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Dopo l’anno Mille: la rinascita dell’Europa

rinascita dell'europa
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Dopo l’anno Mille, assistiamo alla rinascita dell’Europa con una serie di cambiamenti significativi. L’agricoltura conobbe un periodo di grande sviluppo, le città riacquistarono importanza e i commerci si intensificarono, favorendo scambi culturali ed economici su vasta scala. La religiosità si fece più intensa e nacquero nuovi ordini monastici che svolsero un ruolo fondamentale nella diffusione della cultura e nell’assistenza ai bisognosi.

La rinascita dell’Europa: popolamento e agricoltura

A partire dal 1050 si manifestarono in tutto il Vecchio Continente segni di un profondo rinnovamento: fu la rinascita dell’Europa. Un forte aumento della popolazione fu accompagnato da una nuova diffusione e sviluppo degli insediamenti e un più intenso sfruttamento agricolo di vecchi e nuovi territori. A ciò si aggiunsero l’aumento degli scambi commerciali, l’ampliarsi delle manifatture, lo sviluppo delle città che portò con sé nuove forme di vita sociale. Di conseguenza, si svilupparono anche nuovi tipi di organizzazione politica e vasti movimenti di rinnovamento nella vita culturale e religiosa.

La rinascita dell’Europa vide il superamento dei vecchi confini. Dopo l’Alto Medioevo si verificò un espansionismo rappresentato dalle crociate, dalla Reconquista cristiana e da spinte colonizzatrici della Germania verso l’Europa orientale. L’aumento della popolazione fu la premessa dell’espansione agricola e della colonizzazione di nuove terre. Ma, d’altro canto, la disponibilità di maggiori derrate alimentari, consentì a sua volta l’aumento della popolazione. Ciò significò che sempre più persone poterono lasciare il lavoro nei campi per dedicarsi ai commerci e alle attività manifatturiere. La rinascita dell’Europa avvenne nel giro di due-tre secoli e la fisionomia del Vecchio continente cambiò radicalmente.

L’aumento della popolazione

aumento della popolazione medioevo
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Nel corso dell’XI secolo, in tutta Europa si registrò un notevole aumento della popolazione, segnando un’inversione di tendenza rispetto all’Alto Medioevo, caratterizzato da una situazione di stagnazione. Dopo l’anno Mille, si delineò una vivace e continua crescita demografica. I dati sporadici che abbiamo per questa epoca di rinascita dell’Europa indicano che, probabilmente, agli inizi del Trecento la popolazione ammontava a tre milioni e mezzo di abitanti in Inghilterra (Domesday Book del 1086).

Per gli altri paesi europei dobbiamo rifarci a indicatori indiretti come l’aumento della durata media della vita, l’aumento delle aree coltivate, la fondazione di nuovi villaggi e centri urbani, l’ampliarsi delle città esistenti, l’intensificarsi dei commerci e delle manifatture. Solo per gli anni successivi al Duecento disponiamo di dati numerici, ricavabili dai primi estimi relativi alla Francia meridionale e l’Italia centro-settentrionale.

Le cause dell’aumento demografico

Vari fattori concorsero a determinare l’aumento della popolazione che fu causa e motore della rinascita dell’Europa. Certamente vi fu un incremento naturale, cioè non conseguente all’immissione di popolazioni esterne, poiché per questo periodo possiamo escludere forti movimenti migratori diretti verso il Vecchio Continente.

Alla crescita contribuirono l’aumento della natalità e una certa diminuzione della mortalità infantile, che rimase tuttavia a livelli molto alti. Sicuramente contribuì una maggiore durata della vita media. Tutti questi fattori sono da mettere in relazione con un miglioramento generale delle condizioni di vita e un’alimentazione più abbondante e ricca dei nutrienti necessari alla salute.

Il popolamento dell’Europa dopo l’anno Mille

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Il forte aumento della popolazione che caratterizzò la rinascita dell’Europa dopo l’anno Mille vide livelli e velocità differenti di incremento nelle diverse aree del continente.

Aree ad alta densità demografica

La densità degli abitanti raggiunse valori molto alti in quelle regioni che vantavano una lunga tradizione di urbanizzazione, risalente all’epoca romana. Queste regioni registrarono anche una più rapida ripresa della vita cittadina e furono la Francia, l’Italia, i Paesi Bassi. Esse risultavano già relativamente popolate agli inizi del processo di crescita. I ritmi di incremento produssero tra il Due e Trecento una densità demografica assai elevata per l’epoca.

Francia, Italia e Paesi Bassi presentavano così il quadro di un’area fortemente popolata e caratterizzata da un fittissimo reticolo urbano lungo l’asse tra il Mare del Nord e l’Italia centro settentrionale.

Aree a minore densità demografica

Assai più scarsa fu la densità demografica nelle altre regioni europee. Esse erano la Spagna, l’area tedesca, le isole britanniche, l’Europa settentrionale, le pianure orientali. Tuttavia, anche qui si ebbe un’espansione demografica tra l’XI e il XIII secolo. Nelle aree a minore densità demografica fu più vistoso quel processo di diffusione degli insediamenti e di occupazione di nuove terre che in tutta Europa accompagnò l’espansione demografica.

La rinascita dell’Europa dopo l’anno Mille: dissodamenti e bonifiche

dissodamenti e bonifiche medioevo
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Il forte incremento della popolazione ebbe come conseguenza diretta il moltiplicarsi degli insediamenti che si infittirono nelle regioni più popolate e si estesero nelle aree finora non occupate. Tra l’XI e il XIII secolo si verificò quel periodo che lo storico Marc Bloch chiamò “la grande età dei dissodamenti e delle bonifiche“. Si trattò, dunque, di un periodo in cui furono messe a coltura vaste estensioni di terre nuove, che prima erano state foreste, paludi e terreni incolti.

Questo fenomeno iniziò in modo lento e sporadico fra il X e l’XI secolo, favorito probabilmente dalla stabilità politica che anticipò la rinascita dell’Europa e la fine delle invasioni barbariche. Il processo poi accelerò in modo sensibile nel corso del XII secolo, probabilmente grazie a condizioni climatiche favorevoli. Le coltivazioni e gli insediamenti si ampliarono fino a inglobare terre povere e periferiche.

Ampliamento dei villaggi e nuovi insediamenti

medievo nuovi insediamenti
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La messa a coltura di terre nelle immediate vicinanze dei villaggi determinò l’ampliamento degli insediamenti agricoli già esistenti a spese della foresta e dell’incolto. In questo senso, all’iniziativa di singoli contadini, si univa spesso l’azione dei grandi proprietari terrieri che arruolavano gruppi di dissodatori per estendere le loro terre. Nelle terre recuperate nascevano nuovi nuclei abitativi. Quando invece si trattava di dissodare estese porzioni di terre lontane dai nuclei agricoli, allora nascevano nuovi villaggi e insediamenti. L’iniziativa, in questi casi, poteva essere di gruppi di coltivatori, signori rurali oppure città oppure ancora ordini religiosi, tutti desiderosi di estendere le terre da cui trarre le entrate e di ampliare la loro sfera d’influenza.

Nell’Italia centro settentrionale numerose furono le “ville nuove” e i “borghi franchi”, cioè nuovi insediamenti creati da cittadini. In altre aree italiane, francesi e tedesche si costituirono i castelli e motte (terrapieni fortificati) per volontà dei signori feudali che offrirono nuove forme di popolamento. Nelle aree più scarsamente abitate si verificò una vasta colonizzazione delle aree interne non abitate. Promotori furono società di signori-proprietari di terre incolte e gruppi di coloni. Il dissodamento e il popolamento di nuovi territori divenne un’impresa sistematica in area tedesca, dove signori e principi facevano ricorso a veri imprenditori specializzati che reclutavano coloni e li organizzavano nel periodo iniziale dell’insediamento nei nuovi villaggi. Tutti questi nuclei goderono di maggiori libertà e privilegi fiscali per stimolarne la crescita.

Le bonifiche costiere

Un caso particolare nella rinascita dell’Europa fu rappresento dai Paesi Bassi e dalle Fiandre dove la nuova terre da coltivare fu strappata al mare. A partire dl X secolo si avviò un immenso lavoro di costruzione di dighe a mare e canali capaci di drenare i terreni acquitrinosi interni tramite sistemi di chiuse. Questo genere di bonifica accelerò nel XII e nel XIII secolo anche per le pressioni demografiche e le richieste dell’allevamento che rendeva fiorenti i centri delle Fiandre e dei Paesi Bassi.

L’ampliamento dei confini europei

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Dissodamenti e bonifiche continue crearono un moto di espansione che superò i confini dell’Europa altomedievale, avviando la colonizzazione di nuove regioni, in concomitanza con le conquiste militari e politiche. L’espansionismo ebbe tre direzioni principali:

  • verso il Levante con le crociate e con un’intensa opera di espansione commerciale delle città marinare;
  • verso il Baltico e l’Europa orientale, i cui territori furono conquistati e colonizzati da tedeschi e svedesi;
  • verso la penisola iberica dove i cristiani recuperarono i territori allontanando i mori musulmani.

La Reconquista della penisola iberica

In Spagna, il processo di Reconquista verso le regioni meridionali della penisola iberica registrò una prima fase nel X secolo e una seconda nel XIII secolo. Quest’ultima fu caratterizzata dal recupero di tutto il territorio, tranne Granada. In entrambe le fasi, la Reconquista determinò la creazione di nuovi insediamenti di contadini cristiani che andarono a formare grossi villaggi. Da essi partiva e si allargava l’opera di dissodamento dei terreni circostanti dove, a loro volta, avveniva la fondazione di nuovi villaggi satellite.

Lungo le regioni costiere della Catalogna e dell’Aragona, il ripopolamento (repoblaciòn) fu accompagnato dalla sistematica messa a coltura delle terre, grazie anche alle avanzate tecniche idrauliche sviluppate dai moriscos (i sudditi musulmani delle zone interne della penisola iberica). L’aridità degli altopiani dell’entroterra favorì invece lo sviluppo dell’allevamento.

Drang nach Osten

L’espressione Drang nach Osten (spinta verso Oriente) sta a indicare l’espansionismo delle popolazioni germaniche verso l’Europa centro-orientale e il loro insediamento in vaste terre incolte e scarsamente abitate. Infatti, nel quadro della rinascita dell’Europa, vi erano già stati flussi migratori verso oriente dall’area tedesca che si intensificarono fra il X e l’XI secolo, soprattutto dopo la definitiva sconfitta degli Ungari.

Più tarda fu l’espansione verso le regioni centrali e settentrionali, che ebbe una spinta solo dal XII secolo, in concomitanza con la conquista di quelle zone da parte degli ordini religiosi militari, come i Cavalieri Teutonici, e per la forte pressione demografica che caratterizzava la Germania occidentale. I coloni, che si spostarono in massa, diedero origine a nuovi insediamenti rurali ma anche a nuove città, vie di comunicazione e attività economiche.

Le trasformazioni nell’agricoltura

trasformazioni nell'agricoltura
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Le conseguenze di tutti questi fattori che caratterizzarono la rinascita dell’Europa dopo l’anno Mille si fecero sentire soprattutto nelle trasformazioni del paesaggio e nell’espansione dello spazio coltivato. Il paesaggio cambiò profondamente rispetto a quello dell’Europa altomedievale. Le vaste foreste, le ampie zone paludose si ridussero mentre aumentarono le aree abitate.

Con il moltiplicarsi degli insediamenti e l’estendersi delle coltivazioni mutarono i rapporti dell’uomo con l’ambiente circostante che nell’Alto Medioevo risultava ostile e difficile. L’economia rurale del periodo precedente era stata soprattutto silvo-pastorale. Ma un’economia sostanzialmente agricola prese il suo posto. Le sue caratteristiche principali furono l’intensificazione delle colture e la produzione di cereali.

Nuove tecniche di coltivazione

Accanto all’aumento dello spazio coltivato, un’altra trasformazione avvenne nell’agricoltura dell’XI-XIII secolo, e cioè il miglioramento delle tecniche di coltivazione. Ciò fu reso possibile grazie all’introduzione di nuovi e più efficienti attrezzi e sistemi, primi fra tutti l’aratura. Dopo il Mille si diffuse un nuovo tipo di bardatura degli animali da tiro, con un collare rigido che permetteva all’animale di utilizzare tutta la sua forza per trascinare l’aratro.

Inoltre, si diffuse l’impiego del cavallo, provvisto di ferratura adeguata. La maggior forza di traino ottenuta consentì l’impiego di aratri più pesanti, muniti di coltro e vomere, che incidevano più profondamente il terreno, e di un versoio che rovesciava la zolla. L’aratura che ne risultava era più efficace nel lavorare qualsiasi tipo di terreno. Migliorarono anche gli attrezzi agricoli grazie all’impiego del ferro.

Avvicendamenti delle colture

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Al posto della rotazione biennale prese piede quella triennale che prevedeva che soltanto un terzo del terreno (e non la metà) restasse a maggese, mentre un terzo era riservato ai cereali invernali e l’altro terzo a quelli primaverili o leguminose. In tal modo, solo una piccola parte del terreno risultava improduttivo, mentre la parte restante non era sottoposta a eccessivo impoverimento, grazie all’avvicendamento delle colture. Inoltre, si poteva disporre di una produzione diversificata e di maggiore valore nutritivo grazie al contenuto proteico delle leguminose. In questa maniera si riduceva il pericolo che condizioni climatiche avverse compromettessero l’intero raccolto.

Tutti questi vantaggi spiegano la grande diffusione della rotazione triennale a partire dal XII e XIII secolo, soprattutto nelle regioni dell’Europa centro-settentrionale. Inoltre, si diffusero nuove coltivazioni come la vite e nuove specie nella frutticoltura e orticoltura.

Nuove forme di organizzazione del lavoro agricolo

Nel quadro della rinascita dell’Europa, i miglioramenti del lavoro agricolo furono accompagnati anche da nuove forme di organizzazione del lavoro nei campi e forme di possesso delle terre. La maggiore disponibilità consentì di immettere in commercio una quantità più grossa di prodotti agricoli, anche per far fronte alla crescente domanda proveniente dalle città, dove il nuovo ceto di artigiani aveva la necessità di acquistare cibo scambiando manufatti. L’agricoltura conobbe un maggior dinamismo e fu inserita nell’economia di scambio e in quella monetaria. La terra acquistò nuovo e maggiore valore economico per la sua capacità di produrre ricchezza.

Alla luce di ciò si introdussero nuove forme di organizzazione produttiva e nuovi contratti. La terra divenne un bene di scambio, liberamente commerciabile. Emersero nuovi ceti di possessori come i cittadini e i mercanti e si sentì l’esigenza di definire meglio le forme di proprietà. Dalle sollecitazioni al cambiamento della società rurale derivarono così nuove forme di organizzazione politica delle campagne.

Azienda curtense e signoria rurale

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Fra il X e l’XI secolo, all’interno della signoria rurale aumentò la pressione esercitata dai grandi proprietari sui coltivatori, ridotti a forme di grave dipendenza come la servitù della gleba. Ciò provocò un’intensificazione del lavoro agricolo e maggiori profitti per i signori.

Questa possibilità di sfruttamento rappresentò una causa della diffusione della signoria rurale come forma di organizzazione della società rurale favorevole a questo quadro economico. Ma, con lo sviluppo del lavoro agricolo e delle sue conseguenze, l’organizzazione curtense-signorile entrò in crisi.

Migliori condizioni per i contadini

Nel quadro economico della rinascita dell’Europa, i coltivatori poterono in parte approfittare dei maggiori profitti e dei miglioramenti della loro condizione. Non solo i piccoli proprietari, ma anche molti rustici in condizioni di servi della gleba poterono godere dell’aumentata produttività e della commercializzazione dei loro prodotti.

Grazie anche alla lunga durata delle concessioni e alla relativa esiguità del canone, essi poterono consolidare i diritti sulla terra che lavoravano, maturando una sorta di diritto di possesso che consentiva loro di lasciare in eredità, vendere o scambiare la terra, salvo il pagamento del censo al proprietario vero e proprio.

La crisi dell’azienda curtense

Nelle nuove condizioni, la pressione dei signori sui coltivatori si attenuò. Gli stessi coltivatori si mostrarono più riluttanti a forme di prestazioni onerose e molti tendevano a svincolarsi dalla signoria rurale, attirati dalle città che chiedeva manodopera nelle manifatture di tipo urbano. Si ridusse l’estensione dell’antica pars dominica, cioè di quelle terre coltivate con il sistema delle corvée, che furono abolite e sostituite con il pagamento di censi.

La pars dominica si spezzettò in appezzamenti affittati a contadini attraverso contratti più elastici, di lunga durata, che richiedevano la semplice corresponsione di un canone in denaro o in natura, senza la prestazione di servizi. Ciò consentì ai contadini di liberarsi dalla pesante dipendenza che aveva caratterizzato i secoli precedenti a favore del lavoro autonomo.

Campagna e città

medioevo città
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Le trasformazioni in atto risultarono più rapide e vistose dove più forte era l’influenza dei centri urbani come nell’Italia centro settentrionale e le Fiandre. La città rappresentò un importante fattore che determinò il dissolversi dell’antico ordinamento fondiario. Infatti, le città esercitavano una forte influenza sull’economia manifatturiera e mercantile e contrastavano i signori del contado.

D’altra parte, i cittadini stessi cercarono di assicurarsi proprietà fondiarie tramite la concessione di conduzioni di grosse proprietà ecclesiastiche o nobiliari, ormai libere da quegli oneri personali che gravavano sui concessionari precedentemente. Nacque così una nuova proprietà cittadina rappresentata da mercanti e artigiani.

Le trasformazioni della società rurale

Dunque, la rinascita dell’Europa dopo l’anno Mille vide vistose trasformazioni della società rurale. Accanto ai semplici coltivatori, emersero ceti di contadini più agiati, concessionari e conduttori di terre di proprietà nobiliare o ecclesiastica. Coloro che si insediarono nelle “ville nuove”, cioè i centri di nuova formazione, godettero di condizioni particolarmente favorevoli, quali affitti assai ridotti e la possibilità di acquistare la piena proprietà.

Da tutti questi ceti provenivano coloro che si stabilivano nelle città, la “gente nuova” che ebbe un ruolo fondamentale nella successiva nascita dei comuni.

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Libri per approfondire

Basso Medioevo di Grado Giovanni Merlo

L’Italia dei secoli d’oro – Il Medio Evo dal 1250 al 1492 di Indro Montanelli e Roberto Gervaso