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I generali Scipioni: guerra in Hispania

generali Scipioni
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Nell’ambito della Seconda Guerra Punica, quando Annibale invase l’Italia e arrivò a minacciare Roma, il Senato decise di aprire un nuovo fronte, quello in Hispania. Il comando fu affidato ai due esperti generali Scipioni.

I generali Scipioni

I fratelli Gneo e Publio Cornelio Scipione certamente dovevano rappresentare quella che gli antichi Roma chiamavano virtus, il virile valore militare. Nati intorno al 260 a.C. e appartenenti alla potente gens Cornelia, i generali Scipioni erano, infatti, campioni di indiscusso coraggio, ambizione e ardore guerresco, tutte caratteristiche che, però, causarono loro la morte in Hispania. L’apertura del fronte di guerra nella penisola iberica era stata decisa dal Senato, in quanto il territorio in breve tempo era divenuto uno dei teatri in cui si combatteva la Seconda Guerra Punica, che contrapponeva Roma e Cartagine.

La guerra aveva avuto inizio nel 219 a.C. in quanto il generale cartaginese Annibale aveva posto sotto assedio Sagunto, città iberica alleata di Roma. Prontamente, il Senato aveva mobilitato uno dei due eserciti consolari per dirigersi verso la città e liberarla. A capo della prima armata fu posto Publio Cornelio Scipione. Ma Annibale riuscì a battere i romani sui tempi. Quando Publio sbarcò a Marsiglia, il generale cartaginese era già giunto in Italia.

La scelta di Publio Scipione

Gneo e Publio Scipione
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Mostrando un’innata abilità strategica, Publio Scipione prese la decisione di inviare in Hispania il fratello maggiore Gneo, detto il Calvo, assieme alla maggior parte dell’esercito e della flotta. Il Senato approvò. Publio, invece, tornò in Italia per fronteggiare l’avanzata di Annibale, che, però, lo vinse nei pressi del Ticino prima e della Trebbia poi. La scelta di Publio di allontanare la maggior parte dell’esercito dall’Italia e da Roma a favore dell’Hispania si rivelò davvero azzardata, se consideriamo l’inarrestabile discesa di Annibale. Eppure il Senato capì subito l’importanza di allontanare il generale cartaginese da un teatro di guerra solo apparentemente secondario come quello dell’Hispania. Infatti, questo territorio rappresentava il grande bacino da cui Annibale attingeva reclute di rinforzo e denaro con cui pagare l’esercito.

Da allora, in Hispania Roma mantenne solo due legioni, ponendo le basi per la catastrofe che di lì a poco avrebbe coinvolto i generali Scipioni. Mentre in Italia i Romani collezionavano una sconfitta dietro l’altra, Gneo sbarcò a Emporion, una colonia della Catalogna. A partire dall’autunno 218 a.C. mise sotto controllo la regione circostante e strinse alleanze con vari popoli iberici per arrivare alla linea dell’Ebro con la flotta.

La guerra in Hispania

guerra in Hispania
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Da quel momento e fino al 211 a.C. la guerra in Hispania fu combattuta tra avanzate e ritirate continue lungo la costa mediterranea. Per due anni Gneo Scipione fu da solo a combattere, mantenendo con successo la posizione. Riuscì a sbaragliare un grande esercito comandato da Annone che Annibale aveva lasciato a controllo dell’Ebro. Gneo riuscì così ad anticipare le mosse del fratello di Annibale, Asdrubale Barca, che arrivò con l’esercito dal sud della penisola, per ritirarsi subito dopo.

Nell’inverno 218 a.C. Gneo Scipione si adoperò per sottomettere i popoli stanziati a nord dell’Ebro. Pose assedi in vari centri, fece ostaggi fino a che Roma non ebbe saldamente nelle sue mani la linea dell’Ebro, stabilendovi la base per muovere verso il nord-est della penisola.

La supremazia navale di Roma

supremzia navale romana
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Nella primavera 217 a.C. ripresero le operazioni di guerra. Asdrubale, forte di una flotta rinnovata di 40 navi, mosse dall’importante città di Carthago Nova (Cartagena) e lungo la costa per riconquistare l’Ebro. Gneo gli andò incontro per sconfiggerlo alla foce del fiume. I cartaginesi persero metà oltre la metà della flotta. Gneo Scipione assicurò a Roma la supremazia navale in Hispania, a discapito di centri come Carthago Nova e Ibiza.

I generali Scipioni in Hispania

In Italia, intanto, la guerra si stava svolgendo a tutto svantaggio di Roma e il Senato decise di inviare in Hispania anche Publio Scipione, assieme a un esercito di rinforzo e 30 navi. Con questa scelta azzardata, i generali Scipioni diressero insieme le operazioni in Hispania, insediandosi a Tarragona che divenne il centro di comando. L’obiettivo era di impedire ad Asdrubale di raggiungere l’Italia per portare rinforzo al fratello Annibale. Tuttavia, nel 215 a.C. Asdrubale mosse l’esercito verso i Pirenei per ricongiungersi al fratello in Italia. I generali Scipioni lo fermarono prontamente a Ibera. La vittoria di Ibera segnò il passaggio di molti popoli iberici dalla parte di Roma, tanto che il dominio carteginese risultò in serio pericolo.

I generali Scipioni continuarono a mietere successi. Conquistarono per vie diplomatiche la base punica di Carthago Nova, provandola degli alleati iberici. Si diressero poi verso l’area mineraria della Sierra Morena, riconquistando, durante l’avanzata, la città di Sagunto nel 213 a.C.

Verso la catastrofe

Seconda Guerra Punica
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Nel 211 a.C. i generali Scipioni decisero di abbandonare la strategia consolidata con cui procedevano per piccole conquiste a favore di un’operazione di più ampio respiro. La vittoria di Ibera e il solido controllo che ormai esercitavano sulla costa, nonché le numerose alleanze in terra iberica, li spinsero verso questa scelta. Prendendo esempio dai Cartaginesi, i generali Scipioni suddivisero le loro forze armate in tre eserciti distinti. Ma sbagliarono i conti e ciò si rivelò fatale.

Gneo Scipione rimase a capo di uno sparuto contingente, formato anche da mercenari celtiberi. Con esso puntò ad attaccare l’esercito con a capo Asdrubale Barca, il più forte. Asdrubale, forte della sua esperienza nel trattare con i mercenari, riuscì a corrompere i celtiberi, pagandoli affinché abbandonassero l’esercito romano, anche senza passare dalla sua parte. Conscio dell’inferiorità numerica, Gneo decise di ritirarsi.

La condizione di Publio

Ma anche per Publio Scipione la situazione peggiorò. Egli non riusciva a contrastare la potente cavalleria del capo dei numidi africani, Massinissa, giunto con il suo esercito come alleato di Cartagine e che, tra l’altro, era in attesa dell’arrivo di 7.500 uomini di rinforzo. Publio Scipione prese una decisione che si rivelò fatale. Egli divise ulteriormente il suo esercito e lasciò un piccolo contingente negli accampamenti. Con l’altra parte avanzò contro l’esercito di rinforzo di Massinissa, sperando di sconfiggerlo mentre i numidi africani erano impegnati dall’assedio agli accampamenti dove si trovava la piccola guarnigione romana.

Tuttavia, i Cartaginesi e i loro alleati non si lasciarono ingannare: bloccarono l’accampamento e si diressero contro l’esercito di Publio, raggiungendolo alle spalle.

La battaglia finale

battaglie del del Baetis superiore
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I Romani si trovarono all’improvviso accerchiati nei pressi del fiume Guadalquivir. Publio Scipione perse la vita in battaglia e l’esercito romano fu sconfitto. Rapidissimi, due eserciti cartaginesi si spostarono per unirsi a quello di Asdrubale Barca per attaccare l’ultima parte dell’esercito romano rimasto in gioco, quello di Gneo. Quest’ultimo, ancora ignaro della morte del fratello, cercò di portare in salvo i suoi uomini, ma abbandonato dai mercenari celtiberi corrotti, fu sconfitto probabilmente non lontano da Lorca. Tito Livio riporta voci contrastanti sulla fine di Gneo Scipione. Secondo alcune morì al primo assalto dei nemici, secondo altre appena dopo essere riuscito a entrare con i suoi uomini nell’accampamento, poi dato alle fiamme. Terminò così la gloriosa vita e la carriera dei generali Scipioni, con un esercito decimato e numerose postazioni perdute.

La notizia della tragedia dei generali Scipioni fu accolta a Roma con grande commozione e stupore, dal momento che era del tutto inattesa. In Spagna, i Romani avevano avuto successo per 7 anni.

La Spagna dopo la morte dei generali Scipioni

Tuttavia, il dominio romano in Hispania non andò del tutto perduto perché il comandate della cavalleria Lucio Marcio Settimo riuscì a fatica a riunire i fuggitivi, a ricompattare le guarnigioni disperse e a portare tutti in salvo sulla linea dell’Ebro, dove fu riorganizzato l’avamposto di difesa. Lucio Marcio riuscì a fronteggiare Asdrubale grazie a un esercito che aveva ritrovato l’unione, mentre quello cartaginese continuava a essere diviso in tre tronconi.

Data la situazione, il Senato romano decise di inviare in Spagna un nuovo contingente capitanato da Gaio Claudio Nerone che presto fu sostituito dal figlio di Publio. Il giovane Publio Cornelio Scipione figlio si offrì infatti volontario, forte della sua esperienza nelle battaglie contro Annibale, combattute sul Ticino e a Canne. In quelle occasioni, il giovane diede prova di coraggio, sembrando incarnare ancora una volta quella virtus dei generali Scipioni.

Scipione l’Africano

battaglia di Zama
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Con la battaglia di Zama del 19 ottobre 202 a.C., Scipione, detto l’Africano, sconfisse definitivamente Annibale, assicurando la vittoria a Roma. La battaglia segnò la fine della Seconda guerra punica, il ridimensionamento di Cartagine come potenza del Mar Mediterraneo e la fama di Scipione l’Africano come uno dei più importanti generali dell’antica Roma.

Analisi della sconfitta dei generali Scipioni

Tornando alla sconfitta in cui i generali Scipioni trovarono la morte (convenzionalmente dette Battaglie del Baetis superiore), gli studiosi ravvisano nelle loro strategie un tratto limitante della mentalità dell’antica Roma: l’ingenuità nel lanciarsi in operazioni di guerra tra loro indipendenti in un territorio così isolato e lontano da Roma, dove evidentemente erano in gioco altri equilibri, rispetto ai quali erano abituati nella penisola italica.

In nome della virtus, incarnata dai generali Scipioni, essi abbandonarono la cautela che aveva caratterizzato le operazioni militari in Hispania nei sette anni precedenti per l’imprudenza e l’audacia. Tutto ciò portò a due gravi errori da parte dei generali Scipioni: l’aver riposto troppa fiducia nei mercenari loro alleati e l’aver suddiviso l’esercito in reparti indipendenti e sbilanciati nelle forze.

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Libri sui generali Scipioni

Scipione e Annibale: La guerra per salvare Roma