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Enrico VIII d’Inghilterra: un re malato e malnutrito?

enrico VIII
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Alla sua morte, re Enrico VIII d’Inghilterra (1491-1547) portò nella tomba i segreti di una malattia che cambiò la sua vita, la sua personalità e anche la storia dell’Inghilterra. Durante l’ultimo decennio della sua esistenza si manifestarono in Enrico VIII così tanti e profondi cambiamenti fisici ed emotivi che la sua malattia fu oggetto di numerose ipotesi investigate nei secoli a venire.

Enrico VIII d’Inghilterra: un re malato e malnutrito?

Fino a un certo punto della sua vita, tutti erano concordi su un fatto: Enrico VIII era un bellissimo uomo, vigoroso, con un fisico possente che conquistava donne di ogni rango. Leggendarie le sue vicissitudini matrimoniali: ben sei mogli che si disputarono ferocemente il possesso del suo cuore.

Poi qualcosa accadde. Secondo le parole di Dickens, egli diventò un “tipo con gli occhi piccoli, la faccia larga, il doppio mento e l’aspetto suino“. Nei suoi ultimi anni di vita, Enrico VIII stava senza dubbio molto male e aveva bisogno di essere trasportato su una portantina di legno, sollevato da una squadra di uomini. Di pari passo, anche il suo stato mentale sembrò andare in declino. Le cronache ci riferiscono di un uomo sempre più paranoico e capriccioso, che minacciava di morte le sue mogli e i consiglieri favoriti. Come si arrivò a questo punto? Il dibattito è ancora in corso.

La malattia di Enrico VIII: prime ipotesi

Nel 1888, lo storico della medicina A.S. Currie fu il primo ad avanzare la teoria secondo la quale Enrico VIII soffrisse di sifilide, una convinzione ancora oggi sostenuta da una parte di storici. Currie basò la sua affermazione sulle sfortunate storie ostetriche delle prime due mogli, Caterina d’Aragona e Anna Bolena. La prima partorì numerosi figli morti o che morirono dopo pochi giorni poiché troppo deboli, mentre la seconda subì molti aborti spontanei. La ricerca di Currie fu supportata da altri due medici e scrittori, James Rae e C. MacLaurin. Ben presto si diffuse la convinzione che il re fosse morto di sifilide.

Nel 1931 Frederick Chamberlin pubblicò l’opera “Il carattere privato di Enrico VIII“, in cui espose le opinioni e le ipotesi di diversi ed eminenti ostetrici e ginecologi inglesi e statunitensi. Uno di loro, Sir D’Arcy Power, affermò con enfasi che non c’era “nessuna prova che Enrico VIII avesse la sifilide“. Un altro studioso, Eardley Lancelot Holland, avanzò dubbi circa il fatto che, il re avrebbe potuto vivere bene e in forma per così tanti anni se avesse sofferto della malattia. A favore delle smentite di tali medici vi era il fatto che se Enrico o qualcuna delle sue mogli fossero stati sifilitici, i bambini nati dalla loro unione, in particolare Maria I ed Elisabetta I, avrebbero mostrato segni della malattia ad un certo punto della loro vita. Ma ciò non avvenne.

La questione della sifilide

enrico VIII d'Inghilterra
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Tuttavia, la questione della presunta sifilide di Enrico VIII non si esaurì. Nel 1958, il medico danese Ove Brinch riaprì il dibattito, facendo notare che il naso di Enrico sembrava essersi deformato nei suoi ultimi anni e suggerì che ciò fosse caratteristico di una forma sifilitica. Ma il dottor Brinch si spinse oltre e mise in dubbio la paternità di Elisabetta I per spiegare perché ella non mostrò mai i segni della malattia.

Un altro elemento importante che portò coloro che hanno indagato sulla malattia di Enrico VIII a escludere la sifilide è che la maggior parte delle nostre informazioni provengono dai dispacci degli ambasciatori stranieri alla corte dei Tudor. Se il re fosse stato affetto dalla “malattia francese”, ciò sarebbe stato sicuramento comunicato dai diplomatici alle rispettive corti per essere utilizzato in chiave anti-inglese. Questo non è mai successo.

La situazione attuale

Ad oggi, non si è ancora giunti a una diagnosi certa circa la malattia che affliggeva il re d’Inghilterra. Gli studiosi si sono molto concentrati su uno dei sintomi più evidenti e invalidanti sofferti da Enrico, ovvero le gambe gonfie e ulcerate. Ma non solo, perché egli soffriva anche di altri disturbi come frequenti raffreddori, stitichezza, perdita di memoria, letargia, sbalzi d’umore e gonfiori in tutto il corpo. Tuttavia, queste manifestazioni sono state considerate condizioni separate e non correlate alle piaghe alle gambe.

C’è però una malattia che potrebbe spiegare la condizione fisica e mentale del re d’Inghilterra. Si tratta di una malattia oggi quasi dimenticata perché estremamente rara, lo scorbuto, una condizione legata alla prolungata malnutrizione e, in particolare, alla mancanza di vitamina C. All’epoca, la malattia non fu diagnosticata probabilmente a causa della gravità e della complessità dei sintomi. Lo scorbuto affliggeva più frequentemente i marinai e con una sintomatologia molto più grave. Ma Enrico VIII non era un marinaio e trascorreva la sua vita a corte. Anche questo elemento può aver confuso i medici dell’epoca.

Lo scorbuto

Negli ultimi undici anni della sua vita, Enrico VIII mostrò vari segni e sintomi di scorbuto. Il dottor scozzese James Lind, nel 1753, per primo descrisse clinicamente la causa della malattia e delineò una cura nella sua famosa pubblicazione “A Treatise of the Scurvy“. Come spiegò Lind, i medici dell’epoca si trovarono a dover affrontare la moltitudine di disturbi sintomatici dello scorbuto, e da ciò furono ingannati poiché non sospettarono di avere a che fare con un’unica causa principale.

Pertanto, essi fecero diagnosi separate di apoplessia, tisi, idropisia, edema, gotta, artrite, reumatismi, scrofola, appendicite, cattivi umori, sifilide. Secondo il dottor Lind, tutti questi disturbi erano parte integrante dello scorbuto e se apparivano con una certa progressione, come nel caso di Enrico, la diagnosi era inequivocabile.

Il re era malnutrito?

Henry VIII and the Barber Surgeons
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Ciò che rafforzò ulteriormente la teoria che Enrico VIII d’Inghilterra, e molti suoi contemporanei soffrissero di scorbuto, pur non essendo marinai, fu la natura stagionale della malattia. Di solito, egli appariva più sofferente durante il periodo di digiuno quaresimale di inizio primavera che coincideva con la scarsità di cibi nutrienti disponibili nel Paese. Ma nell’epoca dei Tudor l’associazione tra tipo di alimentazione e salute era ancora sconosciuta. A corte si sperava che gli intrugli verdi e dorati dei medici alchimisti fornissero la cura.

Gli inverni del XVI secolo erano spesso lunghi e rigidi. Le carni venivano salate e messe in salamoia, ma frutta e verdura, necessarie per avere un salutare apporto nutritivo, non erano disponibili. E la vitamina C, la cui carenza è causa principale dello scorbuto, è contenuta soprattutto negli alimenti freschi. Ciò significava che dall’inverno fino alla primavera, le persone erano costantemente a rischio di scorbuto. Gli effetti negativi della malattia, infatti, si acuivano durante i periodi di scarsità di cibo, in inverno e fino all’inizio della primavera.

Bandite la verdura e la frutta!

scorbuto
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I sintomi, che vanno dal sanguinamento delle gengive alle gambe ulcerate, dalla caduta dei denti al respiro affannoso, di solito miglioravano quando i cibi di stagione erano più abbondanti e disponibili. Tuttavia, ai tempi di Enrico VIII vi era la convinzione diffusa tra i nobili che le verdure erano “cattive”, perché crescevano nella terra bassa ed erano considerate alimenti adatti solo ai contadini. Molte persone avevano paura di mangiare la frutta, anche a causa degli avvertimenti contenuti nella pubblicazione del medico Sir Thomas Elyot del 1539, “Castel of Helth”. Secondo le teorie del medico, la frutta è “fastidiosa per l’uomo perché fa insorgere eruzioni cutanee e febbri putride, se mangiata continuamente”.

La dieta inglese si basava sulla carne, come ebbe modo di notare l’italiano Nicandro Nucius, che visitò l’Inghilterra negli ultimi due anni di vita di Enrico (1545-46). Egli scrisse: “Gli inglesi si abbuffano di carne e sono insaziabili di cibo animale; ottusi e sfrenati nei loro appetiti”. Un altro viaggiatore italiano nell’Inghilterra dei Tudor ci riporta la notizia che “i frutti sono scarsi, perché non hanno il grande caldo dell’estate”, necessario per una loro corretta crescita e maturazione. Gli agrumi, indicati dal dottor Lind per combattere lo scorbuto, erano così rari e costosi che si arrivò a pagare sei penny d’argento per un limone utilizzato durante una festa data in onore dell’incoronazione di Enrico e Anna Bolena. Le indicazioni del dottor Lind furono bellamente ignorate per quaranta anni; quindi, non bisogna stupirsi se al tempo di Enrico VIII l’importanza dell’alimentazione era così sottostimata.

E a proposito di alimentazione…

Scrivendo circa trent’anni dopo la morte di Enrico VIII, lo storico William Harrison affermò che il latte, il burro, le uova e il formaggio erano considerati “come cibo pertinente solo alla classe inferiore, mentre quelli più ricchi non li mangiavano”. Un altro scrittore elisabettiano, Phillip Stubbes, era molto critico nei confronti della dieta ricca di proteine ​​animali della nobiltà: “Pensai che cibi prelibati e buon umore nutrissero perfettamente il corpo e prolungassero la vita; e non la pensi così anche tu? L’esperienza insegna chiaramente il contrario; infatti (…) chi rutta di più? chi ha un aspetto peggiore, chi è più debole? chi ha più colore malsano, catarro e putrefazione (pieno di umori grossolani) di loro? e, per farla breve, chi muore prima di loro?

Non vediamo per esperienza che coloro che si danno alle prelibatezze e alle carni dolci non sono mai in salute? Non si oscura la loro vista, non si indebolisce l’udito dei loro orecchi, non marciscono e cadono i loro denti? Il loro alito non puzza, il loro stomaco non erutta umori sporchi e la loro memoria decade? Il loro spirito e i loro sensi non diventano forse pesanti e ottusi a causa delle esalazioni e dei vapori impuri che salgono nei loro aliti rossi e negli stomaci speziati? L’intero corpo diventa corpulento, sì, a volte decrepito per questo, e pieno di ogni immonda corruzione.” E proprio questa descrizione è pertinente alla condizione di Enrico VIII nei suoi anni di declino.

Sintomi dello scorbuto

sintomi scorbuto
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Macchie rosse e pruriginose nella parte superiore delle braccia, sul petto, sulla schiena e sulle cosce di solito erano i segni che annunciavano l’insorgenza dello scorbuto. Poi i problemi ai denti e alle gengive. Lo scorbuto poteva protrarsi anche per anni, in particolare quando i sintomi regredivano se il paziente si alimentava con cibi nutrienti di stagione. E ci sono prove che il re d’Inghilterra ricevesse e consumasse regali di frutta e verdura di stagione spediti direttamente dalla Francia. Ma il corpo immagazzina acido ascorbico e altri nutrienti essenziale solo quando i cibi freschi vengono digeriti regolarmente e costantemente. Senza i metodi di conservazione moderni e i tempi rapidi di trasporto, i cibi freschi in Inghilterra erano disponibili solo da maggio a settembre. Va da sé che i sintomi dello scorbuto riapparivano alla fine di settembre, peggiorando progressivamente fino alla soglia dell’estate successiva.

Lo stadio intermedio della malattia era spesso annunciato da ulcere alle caviglie e ai piedi. Dolori lancinanti si diffondevano in tutto il corpo. Con il progredire della malattia comparivano idropisia, apoplessia, consunzione o ittero. Questi sintomi erano accompagnati da piaghe livide, di colore blu-nerastro, caduta dei denti, gonfiore e mollezza alle gengive, ingrossamento del cavo orale creando un alito insopportabilmente fetido. La carnagione del paziente diventava giallastra e di aspetto malsano. Stanchezza, affanno e dolori articolari erano costanti. Camminare diventava difficile e spesso impossibile a causa della compromissione del collagene nel tessuto connettivo tra le ossa. Anche la stitichezza era spesso una caratteristica, oppure era presente una diarrea con sangue. Nonostante tutto ciò, gli ammalati conservavano un buon appetito.

La morte per scorbuto

Nella fase terminale dello scorbuto, la pelle diventava secca, ruvida e squamosa al tatto. Il volto assumeva un colore giallo, arancione o rossastro, mentre liquido edematoso si riversava nelle membra provocando enormi rigonfiamenti nelle cavità corporee, provocando cioè quella che allora si chiamava ‘idropisia’. Anche il viso assumeva un aspetto gonfio. L’edema causava tosse, respirazione limitata, raucedine, coliche acute e difficoltà digestive. Frequente era il sanguinamento dal naso. Parimenti, lo scorbuto agiva sul sistema nervoso provocando nel paziente irritabilità, aggressività, malinconia, attacchi di profonda depressione accompagnati da pianti. Assieme perdita di memoria, dell’udito, della vista. Le urine erano caratterizzate da un sedimento sabbioso e tracce di sangue.

Un quadro davvero spaventoso. Ma non solo. Nella fase terminale dello scorbuto, le ulcere delle gambe sanguinavano ed esplodevano producendo escrescenze. E questo particolare disturbo di Enrico lasciò a lungo perplessi i medici reali che cercavano le cause per spiegare le gambe ulcerate. A mano a mano che la malattia aumenta, le gambe appaiono come un fungo molle e sanguinante, che i marinai chiamano “fegato di bue”, per la somiglianza con il fegato bollito.

L’aspetto di Enrico VIII

aspetto di Enrico VIII
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E torniamo al ritratto di uomo bellissimo di Enrico VIII. Egli nacque in un periodo fortunato, alla fine di giugno 1491. Per ovvie ragioni, le possibilità di sopravvivenza di un bambino dipendente dal latte materno erano di gran lunga migliori se nasceva in estate piuttosto che in inverno o primavera. Sua madre o la sua balia avevano accesso ai cibi di stagione e quindi la qualità del nutrimento era superiore. Sembra che Enrico fosse un bambino sano, ma è stato scritto molto poco sulla sua infanzia.

La sua prima descrizione si riferisce all’età di otto anni. Un’altra si riferisce a due anni dopo. Ma non ci è giunta alcuna vera immagine o descrizione di lui finché non raggiunse quasi l’età adulta. La maggior parte di queste, lo ritraevano come un uomo robusto e dotato di un fisico magnifico. Fu solo quando Enrico compì ventidue anni che le notizie negative sulla sua salute iniziarono a circolare. Ponete attenzione alla ricorrenza stagionale dei dispacci sulla salute del re.

I dispacci sulla salute del re

bollettini salute del re
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Nel febbraio e marzo del 1514 fu variamente segnalato che avesse il vaiolo e il morbillo. Le opinioni non erano concordi circa la causa. La successiva menzione di “indisposizione” risale al marzo 1516, ma non ci furono ipotesi sulla natura del malessere. Passarono cinque anni senza che gli ambasciatori stranieri a corte ricevessero notizie sulla salute di Enrico VIII che, probabilmente, riuscì a nascondere bene le sue reali condizioni di salute. Fu solo all’inizio di maggio 1521 che i dispacci portarono la notizia che il re aveva febbre e “parossismi”. Era anche tormentato da “dolori alla testa”. Passarono altri sei anni senza alcun rapporto, ma si vociferava che il trentacinquenne re di Inghilterra soffrisse di “gotta” al piede.

Si suppone che Enrico VIII si sia ferito al piede nell’aprile del 1527 durante l’attività sportiva. All’inizio di maggio il piede appariva ancora coperto da una pantofola di velluto nero. Due anni dopo, nel marzo 1529, si disse che egli si fosse “storto il piede”, e nel gennaio 1531 giunse la notizia della sua irrequietezza e insonnia. Nel novembre 1532, fu colto da “un improvviso catarro e mal di denti… soffriva davvero in quel momento’, e un mese dopo iniziò ad assumere rimedi per la gotta. Nel febbraio del 1535 il re non poté dare udienza a causa di “raucedine e cattiva salute”, poi nella primavera del 1537 arrivarono le prime segnalazioni di ulcere alle gambe. A questo punto, Enrico VIII aveva quasi quarantasei anni e le notizie circa le sue reali condizioni iniziarono ad aumentare a mano a mano che i sintomi diventavano sempre più difficili da nascondere.

L’ultimo decennio di vita del re d’Inghilterra

Siamo giunti all’ultimo decennio di vita di Entico VIII, periodo in cui divenne estremamente riservato riguardo i suoi problemi e le sue infermità, rifiutandosi spesso di incontrare gli ambasciatori stranieri. Dal 1537 fino alla sua morte nel 1547, fu tutto un susseguirsi di bollettini negativi circa la sua salute. La prima menzione del dolore alla gamba di Enrico VIII risale al processo a Lord Montague nel marzo 1537. La predizione della morte del re era un reato di tradimento e Montague fu accusato di aver detto: “Ho sognato che il re era morto, ma morirà un giorno. Un giorno, all’improvviso, la sua gamba lo ucciderà”. Il mese successivo si disse che il re “si reca raramente all’estero perché gli fa male la gamba“. Queste parole spingono a pensare che fosse colpita solo una gamba, ma lo stesso Enrico scrisse: “un umore è caduto nelle nostre gambe”.

Le successive notizie sulla salute del re giunsero nel marzo del 1538. Egli soffriva di raffreddore e le ulcere alle gambe tornarono a tormentarlo, tanto che in aprile i suoi medici decisero di fasciarle, cosa da cui il re non trasse alcun giovamento, anzi. Infatti, il dottor Lind scoprì che bendare queste ferite livide era altamente pericoloso per cancrena. Il re migliorò e fu attivo per tutta l’estate ma nel novembre del 1538 la sua gamba tornò ad essere dolorante. Nel settembre del 1539, i suoi problemi di salute furono nuovamente annunciati da un raffreddore, febbre e severa costipazione, che divenne un problema costante.

Malattia e salute mentale

Enrico all’inizio del 1540 sposò la sua quarta moglie, Anna di Cléves. Ma dopo appena sei mesi di matrimonio non consumato l’unione fu sciolta e, meno di tre settimane dopo, sposò Catherine Howard. Durante questi fatti, si fece solo un breve accenno alla sua ‘malattia’. A metà febbraio del 1541, l’ambasciatore francese Marillac annotò che il re aveva una leggera febbre terzana e soffriva di cattivo umore, era irascibile, imprevedibilmente lunatico. L’ambasciatore rimase stupito dal fatto che, nonostante la gamba problematica del re, egli fosse “meravigliosamente eccessivo nel bere e nel mangiare”.

L’infedeltà di Catherine Howard con un cortigiano fu scoperta nel novembre 1541 e risulta che a dicembre Enrico era sempre di cattivo umore e prendeva medicine. Scoppiava sovente in lacrime, chiedendo una spada per uccidere la donna che lo aveva tradito. Fu giustiziata il 13 febbraio 1542. Il 22 febbraio il re iniziò il digiuno quaresimale. L’ambasciatore Marillac in quell’occasione notò la sua profonda letargia e l’obesità. Sembrava molto vecchio, gonfio, grigio e malinconico, passava il tempo a rimuginare e a sospirare profondamente. Entro la fine di quella primavera iniziò a usare un bastone per sorreggersi.

Gli ultimi due anni di vita

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Verso la metà di marzo del 1545, il re era malato da tre settimane di reumatismi, tosse e gambe infiammate. Le gambe ulcerate si aggravarono nel marzo dell’anno successivo, mentre per tutta l’estate fu preda di una profonda melanconia. Soffriva anche di coliche, di raffreddore e doveva essere trasportato in portantina perché non poteva più camminare. A dicembre sembrava “fortemente decaduto” e le sue gambe furono cauterizzate con ferri roventi per arginare la crescita fungina. Né Catherine Parr, la sua ultima moglie, né la figlia Maria furono autorizzate a vederlo e il 28 gennaio 1547 Enrico VIII d’Inghilterra morì.

Il re mostrava tutti i sintomi dello scorbuto, compreso l’alito maleodorante menzionato da diversi storici. E i sintomi erano apparsi nell’ordine di progressione indicato dal dottor James Lind. Ma ciò che più colpì gli studiosi fu l’andamento stagionale dei suoi malanni. Dai vari dispacci degli ambasciatori e dalle testimonianze, durante il rituale del digiuno della Quaresima il suo stato di salute peggiorava sempre sensibilmente.

Lo scorbuto e altri regnanti

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Anche Maria I manifestò molti dei sintomi dello scorbuto, così come il cardinale Wolsey. Ma la documentazione più completa è quella del successore di Elisabetta I, Giacomo I d’Inghilterra (1566-1625). Non c’è dubbio che sia lui che sua moglie, Anna di Danimarca, soffrissero di scorbuto. Infatti, il medico francese di Anne, Theodore Turquet de Mayerne, diagnosticò le sue gambe ulcerate come “scorbutiche”, ma non conosceva la cura. Mayerne fu l’unico medico in Inghilterra a usare il termine “scorbutico”. Tuttavia, come la maggior parte dei medici dell’epoca, credeva ancora nelle teorie umorali del medico Galeno del II secolo. Mayerne non riusciva a ritenere che i frutti, le verdure, le bacche, i cereali e i legumi comuni potessero avere un valore salutare. Bandì dal palazzo quei cibi.

Nel 1587, il famoso medico Thomas Vicary, nel suo libro “The Englishmans Treasure: with the True Anatomie of Mans Bodie” considerò le ulcere come “pestilenza” e “peste”. Vicary era un altro seguace delle teorie mediche obsolete di Galeno che raccomandavano l’applicazione esterna di rimedi chimici. Una delle cure contro la pestilenza, da lui caldamente raccomandate, consisteva in questo: “Prendi una gallina viva, strappale le piume dal culo e dal posto dove depone le uova. Sistemala in modo che il suddetto posto sia sopra dove si prova dolore, e che lei, per così dire, si sieda sulla piaga, o sul luogo in cui si manifesta la peste, e trattenerla lì per un bel po’. Allora vedrai che la suddetta avrà assorbito tutto, almeno una parte del veleno e dell’infezione, e che poco dopo morirà”.

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