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Cose da vedere ad Arcola e la sua storia

Cose da vedere ad Arcola
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Il comune di Arcola fa parte della Val di Magra, in Liguria, e si estende in posizione collinare tra il territorio della Spezia e la piana della Magra. I principali borghi del territorio comunale sono Baccano, Trebiano, Cerri, Ressora, Romito Magra. Ecco quali sono le cose da vedere ad Arcola e la sua storia.

Etimologia e geografia

Sono molte le ipotesi formulate sull’etimologia del nome Arcola. C’è chi ha sostenuto che il nome derivi da Erculei, famiglia della nobiltà romana, stabilitasi in questa zona ai tempi della colonia di Luni e chi ha addirittura pensato a Ercole della mitologia romana, chi ancora all’esistenza di un piccolo arco con stemma. Più recentemente, sono state indicate le etimologie di Arx (rocca) e Arcula (piccola rocca), ma si è fatta strada anche l’interpretazione di “Arcoa”, Arcola in dialetto, derivante da “alcò”, cioè “in capo” o “promontorio”, che troverebbe riscontro nella posizione geografica del paese.

Infatti, Arcola si trova su dolci colline, tra cui il cosiddetto Monte Sorbolo, che fanno da spartiacque tra il territorio spezzino e la piana solcata dal fiume Magra, rispetto al quale il paese si trova sul lato destro.

La storia di Arcola

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Prima di scoprire le cose da vedere ad Arcola, scopriamo l’affascinante storia del paese. Arcola è un borgo dalla storia antichissima. Fu un antico cassero romano, che serviva come deposito di armi e vettovaglie utilizzato nell’avanzata di Roma in guerra contro i Liguri Apuani nel III secolo a.C. Il borgo vero e proprio sorse, come molti altri, in concomitanza con l’abbandono della colonia di Luni. Gli abitanti si rifugiarono sulle colline circostanti per sfuggire alla malaria, che imperversava nelle paludi della piana, e per trovare condizioni di vita più favorevoli.

Nei secoli che trascorsero tra la caduta dell’Impero Romano e l’inizio del Medioevo, il territorio di Arcola subì saccheggi e incursioni da parte dei Normanni e dei Saraceni. Dopo questo periodo di rovina e declino, la rinascita del borgo si deve agli Obertenghi, dinastia di origine longobarda iniziata da Oberto I, marchese di Milano e di Genova, conte del Palazzo sotto Ottone il Grande e reggente della Marca che nel X secolo da lui prese nome, la Marca Obertenga. Arcola appare per la prima volta nelle fonti scritte nel diploma imperiale di Ottone del 963. Sappiamo che nel 1033 un certo marchese Alberto donò la porzione dei suoi possedimenti siti ad Arcola al monastero di Santa Maria di Castiglione nel mantovano. Nel 1077 Arcola fu inglobata nei feudi confermati da Enrico IV al marchese Folco d’Este.

Gli Obertenghi

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Dunque, dopo i vescovi di Luni, i primi signori di Arcola furono i marchesi d’Este, i quali possedevano alcuni feudi nel Golfo della Spezia e in Val di Magra. Dal secolo XI furono conti della Lunigiana quei pronipoti del marchese Oberto I, gli Obertenghi. Di ciò abbiamo conferma da un documento dell’anno 1050 in cui si può leggere che il marchese Azzo II della casa d’Este, dal suo castello ad Arcola, si proclamava Comes istius lunensis Comitatus. La casata d’Este fu infatti un ramo cadetto degli Obertenghi.

Come abbiamo detto, questi ultimi furono gli autori della rinascita del borgo di Arcola, in quanto, tra il X e l’XI secolo costruirono il castello difensivo e residenziale e la torre pentagonale, di 25 metri di altezza, punto di forza del sistema difensivo collinare sulla Val di Magra. Da queste due strutture, si sviluppò il borgo di Arcola che mantiene ancora oggi l’originale assetto medievale a forma raccolta.

I Malaspina e il Medioevo

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Nel XII secolo i Malaspina subentrarono come proprietari feudali dei possedimenti di Arcola e del suo castello. Il diploma del 19 settembre 1164 dell’imperatore Federico I confermò al marchese Obizzo Malaspina il possesso di varie terre a Genova e in Lunigiana, tra cui Arcola. E ancora nel 1220, il diploma del 23 dicembre dell’imperatore Federico II confermò ancora ai marchesi Corrado e Opizzo Malaspina i territori già posseduti dai loro antenati nella contea di Lunigiana: il castello e corte di Vezzano Ligure, di Corvara, di Beverino, di Madrignano, di Valeriano, di Arcola e altre terre situate nella Riviera di levante.

Negli anni Quaranta del Duecento, signore era il marchese Moroello Malaspina. Nel 1245 la maggior parte degli uomini di Arcola, considerandosi maltrattati dal loro signore, uscirono dalla sua dipendenza per andare ad abitare a Sarzana. Quest’ultima, di contro, acquistò gran parte del loro territorio: l’ospitale di San Bartolomeo, le paludi della piana d’Arcola e il castello di Arcola, che fu dato alla famiglia del Prefetto di Sarzana e sindaco del Comune.

La Repubblica di Genova

Nel 1278 i Malaspina, nonostante il giuramento di fedeltà alla Repubblica di Genova, si allearono con i caporioni guelfi fuoriusciti da Genova, in particolare con Alberto Fieschi e i suoi figli, i conti di Lavagna. Tutti si schierarono contro i capitani ghibellini. Oltrepassato il fiume Magra con 1200 fanti e 300 cavalli, presero possesso del territorio. Ma Oberto Doria li cacciò al di là dai monti e Manuele del Nero, vicario nella riviera di levante, occupò Arcola e altre terre dei Malaspina.

La Repubblica di Genova acquistò la terra di Arcola e altri luoghi recuperati dai Sarzanesi. Nel 1282 il vescovo di Luni Enrico da Fucecchio si riappropriò del castello di Arcola. In seguito il borgo entrò a far parte dei possedimenti di Castruccio Castracani degli Antelminelli, signore di Lucca, successivamente dei Visconti di Milano per poi tornare sotto la giurisdizione della Repubblica genovese nel 1494.

Età moderna e contemporanea

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All’inizio del Cinquecento, il castello di Arcola divenne la sede della Podesteria di Arcola e Vezzano, posta sotto la Repubblica di Genova. In questo secolo si verificò lo sviluppo delle attività agricole ai margini della piana di Arcola e sulle colline, note per i loro pregevoli vini. Per far fronte ai frequenti eventi alluvionali della Magra, nel corso del XVII secolo si realizzarono le prime opere di arginatura, mentre nel XVIII secolo comparvero due mulini, progettati dal cartografo Matteo Vinzoni.

Nel 1812 avvenne il definitivo prosciugamento delle paludi della piana di Arcola. Per quanto riguarda l’età contemporanea, il 24 settembre 1944 una pattuglia partigiana del distaccamento “Signanini”, della Brigata “U. Muccini”, partecipò a un’azione nel territorio di Lerici e Arcola, con lo scopo di procurarsi armi e viveri. Al rientro, avvenne uno scontro con due gruppi di soldati tedeschi in località San Ginesio. Due tedeschi furono uccisi e altri quattro furono fatti prigionieri. Subito dopo, al passaggio a livello ferroviario, avvenne un ulteriore scontro con due tedeschi, di cui uno fu ucciso, l’altro catturato. Rapida fu la reazione tedesca che procedette a una perquisizione del paese. Fu preso l’arcolano Fausto Perroni e altri nove prigionieri. Tutti furono fucilati alla stazione vecchia di Ressora la mattina del 27 settembre. Il fatto è ricordato in un cippo sito nella località.

Code da vedere ad Arcola

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Ecco le cose da vedere ad Arcola, in paese e negli immediati dintorni.

Santuario di Nostra signora degli Angeli

Santuario di Nostra signora degli Angeli
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In posizione distaccata rispetto al borgo di Arcola, in località Carbonara, il Santuario di Nostra Signora degli Angeli fu eretto a più riprese a partire dalla metà del Cinquecento. Infatti, a seguito di un’apparizione della Madonna, in tale luogo si costruì una cappella sotterranea, successivamente la chiesa sovrastante, mentre l’edificio di culto che oggi possiamo ammirare è frutto di lavori effettuati nella seconda metà del Settecento. Nel 1558 qui già esisteva, dunque, una prima chiesa chiamata localmente “Santuario della Madonna degli Angeli”.

Nel 1854 fu organizzata una processione con la statua di Nostra Signora degli Angeli per invocare la protezione dall’epidemia di colera, che stava causando morte e distruzione in tutta la penisola. Ad Arcola non si registrarono morti. Nella notte del 19 maggio 1910 un incendio doloso distrusse la chiesa. Si salvò, intatta, la statua della Madonna che si trovava nell’altare maggiore, assieme al velo che la avvolgeva.

Gli interni

Tra le cose da vedere ad Arcola, l’interno della chiesa mostra un’abbondante e mirabile decorazione, eseguita in tempi differenti. Sono presenti stucchi sulle volte di tutta la chiesa, affreschi, decorazioni policrome in marmo di Carrara. Oltre a un gran numero di ex voto, si conservano varie opere d’arte sacra tra cui la già citata statua della Vergine Maria, opera dello scultore carrarese Battista Orsolini del 1624, due affreschi di Luigi Agretti del 1911, intitolati “Apparizione della Vergine alle cinque sorelle” e “Incoronazione”.

La cappella del Santissimo Rosario contiene la statua in legno dello scultore Pietro Gavè e un dipinto di Andrea Podenzana del 1688. Al XVII secolo risalgono le opere dell'”Annunciazione” e “La croce e le pie donne”, eseguite dal pittore spezzino Giambattista Casoni. Il coro ligneo è di epoca barocca, la sagrestia è datata 1799. Al di sotto del presbiterio vi è la cappella dell’Apparizione che, riccamente decorata, fu eretta nel luogo preciso dell’apparizione.

L’apparizione della Madonna

cappella dell'apparizione
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Il 21 maggio 1556, il giorno della solennità di Pentecoste, le cinque sorelle Barbara, Camilla, Elisabetta, Catarinetta ed Angela, figlie di Baldassarre Fiamberti e Margherita Blasio, si riunirono a pregare assieme in un terreno di loro proprietà in località Carbonara, dopo la messa a cui avevano assistito nel nella pieve dei Santi Stefano e Margherita di Baccano con i genitori e i fratelli. Recitando l’Angelus, sopra una pianta di rosmarino, apparve loro una “Signora avvolta in una nuvola luminosa affiancata da due Angeli”. La Vergine Maria disse alle cinque sorelle, tranquillizzandole: “Non temete, o figlie, io sono Maria, la Madre di Gesù Cristo, la Regina degli Angeli”. La notizia di un evento miracoloso si diffuse ben presto in tutta la Val di Magra e gli arcolani si misero subito al lavoro per costruire una chiesa in onore di quella apparizione. I lavori terminarono nel 1558.

Il primo documento che cita il luogo dell’apparizione e l’esistenza della prima chiesa è contenuto in un registro del comune di Arcola, la “Caratata Generale“, un catasto del 1569. Si legge che in località Carbonara esisteva una terra con viti e orti, cisterne e due casupole appartenenti a Baldassarre Fiamberti e nella quale sono conservate le “reliquie Sante Marie de Angieli”. Il secondo documento che ci dà notizia dell’evento dell’apparizione è un testamento di Ercole Fiamberti del 1571, ritrovato nell’Archivio parrocchiale di Nostra Signora degli Angeli che certifica l’esistenza della chiesa alla Carbonara. Inoltre, nella relazione della visita pastorale del vescovo mons. Peruzzi del 1584 è trascritto il racconto dell’apparizione e una descrizione della chiesa.

Chiesa di San Nicolò

chiesa di san nicolò
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Tra le cose da vedere ad Arcola c’è la chiesa di San Nicolò, ricordata fin dal 1128, mentre al 1132 risale la sua prima citazione in un atto dei monaci benedettini dell’isola del Tino. Nel 1574, a causa dell’aumento di importanza di Arcola, iniziarono i lavori di ampliamento, che si protrassero a più riprese fino al 1673. Il vecchio campanile fu demolito e se ne costruì un altro distaccato, a pianta quadrata e alto circa 35 metri. Esso sorse sulle rovine del preesistente oratorio della Confraternita dell’Immacolata Concezione. I lavori per la costruzione del campanile terminarono nel 1678. La chiesa è suddivisa in tre navate, con colonne in marmo e volte interamente decorate ad affresco.

Opere d’arte

Nel presbiterio si trova il bassorilievo marmoreo della Madonna con Bambino tra Santi del 1503. L’altare maggiore presenta marmi policromi. Nella navata laterale di sinistra si trova la cappella con altare che custodisce il SS. Sacramento. Alcuni affreschi delle volte sono opera del pittore arcolano Luigi Agretti, mentre nella sagrestia si trova il dipinto dell’Annunciazione del maestro Guido Reni. Nel 1777 avvennero i lavori per sistemare il piazzale della chiesa con decorazioni a motivi geometrici, realizzati con la tecnica ligure del risseu. Spicca quella della rosa dei venti: secondo una leggenda locale, i ricercati dalla giustizia che avessero raggiunto la rosa avrebbero ottenuto un’incolumità di 48 ore.

Il castello di Arcola

castello di arcola
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Imperdibile tra le cose da vedere ad Arcola, il castello fu eretto dalla famiglia degli Obertenghi almeno intorno all’anno Mille. Nel 1884 furono effettuati profondi lavori di rifacimento e il castello divenne la sede del municipio con il nome di Casa Comunale. Il castello originario rappresentò il fulcro da cui ebbe origine l’abitato, la cui disposizione segue un andamento concentrico a difesa del maniero e della torre obertenga. Il castello è ricordato in un documento dell’anno 1063 come “castrum Arculae“.

Dopo gli Obertenghi, il castello appartenne ai Vescovi di Luni e ai Malaspina i quali lo cedettero ad Alberto Doria nel 1278. Passato alla Repubblica di Genova, successivamente Castruccio Castracani di Lucca ne prese possesso nel 1320. Una lapide marmorea del 1350 riporta gli stemmi di Genova, Luni e Arcola. Poi, nel XV secolo, il castello divenne proprietà dei Visconti, per tornare definitivamente a Genova nei primi anni del Cinquecento, quando divenne sede della Podesteria di Arcola e di Vezzano. Nel 1799 fu in parte distrutto dalle truppe francesi in ritirata e ricostruito nel 1884.

Torre Obertenga

torre obertenga
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Accanto al castello di Arcola svetta la torre pentagonale obertenga, unica testimonianza dell’originario castello eretto dagli Obertenghi nel corso dell’XI secolo. Alta 25 metri, è caratterizzata da forme architettoniche romano-bizantine con elementi architettonici e stilistici pisani. Si conserva intatta, ha subito un solo restauro effettuato per porre rimedio ai danni causati dall’esercito austro-russo nel 1799. Data la sua posizione, la torre costituiva il fulcro del sistema difensivo del paese e del versante occidentale della Val di Magra.

L’accesso alla torre avveniva attraverso una stretta porta ancora visibile, collegata al castello mediante un ponte levatoio e un camminamento superiore sulle mura. L’attuale porta d’accesso risale invece al 1759. Nella piazza, tra la torre e la Casa Comunale vi è un’aiuola con una vasca in marmo che serviva per la misurazione del volume di mezzo barile di vino secondo l’unità di misura di Genova nel 1600.

vasca castello
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La chiesa di San Rocco

Al Piano di Arcola, la chiesa di San Rocco fu costruita nel 1929 per volere del parroco di San Nicolò, Francesco Salvatore. Si trattava di una chiesa sussidiaria, poi completata dal parroco successore Amabile Passalacqua, in sostituzione dell’omonimo Oratorio già esistente presso la Porta Soprana del borgo (l’attuale Piazza Garibaldi), distrutto dopo lo scoppio del forte Falconara, avvenuto nel 1922. In seguito all’aumento della popolazione, il 1° luglio 1949 fu eretta la parrocchia di San Rocco, staccandone il territorio dalla Parrocchia di San Nicolò.

Museo delle arti e del paesaggio

Da giugno 2023, la Torre obertenga di Arcola è sede del MAP Museo Arti e Paesaggi, creato dal Comune in collaborazione con Musea che si occupa di startup museali, insieme all’artista Walter Tacchini, a Liguria Vintage e al Museo Etnoarcheologico Castiglioni di Varese. Per maggiori informazioni museotorrediarcola.it

Altri edifici in giro per il borgo

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Tra le cose da vedere ad Arcola spiccano gli edifici storici situati tra le vie del borgo. L’Ex ospedale della Casalina sorge nella località Fosso di Prado e risale alla fine del XV secolo. L’unica menzione scritta si trova in una bolla di papa Sisto IV del 1472. Convertito a più usi, tra cui come mobilificio, all’interno conserva arcate e decorazioni del Quattrocento. Nelle vicinanze si trova la Fonte di Salvago datata 1626.

Ex Asilo infantile e Casa Suore Immacolata Concezione

L’edificio di piazza Muccini risale al 1920, voluto dall’allora rettore del Santuario di Nostra Signora degli Angeli per dare al borgo un asilo infantile. Per ottenerlo, fu sopraelevata la struttura dell’antico oratorio dell’Immacolata Concezione, ancor oggi visibile. L’edificio ospitò anche le suore dell’Immacolata Concezione che svolsero il ruolo di educatrici e ivi rimasero fino ai primi anni Sessanta. Il complesso fu poi destinato a usi differenti e ospitò anche l’archivio storico. L’oratorio presenta uno stile cinquecentesco con pavimentazione ben conservata. L’altare è stato però tolto, ai piani superiori si trovano alcune celle che furono abitate dalle suore.

Forte di Canarbino

Per il forte di Canarbino vi rimandiamo all’apposito articolo.

Cose da fare ad Arcola

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Passeggiare tra le vie storiche e i carobi dell’antico borgo e lasciarsi sorprendere dalle atmosfere di un tempo, dalla pietra nuda o scolpita e dai vasti scorci panoramici. Oppure fare un tour delle frazioni del comune, scoprirne la loro storia, le chiese e i castelli, senza dimenticare la natura dei campi coltivati e i vigneti della località Masignano. Queste sono solo alcune delle cose da fare ad Arcola.

Le passeggiate alla scoperta del territorio possono essere accompagnate da una sosta nei ristoranti tipici o negli agriturismi della zona per gustare i piatti caratteristici e i vini locali.

Escursioni e luoghi naturali

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Dalla località di San Genesio si accede all’Oasi Lipu di Arcola, inserita nell’ambiente lacustre del fiume Magra. All’interno vi sono sentieri che permettono l’osservazione della flora e della fauna tipiche dell’habitat fluviale e delle zone umide, aiutati dalle bacheche illustrative che spiegano le principali specie e ambienti dell’oasi.

Sono molte le possibilità di avvistare le specie tipiche degli ambienti fluviali come il martin pescatore, gli aironi cenerini, le garzette e nitticore. La struttura organizza incontri e giornate di sensibilizzazione ambientale, attività didattiche ed escursionistiche. L’Oasi LIPU di Arcola può essere visitata liberamente ma mantenendosi sempre sui sentieri per non arrecare disturbo agli animali presenti.

I sentieri di Arcola

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Parte del territorio di Arcola ricade entro il Parco regionale di Montemarcello Magra Vara e il comune è attraversato da alcuni sentieri mappati e segnalati.

  • il sentiero 401 Trebiano – Ressora – Arcola (Via delle Pievi);
  • il sentiero 402 Ponte di Arcola – Collegamento sentiero 401;
  • il sentiero 403 Ponte di Arcola – Pieve di Baccano – Collegamento AVG;
  • il sentiero 404 Arcola – Pietralba (collegamento AVG)
  • Alta via del Golfo;
  • il sentiero 490 Senato (Arcola) – Fornola (Vezzano Ligure).

Prodotti tipici e tradizioni

Oltre a essere un centro vinicolo di eccellenza, Arcola si distingue per la sua cucina tradizionale, caratterizzata da un insieme di usanze, sapori e ricette che provengono sia dalla Lunigiana storica sia dal Golfo della Spezia. Piatti a base di stoccafisso e baccalà, la focaccia, le zuppe di cereali, di legumi o di verdure di stagione, i ravioli al ragù, la cima nella versione spezzina costituiscono i capisaldi della cucina casalinga e di origine contadina della zona.

Una gita a Baccano

baccano
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Tra le cose da vedere ad Arcola possiamo inserire anche Baccano, una modesta frazione comunale da cui dista appena un chilometro dal borgo. Sorge in collina e il suo territorio è caratterizzato da nuclei di case sparse, poco distanti fra loro.

Etimologia e geografia

Sembra che il nome Baccano derivi direttamente da Bacco, dio del vino e della vite nella mitologia classica. Infatti, il territorio di Baccano è sempre stato caratterizzato da vigneti da cui si ricavavano pregiati vini. Secondo un’altra ipotesi, il nome deriverebbe dal latino baccanum, “baccano, clamore“, un concetto che deriverebbe dalla posizione del villaggio all’incrocio di molteplici itinerari tra la Val di Magra e La Spezia. Infatti, il paese di Baccano sorge adagiato sulle colline e il crinale che fanno da spartiacque tra la Val di Magra e la piana di La Spezia.

La storia di Baccano

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Baccano nacque e si sviluppò in tempi assai remoti, probabilmente per la presenza dell’antichissima Pieve dei Santi Stefano e Margherita. Infatti, a partire dall’Alto Medioevo, questo edificio di culto era allora l’unico cui competeva la cura d’anime dell’ampio territorio che faceva capo al castello di Arcola dei marchesi Obertenghi.

La prima menzione scritta della pieve risale al 1132. Data la vicinanza al capoluogo, Baccano seguì le sorti politiche e sociali di Arcola attraverso i secoli. La piccola Piazza Mazzini è il cuore del borgo. Ecco le cose da vedere a Baccano.

Pieve dei Santi Stefano e Margherita

Pieve dei Santi Stefano e Margherita
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La pieve di Baccano, intitolata ai Santi Stefano e Margherita, è molto antica e rappresenta il nucleo da cui partì lo sviluppo e l’articolazione dell’abitato e la chiesa matrice di Arcola. Secondo alcune ipotesi risalirebbe ai primi tempi cristiani di Luni. Essa sorge distaccata, su una propaggine del Monte Sorbolo. La prima menzione scritta della pieve risale al 1132, per poi comparire nel diploma di papa Eugenio III del 1148 e in altri
documenti papali del 1154 e 1203. La Pieve dei Santi Stefano e Margherita rivestì grande importanza per la comunità della Val di Magra almeno fino al 1564, quando papa Pio IV unì i suoi beni a quelli della Mensa vescovile di Sarzana. La pieve di Baccano perse così la dignità plebana, a favore della chiesa di San Nicolò di Arcola, più facilmente raggiungibile dalla popolazione. Nel 1840 l’antica pieve del paese riacquistò le tradizionali funzioni parrocchiali.

L’edificio di culto è caratterizzato da una struttura a tre navate che terminano con tre absidi quadrate. Le due file di colonne reggono le volte ad ampi archi acuti. La facciata, in semplice stile preromanico, reca un portale sormontato dalla singolare incisione Terribilis est locus iste. La traduzione può dare adito a fraintendimenti. Infatti, la traduzione corretta è “Questo luogo incute rispetto” e non, come erroneamente riportato “Questo luogo è terribile”. La facciata presenta un angolo tagliato. Il 23 aprile 1945, durante la Liberazione d’Italia, gli alleati lo smussarono per facilitare il transito dei carri armati statunitensi nella strada troppo stretta.

Opere d’arte

L’interno della pieve, che conserva elementi architettonici gotici e romanici, conserva un trittico marmoreo con la Beata Vergine e i santi Pietro e Giovanni Battista, risalente al XIV secolo, e una tavola a olio che raffigura Maria in trono con il Bambino Gesù e i santi Margherita, Nicolò, Bernardino da Siena e Stefano protomartire. I mezzadri facenti capo al santuario di Nostra Signora degli Angeli di Arcola donarono alla pieve quest’ultima opera, risalente al XVI secolo.

All’esterno troviamo una fontana in pietra del 1626, il campanile in pietra, mentre uno dei lati dell’edificio ingloba reperti in marmo provenienti dell’antica Luni. Tra essi si segnala il mascherone, probabilmente in origine parte di un sarcofago romano del II secolo.

Indagini archeologiche

Campagne di scavo e indagine archeologica hanno interessato la pieve dei Santi Stefano e Margherita è stata interessata da . Esse individuarono il più antico piano pavimentale a una profondità di circa 1 metro rispetto a quello attuale, riferibile alla fase costruttiva del XII secolo.

Per problemi di dissesto, il piano di calpestio originario fu coperto da un nuovo pavimento in mattoni disposti a “spina pesce” e gradini per raggiungere l’altare e il coro. Le successive stratificazioni si riferiscono ai secoli XVII-XVIII, un periodo in cui anche la zona orientale della navata destra subì consistenti rifacimenti edilizi, con l’aggiunta di due ossari, uno dei quali trovato ancora chiuso dall’originaria botola in marmo.

Villa il Chioso del Conte Picedi Benettini

Villa il Chioso del Conte Picedi Benettini
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In località il Chioso di Baccano sorge la villa Picedi Benettini, oggi sede dell’antica e omonima azienda agricola, che grazie alla conduzione del conte Nino Papirio Picedi Benettini di Arcola, è tra i principali produttori vinicoli del vermentino della provincia della Spezia. La villa padronale, che sorge sul crinale del Monte Sorbolo, ha origini settecentesche ed è dotata di un grande parco-giardino, cantine e degli appartamenti residenziali ai piani superiori che mostrano ancora interni decorati secondo gli stili in voga nell’Ottocento.

Nel parco cinto da mura sorgono anche altri piccoli edifici come la cappella privata, intitolata all’Annunciazione e costruita nel corso del Seicento, un antico frantoio risalente almeno al 1557.

Come arrivare Arcola

Per arrivare ad Arcola, provenendo da nord, si utilizza il casello di Santo Stefano di Magra A12, si prende il raccordo per La Spezia A15 e si esce a Fornola-Vezzano. Ci si immette sulla SS1. Dopo 3 km si giunge alla rotonda di Piano di Arcola, si svolta a destra e si prosegue per un chilometro circa per arrivare al parcheggio del paese. Invece, provenendo da sud, per arrivare ad Arcola, si utilizza il casello autostradale di Sarzana sulla A12, poi si prosegue sulla SS1 seguendo le indicazioni. Alla rotonda di Piano di Arcola si imbocca la terza uscita sulla SP19. Dopo un chilometro circa si giunge al parcheggio del borgo.

Per arrivare ad Arcola in treno si può utilizzare la stazione ferroviaria di Sarzana (linea Pisa-Genova). Da qui si possono prendere gli autobus ATC in partenza da piazza Terzi e piazza Martiri (linea P) oppure in taxi. Il paese di Arcola è dotato di una piccola stazione ferroviaria, situata al Piano di Arcola, ma i treni che vi fermano in giornata sono esigui.

Libri per approfondire

Arcola, storia e istituzioni

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Mappa di Arcola

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Uffici di informazioni turisriche ad Arcola

La sede comunale si trova in Piazza Muccini, 1, telefono centralino unico: 0187 1745801. Altri uffici comunali e la sede del Comando dei vigili urbani si trovano in Via Valentini 89/A.

Non è chiaro se esista un Ufficio Informazioni e Accoglienza Turistica. Rivolgersi al comune. L’Ufficio Sport, Turismo, Cultura e Biblioteche è situato presso la sede comunale del centro storico.