La sessualità nell’antica Roma è un interessante tema per apprendere anche qualcosa di più sulle norme sociali e culturali che caratterizzarono la vita quotidiana dei romani.
Sessualità nell’Antica Roma
La sessualità nell’antica Roma rappresentava un aspetto collegato alle norme sociali, alla cultura e alle leggi dell’epoca. La conoscenza moderna della sessualità romana è in parte ricavata da un’ampia gamma di fonti letterarie e artistiche che ci sono pervenute. Sebbene l’interpretazione di questi materiali richieda cautela e un’accurata analisi contestuale, dalle fonti possiamo trarre indicazioni importanti su come i Romani vivevano l’amore e la sessualità.
Panorama letterario romano
Autori come Plauto, Cicerone e Ovidio, attraverso le loro opere, hanno fornito un dettagliato quadro delle percezioni e delle pratiche sessuali del loro tempo. Plauto nelle sue commedie narra spesso situazioni di seduzione e incontri amorosi.
Nelle sue orazioni e lettere, Cicerone riporta pettegolezzi e commenti sul comportamento sessuale dell’élite romana. Ovidio, in particolare, scrisse opere che sono una testimonianza della sessualità romana. Tra queste, spiccano i componimenti “Amores” e “Ars Amatoria”.
Sessualità come riflesso della società
La letteratura e l’arte romana riflettevano le pratiche sessuali, ma anche le norme e le aspettative sociali dell’epoca circa questo tema. Ad esempio nella sessualità dell’antica Roma, il ruolo dominante o sottomesso era fortemente legato alle dinamiche di potere e di status sociale. Ad esempio, per un uomo romano assumere un ruolo passivo in una relazione sessuale poteva corrispondere a un abbassamento del proprio status sociale.
Tuttavia, ciò non rappresentava affatto una regola, ma solo una delle molte forme in cui la sessualità si esprimeva privatamente. La sessualità romana era complessa e variabile, influenzata da fattori legali, sociali e personali.
Pratiche quotidiane d’amore degli antichi Romani
Lontano dagli stereotipi di lussuria e decadenza morale, spesso riportati a proposito della condotta sessuale degli antichi romani, la vita amorosa dei cittadini dell’impero era caratterizzata da una realtà molto più ordinaria. La sessualità nell’antica Roma, pur essendo un aspetto significativo della vita, includeva norme e aspettative che riflettevano lo status sociale e le convenzioni culturali del tempo.
Vita quotidiana oltre i miti
Per la maggior parte dei cittadini romani, infatti, la vita quotidiana si svolgeva tra attività lavorative, famiglia e relazioni sociali. Affetti e manifestazioni d’amore erano presenti, ma sempre all’interno di un contesto regolato da norme sociali e legali ben definite. Contrariamente all’immagine popolare, eventi come orge o feste a base di rituali sacri sessuali erano probabilmente limitati a una piccola parte delle classi sociali superiori. Il ricorso alla prostituzione aveva una funzione legittima all’interno della società dell’antica Roma, ma comportamenti eccessivi, dissoluti e immorali non erano tollerati.
Festività religiose come i Lupercalia e i Floralia, includevano elementi di nudità e rituali di celebrazione della fertilità che non devono essere confusi con spettacoli sessuali selvaggi e orge. Queste celebrazioni rappresentavano piuttosto occasioni di purificazione e di rinnovamento, in cui il comportamento liberatorio aveva un significato spirituale, simbolico e comunitario. Anche in questi contesti, i Romani seguivano regole e limiti ben definiti. Le autorità religiose intervenivano solo per riformare pratiche considerate troppo eccessive.
Baci nell’Antica Roma
Nell’antica Roma, il bacio era una manifestazione di affetto e desiderio sessuale, al pari di oggi. Secondo la consuetudine, l’uomo doveva prendere l’iniziativa. I baci dati con la lingua erano manifestazioni di ardente passione. Quindi, nulla di diverso dai nostri giorni. Nell’età repubblicana, era vietato baciarsi in pubblico. Questo riguardava principalmente i membri dell’élite politica e amministrativa ed era il segno di tempi molto moralisti e conservatori. Non è infatti un caso che i famosi versi di Catullo sul bacio siano stati una protesta verso una moralità perbenista e ipocrita.
“Viviamo, mia Lesbia, e amiamo
e ogni mormorio perfido dei vecchi
valga per noi la più vile moneta.
Il giorno può morire e poi risorgere,
ma quando muore il nostro breve giorno,
una notte infinita dormiremo.
Tu dammi mille baci, e quindi cento,
poi dammene altri mille, e quindi cento,
quindi mille continui, e quindi cento.
E quando poi saranno mille e mille
nasconderemo il loro vero numero,
che non getti il malocchio l’invidioso
per un numero di baci così alto.”
(Traduzione di Salvatore Quasimodo)
Questione di…baci
Il bacio scambiato tra parenti era consuetudine in certe occasioni come un ritorno a casa o una riconciliazione tra consanguinei. La donna aveva il permesso di baciare i parenti del marito. Per il marito, il bacio rappresentava anche un modo per scoprire se la moglie aveva bevuto vino senza il suo permesso. Si potevano baciare liberamente i figli, mentre il bacio della mano era segno di riverenza.
In età imperiale, gli uomini di alto rango si baciavano per strada come convenzione di saluto. Ma molti consideravano questo gesto un’affettazione invasiva, imbarazzante e poco igienica. L’imperatore Tiberio (42 a.C. – 37 d.C.) tentò di porre fine al bacio come saluto, ma senza successo, e la pratica continuò. Nell’Antica Roma, tuttavia, la sessualità era un fatto normale e naturale e su di essa non pendeva alcuna volontà di repressione.
Leggi e sessualità nell’Antica Roma
Le leggi dell’antica Roma non solo riflettevano, ma anche plasmavano le percezioni e le pratiche della sessualità. La legge romana offriva un quadro normativo che delineava ciò che era socialmente e moralmente accettabile. Questo influenzava il comportamento sessuale dei cittadini.
Leggi e morale
Un marito romano, ad esempio, poteva legalmente avere rapporti sessuali al di fuori del matrimonio, purché il partner fosse una prostituta, uno schiavo o un infamis (persona di basso status sociale, come un’attrice).
Tuttavia, l’adulterio era severamente vietato per le donne romane. Verso di loro, c’erano aspettative rigide riguardo alla virtù e alla fedeltà. Queste norme riflettevano e rinforzavano la struttura patriarcale della società romana, che era di primaria importanza.
La prostituzione e la masturbazione
Come possiamo leggere in questo articolo, la prostituzione era ampliamente accettata e così anche le relazioni extra matrimoniali dell’uomo con schiave e schiavi, dal momento che il padrone ne aveva diritto. La prostituzione era ritenuta una valvola di sfogo, necessaria per preservare la reputazione di ragazzi e ragazze nati liberi, donne sposate e vedove. Questi gruppi sociali erano ritenuti (o dovevano esserlo) intoccabili. Per il resto ai giovanotti si mettevano a disposizione forme di sfogo ritenute socialmente accettabili.
La masturbazione era considerata normale e lontana dai sensi di colpa introdotti con il Cattolicesimo. Semplicemente, non se ne parlava e si raccomandava di non incorrere in atti osceni in luogo pubblico. Ricorrere al sesso a pagamento, di solito a buon mercato, era considerato dalla maggior parte dei romani un fatto naturale. Chi lo faceva, secondo il diritto romano, non commetteva adulterio. Purché si trattasse di uomini, come vedremo.
Pene per regolare la moralità pubblica
Le leggi romane erano anche strumenti per regolare la moralità pubblica. Ad esempio, le Leges Iuliae, introdotte dall’imperatore Augusto nel 18-17 a.C., incoraggiavano il matrimonio e la procreazione e il ripristino della moralità per le classi superiori. Queste leggi regolavano la questione dell’aborto e includevano disposizioni specifiche sull’adulterio.
In casi estremi, la legge permetteva al marito o al padre della donna adultera di uccidere il suo amante, anche se ciò accadeva raramente. Le leggi dimostrano come la sessualità nell’antica Roma riflettesse le norme e i valori sociali del tempo.
Intrecci con il potere
La sessualità nell’antica Roma comprendeva nozioni di genere e potere e rifletteva le dinamiche sociali e i valori di una società fortemente patriarcale e gerarchica. La mascolinità, ad esempio, riguardava strettamente l’esercizio del controllo e del potere. Questo era vero soprattutto in pubblico, ma anche in privato. L’aspettativa era che gli uomini romani assumessero un ruolo attivo e dominante nelle relazioni sessuali.
Assumere un ruolo passivo, specialmente in una relazione omosessuale, era considerato come un abbassamento del proprio status e una perdita della propria virilità. Questa visione rigidamente binaria del comportamento sessuale rifletteva e rinforzava la gerarchia sociale e le distinzioni di classe dell’epoca.
Il ruolo delle donne
Le donne, d’altra parte, erano soggette a un codice morale rigoroso che enfatizzava la castità e la fedeltà. La donna romana doveva preservare la propria reputazione e quella della sua famiglia, soprattutto in termini di comportamento sessuale.
Mentre gli uomini avevano un certo grado di libertà sessuale, le donne dovevano aderire a comportamenti molto più restrittivi. Questo significava l’esistenza di uno standard morale doppio.
L’impatto del potere e dello status
Le dinamiche di potere influenzavano anche le relazioni tra diverse classi sociali. I romani di alto rango avevano una maggiore libertà e flessibilità nelle loro relazioni sessuali. Per le classi inferiori e per gli schiavi, le conseguenze della trasgressione delle regole erano molto più severe. Anche nelle relazioni omosessuali, lo status sociale giocava un ruolo chiave nel determinare l’accettabilità e la percezione del comportamento sessuale.
Queste norme e standard non solo plasmavano la vita quotidiana dei romani, ma influenzarono anche le concezioni successive di genere e sessualità nella nostra società.
Curiosità e aneddoti sulla sessualità nell’Antica Roma
Alcune curiosità e aneddoti sull’amore e la sessualità nell’antica Roma gettano luce su aspetti meno noti di questo periodo storico.
- Amore e poesia. Poeti come Catullo e Ovidio, nelle loro opere, hanno esplorato una vasta gamma di esperienze erotiche. Catullo, in particolare, è noto per la sua poesia che oscilla tra un delicato romanticismo e l’invettiva volgare. Tale alternanza riflette la complessità dell’amore romantico e del desiderio carnale appassionato.
- Festività. I Lupercalia, una festa religiosa che si svolgeva il 15 febbraio, erano dedicati alla purificazione e alla fertilità. Durante la festa, alcuni partecipanti correvano seminudi per le strade di Roma imitando il dio Luperco.
- Arte e sessualità. L’arte romana spesso ritraeva scene di natura erotica, specialmente nelle decorazioni domestiche. Queste opere non erano un tabù, ma espressioni normali della vita romana, in quanto legate a superstizioni e simboli di fertilità. Si trovavano più frequentemente nei bordelli, dove però assumevano il significato di stimolo e invito al piacere.
- Mitologia. La mitologia romana era ricca di divinità legate all’amore e alla fertilità. Abbiamo Venere (dea dell’amore e dell’eros), Cupido (dio del desiderio sessuale) e Bacco (dio del vino e del piacere dei sensi). Ognuno di loro rifletteva le diverse sfaccettature dell’amore e della sessualità.
Libri per approfondire
Amore e sesso nell’antica Roma di Alberto Angela
Dammi mille baci: Veri uomini e vere donne nell’Antica Roma di Eva Cantarella
Sessualità nell’Antica Roma immagini