come un paradiso di beatitudine e incredibili delizie. All’epoca, la trasmissione della conoscenza non era certo così immediata come ai nostri giorni e pochi sapevano dell’esistenza di documenti Maya ricchi di resoconti sullo “xexok” o “vomito di sangue” che ciclicamente devastava la costa dello Yucatan. Altri resoconti riportavano che, dei 1.500 europei sbarcati con Colombo sull’isola di Hispaniola nel 1493, solo 300 sopravvissero nell’arco dei dieci anni successivi.

Il governo spagnolo sapeva ma non aveva intenzione di scoraggiare le esplorazioni, diffondendo racconti di pestilenze e morbi oltre oceano. Quindi, non fu data troppa importanza ai rischi di mortalità che inesorabilmente assottigliavano le fila di coloro che salparono in cerca di fortuna nel Nuovo Mondo. Non è facile definire con certezza l’intera gamma di malattie che afflissero i conquistadores e i coloni nei primi secoli dopo lo sbarco di Colombo, in particolare nei Caraibi.

L’arrivo della febbre gialla

Distribuzione geografica della febbre gialla
Wikimedia Commons

La malaria, la dissenteria e lo scorbuto erano certamente assai diffuse. Sappiamo anche che gli europei commisero l’errore di fondare i loro insediamenti nelle zone più malsane lungo le coste delle isole. I medici dell’epoca iniziarono a parlare di “flussi sanguinolenti” e febbri tropicali. Inoltre, durante la prima metà del XVII secolo, una pestilenza colpì le Americhe. Si trattò, però, di una malattia diversa da quelle finora conosciute e ben più letale. Gli spagnoli chiamarono il suo sintomo principale “vomito negro” e la malattia stessa “fiebre amarillo”, cioè febbre gialla.

Nel linguaggio popolare la febbre gialla divenne nota con il nome “Yellow Jack“. Prima che la malattia fosse definitivamente identificata nel mondo occidentale, il che avvenne solo nei primi decenni del XX secolo, essa causò la morte di migliaia, se non milioni, di esseri umani. L’epidemia iniziò a Guadalupe nel 1648 e Cuba l’anno successivo, nel 1668 arrivò a New York e subito dopo a Charleston, nella Carolina del Sud. Prima della fine del secolo, la pestilenza era giunta fino a Boston, nel Massachusetts.

Sintomi della febbre gialla e decorso

sintomi febbre gialla
Wikimedia Commons

A nulla valsero i metodi abituali, come la quarantena, per fermare l’avanzata della febbre gialla. I suoi sintomi erano numerosi e terribili: violenti dolori alla testa e allo stomaco, talvolta anche ai lombi, alle braccia e alle gambe. Dopo qualche ora, sopraggiungeva il vomito, nero e untuoso. Successivamente si verificava quasi sempre un’eruzione di macchie rosse e viola in tutto il corpo. Nel giro di 4-5 giorni la febbre raggiungeva il suo culmine, dopodiché subentrava il coma e, infine, la morte.

Quarantene, fumigazione, cremazione dei cadaveri, nulla funzionò contro questa nuova pestilenza. Si diffuse fino al Brasile, attraverso il Capo di Buona Speranza, fino a Gibilterra e persino all’Isola di Wight. Nel 1741 uccise quasi la metà delle forze britanniche che presidiavano Nueva Cartagena. Tra il 1795 e il 1799, oltre 31.000 soldati morirono di febbre gialla nei Caraibi. La mortalità della febbre gialla crebbe costantemente nel corso dei secoli XVIII e XIX. Durante l’epidemia del 1878, ad esempio, sembra che abbia ucciso almeno 25.000 persone.

Le conseguenze della febbre gialla

Si diffuse la fobia della “Yellow Jack”, soprattutto tra i lavoratori delle piantagioni di zucchero britannici e francesi. Nel giro di un paio di generazioni, la febbre gialla trasformò i rigogliosi Caraibi in un luogo insidioso e abbandonarlo sembrava l’unico rimedio sensato. Infatti, nel XVIII secolo molte famiglie ricche delle Indie occidentali decisero di partire per l’Inghilterra e lasciare le loro piantagioni di zucchero alla cura di sorveglianti mulatti e agli schiavi. L’abbandono delle isole a causa delle epidemie, provocò l’assenza del latifondismo nelle Antille.

Con il passare dei decenni, le devastazioni provocate dalla malattia si diffusero, non solo via terra, ma anche via mare. Nel breve viaggio tra il Belize, nell’Honduras britannico, e Port Royal, in Giamaica, l’equipaggio di una fregata poteva essere tranquillamente decimato. E, a mano a mano, che il traffico mercantile aumentava attraverso l’Atlantico, la mortalità tra gli equipaggi cresceva pericolosamente, in particolare tra gli schiavisti che percorrevano la tradizionale rotta triangolare tra Inghilterra, Africa occidentale e Americhe.

La pestilenza dei bianchi

yellow jack
Wikimedia Commons

Furono soprattutto gli uomini bianchi, tanto in mare quanto nelle piantagioni, a morire di febbre gialla. Le persone di origine africana difficilmente erano contagiate. Le nostre conoscenze oggi ci permettono di comprendere che le febbre gialla era di origine africana e che, nel corso dei secoli, l’uomo africano si era immunizzato. Oggi sappiamo anche che la malattia non era contagiosa, poiché né la quarantena né l’isolamento potevano fermarla. Ma la scienza medica ebbe un’evoluzione lenta.

Ad esempio, ci vollero secoli per ammettere l’importanza degli agrumi come rimedio contro lo scorbuto, anche se ciò era già noto all’inizio del XVII secolo. Allo stesso modo, fu solo dopo la guerra di Crimea, combattuta tra il 1853 e il 1856, che i medici iniziarono con riluttanza ad accettare l’idea che la scarsa igiene, in particolare dei vestiti e delle lenzuola, e gli scarichi fognari aperti potessero generare e propagare una varietà di malattie.

Ma come si diffondeva la febbre gialla?

Una volta riconosciuto che la scarsa igiene rappresentava il fattore più favorevole all’insorgere delle malattie, medici e scienziati ammisero con una certa riluttanza che l’epidemia di febbre gialla potesse aver origine proprio dalla mancanza di igiene. Ad esempio, nel 1853, New York fu colpita da una terribile epidemia di febbre gialla. All’epoca si iniziò a parlare di un “miasma diffusibile” come una delle principali cause della malattia. L’Assessorato alla Sanità della città istituì un’apposita commissione d’inchiesta che, a tempo debito, concluse che l’epidemia ebbe origine dalla sporcizia della città. A quel tempo si presumeva che la febbre gialla fosse una maledizione di origine interamente americana.

Tuttavia, cinque anni prima, nel 1848, il dottor Josiah Clark Nott di Mobile, in Alabama, si era avvicinato alla verità. Non credendo nel concetto di “miasmi diffusibili”, egli suggerì che le zanzare potessero essere il vettore di diffusione della febbre gialla. Ma nessuno lo ascoltò. Nel 1878 una temibile pestilenza di “Yellow Jack” colpì il sud-est degli Stati Uniti, provocando circa 25.000 morti e, si stima, danni per 200.000 dollari. Negli anni Novanta dell’Ottocento, solo all’Avana si ebbe una media di 500 morti all’anno. Si concluse che a portare la malattia sull’isola di Cuba fossero stati i ricchi turisti provenienti dalla Florida.

Origine e cura della febbre gialla

Carlos J. Finlay
Carlos J. Finlay Wikimedia Commons

Dunque per molto tempo, l’origine e la cura della febbre gialla rappresentarono questioni avvolte nel mistero, senza sapere che la soluzione era già stata trovata e resa nota dal dottor cubano di origine anglo-francese, Carlos J. Finlay, in un documento presentato all’Accademia Reale dell’Avana il 14 agosto 1881. In esso, egli dichiarò che il vettore o portatore della febbre gialla era la zanzara Aedes aegypti, quasi certamente originaria dell’Africa occidentale. Nelle regioni tropicali, le cisterne d’acqua rappresentavano il luogo ideale per le sue larve, così come lo erano le numerose botti d’acqua che i velieri erano obbligati a portare a bordo durante i lunghi viaggi.

Fu in tali botti d’acqua che l’Aedes aegypti partì dall’Africa per giungere sulle coste orientali delle Americhe e diffondervi così la febbre gialla. Ma all’Avana il dottor Finlay non fu creduto. E pochi anni dopo, nel 1897, il noto batteriologo italiano Giuseppe Sanarelli portò la comunità scientifica su una pista completamente sbagliata, quando annunciò che il vettore della febbre gialla era un bacillo chiamato “icteroides”.

Giuseppe Sanarelli e l’inchiesta di Cuba

fumi contro la febbre gialla
Wikimedia Commons

Le teorie scientifiche sulla febbre gialla si inserirono in un quadro storico caratterizzato dalla volontà degli Stati Uniti di conquistare i Caraibi. In preparazione a quella che era considerata un’inevitabile guerra con la Spagna, il servizio sanitario pubblico statunitense accolse con entusiasmo le fallaci teorie di Sanarelli. I disordini nelle campagne contro il dominio spagnolo si protraevano ormai da anni, fomentati dagli Stati Uniti. Per proteggere gli investimenti americani a Cuba, nel 1898, la corazzata americana USS Maine entrò nel porto di San Cristobal dell’Avana. Il governo spagnolo cercò di evitare la guerra offrendo un lauto compenso, ma le truppe statunitensi presero Porto Rico e occuparono Cuba.

Nel 1900, a Cuba fu istituita una Commissione speciale sulla febbre gialla, composta da illustri medici militari statunitensi. Essi rifiutarono di accogliere le idee di Sanarelli e scoprirono che il dottor Carlos Finlay era ancora vivo e pronto ad aiutarli. Egli, tramite esemplari di zanzare già infette, dimostrò che la febbre gialla si diffondeva per mezzo della Aedes aegypti, che per infettarsi la zanzara doveva pungere un malato di febbre gialla entro tre giorni dall’inizio della malattia e che, per trasmettere l’infezione, la zanzara doveva pungere un’altra persona non infetta entro i successivi dodici giorni. Da ciò si concluse che, eliminando le larve della zanzara dai serbatoi e dalle cisterne d’acqua stagnante, la febbre gialla sarebbe scomparsa dall’Avana.

Il caso dell’Avana

Nel febbraio 1901 su sferrato l’attacco contro l’Aedes aegypti all’Avana. Ma tra enormi difficoltà. All’epoca, la capitale cubana non aveva un sistema idrico di acqua corrente e, soprattutto, i quartieri poveri opponevano resistenza a qualsiasi azione che avesse potuto cambiare la situazione. Tuttavia, gradualmente il popolo fu rassicurato e le larve furono eliminate da tutte le acque stagnanti della città. Per ottenere la purificazione delle acque si fece ricorso a un semplice metodo. Banchi di piccoli pesci che si nutrivano di larve furono introdotti nelle cisterne.

Un’altra minaccia proveniva dai magazzini dei sigari, habitat ideale per le zanzare portatrici della febbre gialla. I magazzini furono sistematicamente fumigati con zolfo e piretro. Ma all’epoca non si sapeva che i fumi di entrambi questi disinfettanti erano molto più nocivi per i sigari che per le zanzare. Tuttavia, alla fine si trovò la soluzione: il fumo del tabacco che brucia non danneggiava minimamente i sigari, ma si rivelò mortale per l’Aedes aegypti. Nell’autunno del 1901 “Yellow Jack” era scomparsa dall’Avana e, nel giro di poco tempo, l’intera isola ne fu ripulita.

La febbre gialla continuò a imperversare altrove

isolamento febbre gialla
Wikimedia Commons

Eppure, al di fuori di Cuba si continuò a ignorare il successo della Commissione speciale sulla febbre gialla all’Avana. A New Orleans, la questione della zanzara Aedes aegypti continuò a essere ignorata anche quando “Yellow Jack” colpì con forza in tutto il Golfo di Messico durante l’estate del 1905. Ovunque, autorità e scienziati si comportavano come se ogni rimedio contro la febbre gialla fosse ancora un mistero. I giornali dell’epoca riportarono la notizia che si era proceduto alla disinfestazione di carichi di acido fenico e di ghisa, mostrando chiaramente l’ignoranza sulla natura della malattia.

Dagli Stati Uniti, la febbre gialla tornò momentaneamente a Cuba quello stesso anno. Ma le autorità annientarono rapidamente le larve con i metodi già collaudati in precedenza. Questo rapido successo sembrò convincere le autorità statunitensi. Utilizzando gli stessi metodi, New Orleans riuscì ad avere il controllo della febbre gialla entro poche settimane. L’ultima morte per febbre gialla sarebbe avvenuta nel novembre 1905.

Alla ricerca delle origini

Nel 1909 la febbre gialla era stata eliminata dagli Stati Uniti ma già dal 1902 la Commissione speciale era intenta a indagarne le origini. Gli scienziati collegarono il virus a un microrganismo talmente piccolo che, all’inizio, non riuscirono a trovare alcun filtro capace di isolarlo. Successivamente, fu sviluppato un anticorpo, chiamato 17D, che fu inoculato a migliaia di soldati in servizio ai Tropici. In questo modo, durante la Seconda guerra mondiale si ottenne la completa immunità dalla febbre gialla.

La risoluzione della febbre gialla non fu così immediata altrove. Se la malattia fu debellata da Cuba e dal delta del Mississippi, nei primi anni del Novecento imperversava ancora in Brasile, soprattutto a Rio de Janeiro, dove la mortalità dei contagiati raggiunse il 95% e dove la febbre causò la morte di oltre 28.000 persone tra il 1894 e il 1906. Anche qui furono applicati i metodi messi a punto all’Avana e a Rio de Janeiro non si segnalarono più decessi dovuti alla febbre gialla a partire dal 1909.

La questione del Canale di Panama

canale di panama
Wikimedia Commons

Forse ancora più importante, la vittoria della Commissione speciale sulla febbre gialla permise di far rivivere il sogno di un canale tra l’Oceano Pacifico e l’Oceano Atlantico. Dopo numerosi studi di fattibilità, nel 1879 la realizzazione del canale fu promossa da Ferdinand de Lesseps, già costruttore del canale di Suez. Due anni dopo, egli fondò una società per raccogliere fondi e iniziò i lavori. Ma la febbre gialla nell’istmo centroamericano, in quel periodo, era più virulenta che mai. I suoi uomini ne furono decimati, rendendo estremamente difficoltosi i tentativi di Lesseps di aprire il canale centroamericano. Dopo il fallimento della società, in cui Lesseps era stato sostituito da Gustave Eiffel, il governo degli Stati Uniti rilevò le quote francesi dell’impresa e, dopo aver modificato il progetto originale di aprire il canale attraverso il territorio nicaraguense, optò per farlo passare attraverso l’istmo di Panama, da Còlon a Balboa.

Purtroppo, l’ostacolo ancora una volta era rappresentato, oltre che da questioni geopolitiche, dalla febbre gialla. L’istmo stesso era una zona particolarmente colpita dalla Yellow Jack. Per risolvere il problema fu interpellata la Commissione speciale cubana che fece applicare quei famosi metodi per sterminare la zanzara Aedes aegypti. Successivamente, la febbre gialla scomparve, sopravvivendo in forma lieve e sporadica lungo le coste caraibiche del Messico meridionale.

Libri per approfondire

Scoperta e conquista dell’America: dall’avventura di Colombo alla nascita del colonialismo

Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni

Febbre gialla immagini