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Alto Medioevo: economia e società dal V al IX secolo

Alto Medioevo: economia e società
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L’Alto Medioevo fu un periodo di profondi cambiamenti economici e sociali in tutta Europa. Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, l’economia si caratterizzò per un marcato declino urbano e un ritorno a forme commerciali rurali e autarchiche. La società appariva dominata dal nascente sistema feudale. La Chiesa cattolica si affermò come forza unificante e influente, promuovendo la diffusione del Cristianesimo.

Il calo della popolazione nell’Alto Medioevo

Il profondo cambiamento avvenuto durante il passaggio dal mondo antico all’Alto Medioevo è testimoniato dalle ampie trasformazioni avvenute nel regime demografico, nelle forme di popolamento e nelle condizioni di tipo economico.

L’Alto Medioevo appare caratterizzato da un forte calo della popolazione, iniziato nel II secolo e protrattosi almeno fino al VII secolo. Nel corso di questo periodo, la popolazione europea e dell’area mediterranea si sarebbe ridotta della metà, con punte ancora più basse in alcune aree, come quella italiana. Vediamo adesso le cause.

Le epidemie

calo demografico ed epidemie
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Le epidemie, spesso gravi, furono una delle cause che portarono al declino demografico. Fenomeni epidemici iniziarono nel II secolo per colpire a più riprese nei secoli successivi. Una particolarmente grave, probabilmente di peste bubbonica, avvenne nella metà del VI secolo, durante il regno di Giustiniano. Entro il 543 la peste si diffuse in tutto l’impero con conseguenze tragiche.

Sempre nel corso del VI secolo, si ebbero almeno altre cinque epidemie in diverse parti d’Europa e dieci entro la metà dell’VIII secolo. Peste ed epidemie causavano, innanzitutto, un calo delle nascite e la morte degli adulti in età fertile. Le persone colpite ma che sopravvivevano risultavano, tuttavia, più deboli e più esposte a essere contagiate nuovamente, il che spiega il frequente ripetersi di ondate epidemiche nelle stesse zone.

Crisi economica

Le epidemie erano favorite dalle condizioni di vita delle popolazioni, causate a loro volta da una grave crisi economica e dalla contrazione della produzione agricola e alimentare. La crisi agricola provocava la riduzione dello spazio coltivato, la diminuzione della produzione di beni e di derrate alimentari, causando un aumento della mortalità e un indebolimento fisico che rendeva le persone più vulnerabili alle malattie. Di pari passo, il calo demografico produceva una riduzione della manodopera da impiegare nelle coltivazioni. L’abbandono dei campi coltivati provocava l’impaludamento dei terreni stessi, favorendo la diffusione di malattie come la malaria.

Non fu sempre così. Tra il II e l’VIII secolo vi furono anche periodi di ripresa con parziali aumenti della popolazione. Inoltre, questo trend non fu uguale in tutte le regioni europee. Ad esempio, l’Europa centro-settentrionale e orientale fu colpita dalla crisi in misura minore. Più grave la crisi nell’Europa mediterranea e dell’Islam.

Cambiamenti nel paesaggio e negli insediamenti

paesaggio alto medioevo
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Nell’Alto Medioevo cambiò lo scenario paesaggistico e la distribuzione degli insediamenti. Il calo demografico si verificò in un ambiente naturale già difficile, caratterizzato da degrado e abbandono, soprattutto nell’Europa continentale. Più a nord, il paesaggio si faceva selvaggio, anche a causa delle cattive condizioni climatiche.

Il paesaggio nell’Alto Medioevo

Steppe sterminate, alternate a zone paludose, caratterizzavano il paesaggio dalla pianura russa fino alle regioni dell’attuale Ungheria. L’abbandono di terre un tempo fertili e coltivate lasciò spazio all’incolto e alla palude, provocando il passaggio a un esteso ambiente caratterizzato da pascoli e boschi. La foresta era l’elemento predominante nel paesaggio dell’Alto Medioevo.

Gli insediamenti

Nello sterminato paesaggio rurale e selvaggio, gli insediamenti apparivano come sparute isole di poche abitazioni e campi coltivati. Gli insediamenti umani erano spesso distanti fra loro e mal collegati in quanto la rete viaria era fortemente degradata. I centri era formati da grandi villae (gruppi di edifici al centro di una ampia proprietà) oppure villaggi, cioè piccoli centri abitati, racchiusi entro una rudimentale cinta di difesa, formata da palizzate. Attorno figuravano i campi coltivati, prati e vigne, mentre oltre, prima dell’inizio della foresta, compariva una fascia libera di terreno destinata al pascolo e alla raccolta di legna.

Nell’Alto Medioevo, anche le città subirono una gravissima contrazione. Ciò fu maggiormente evidente in Italia, nella Gallia meridionale e nell’occidente mediterraneo, cioè in quelle zone dove si era sviluppato il grande sistema urbano dell’antica Roma, che ora appariva in piena decadenza.

La contrazione delle città

Nell’Alto Medioevo quasi tutte le città ridussero la loro estensione. Zone un tempo abitate, si trasformarono in una distesa di ruderi e rovine abbandonate ed escluse ormai dalle cinte difensive innalzate nel corso del IV secolo. Fra gli esempi più importanti di riduzione dello spazio urbano possiamo citare la stessa Roma.

Molte furono le città che divennero semplici luoghi fortificati, non più grandi di un castello dotato di palizzata. La crisi della città non fu, però, uniforme in tutta Europa. Anzi, nelle aree in cui l’occupazione romana era avvenuta di recente, come la Gallia settentrionale, fiorirono nuove città.

L’agricoltura

agricoltura altomedievo
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L’Europa presentava un territorio dal duplice paesaggio: al centro-nord predominava un ambiente selvaggio e ostile, mentre nell’area mediterranea un paesaggio fortemente degradato e inselvatichito. Praticare l’agricoltura in tali condizioni era difficile, anche a causa della scarsità di manodopera. L’area mediterranea era caratterizzata dall’antica agricoltura romana, non molto redditizia a causa della natura dei terreni (poche aree pianeggianti, scarsità di terreni collinari e montani fertili) e dal clima poco piovoso. Questa tipologia di clima favoriva alcune colture specializzate come la vite e l’ulivo, ma penalizzava le coltivazioni cerealicole che costituivano la base dell’alimentazione delle masse.

Tale situazione agricola dei terreni richiedeva frequenti zappature superficiali per evitare di perdere l’umidità degli strati inferiori del terreno. Ecco perché era predominante l’utilizzo dell’aratro leggero. Nell’Europa nord-occidentale il clima era più umido e i terreni più ricchi di humus e meno sfruttati. Si trattava di condizioni favorevoli per le coltivazioni cerealicole. Qui era in uso l’aratro pesante che consentiva di rivoltare le zolle in profondità. Tra il IV e il V secolo, cambiamenti climatici portarono una maggiore piovosità e temperature più alte facilitando lo sfruttamento agricolo.

I limiti dell’agricoltura dell’Alto Medioevo

Tuttavia, in entrambi i casi, permanevano dei limiti difficilmente superabili. Tali limiti derivavano dall’inadeguatezza degli strumenti di lavoro e dall’incapacità di applicare metodologie che assicurassero raccolti più abbondanti. Gli aratri, rudimentali e privi di parti in ferro, non consentivano lavorazioni adeguate. La penuria di ferro, inoltre, rendeva inefficaci altri strumenti come vanghe e zappe.

Mancava fertilizzante per i terreni a causa della cronica scarsità di concime. Gli animali erano tenuti allo stato brado e non in stalle dove sarebbe stato facile raccogliere il concime. Tecniche alternative come l’incendio delle stoppie o la rotazione si rivelarono insufficienti nell’assicurare terreni più produttivi. Il continuo ripetersi delle stesse coltivazioni, in mancanza di fertilizzante, esaurì la fertilità dei terreni. La rotazione biennale richiedeva maggiori estensioni di terreno, non disponibili a causa, come abbiamo visto, dell’avanzare dell’incolto e della foresta e della mancanza di manodopera.

Altre tipologie di sostentamento

Dunque i raccolti, soprattutto quelli cerealicoli, erano scarsi e raramente si ricavava il doppio rispetto a quanto seminato. Si potevano ottenere rese maggiori dai cereali minori, come segale e miglio, che però avevano capacità nutritive più scarse. Inoltre, parte del prodotto ottenuto doveva essere conservato per la semina successiva. In questa situazione, la popolazione ricorse necessariamente ad altre forme di sostentamento. Suppliva in parte l’allevamento di ovini e suini, la caccia e la pesca erano intensamente praticate.

I centri dell’attività agricola

curtis alto medievo
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Nel periodo dell’Alto Medioevo, i centri dell’organizzazione dell’attività agricola differivano in base al tipo di proprietà e di gestione delle terre. Tre erano le tipologie: mansi, ville e corti.

I mansi

Il manso corrispondeva all’unità di coltivazione e luogo di residenza della famiglia contadina. Comprendeva l’abitazione, l’orto, le stalle e vari appezzamenti di terra che potevano essere campi, prati e vigne. Generalmente, questi non erano uniti ma frammentati e dispersi su un più vasto territorio. I contadini di un manso avevano il diritto di utilizzare le aree comuni adibite a pascoli e boschi.

Le dimensioni di un manso variavano in base a diversi fattori. Di solito, i mansi più estesi erano quelli degli uomini liberi (mansi ingenuiles), mentre i più piccoli erano affidati agli schiavi che vi prestavano servizio per il padrone (mansi serviles). Il manso poteva essere suddiviso in base alle esigenze oppure spartito tra i figli. Sui mansi si basava il sistema di oneri e pagamento di tributi che gravavano sui contadini. Dunque, questa tipologia di organizzazione poteva appartenere a proprietari liberi e la terra liberamente posseduta prendeva il nome di allodio, per distinguerla dalle terre date in concessione. Infatti, i piccoli proprietari erano ancora presenti, anche se in numero sempre minore.

Le corti

La maggior parte delle terre nell’Alto Medioevo tendeva a concentrarsi in grandi proprietà, possedute dai discendenti dell’aristocrazia dell’antica Roma o dai nuovi proprietari “barbari” oppure ancora dalla Chiesa. Raramente queste terre apparivano accorpate, di solito erano distribuite in gruppi di appezzamenti minori, sparsi in vasti territori. Ognuno di questi appezzamenti faceva capo alla villa o alla curtis del signore e rappresentava il centro dell’organizzazione e della gestione dell’attività agricola. Inizialmente, il termine corte indicava il nucleo centrale della proprietà, poi arrivò a comprendere tutte le terre che vi facevano capo.

La corte era suddivisa in due parti. La pars dominica era gestita direttamente dal proprietario ed era caratterizzata da un gruppo di edifici posti al centro, protetti da una cinta. Vi si trovava la residenza del proprietario e tutte le strutture funzionali al lavoro agricolo come magazzini, frantoi, cantine. La pars massaricia era formata dagli appezzamenti minori (spesso mansi), affidati a coltivatori liberi o servi che corrispondevano al padrone un canone d’affitto, in natura o in denaro, ed erano tenuti a prestare servizi e lavori. Il contratto che legava la famiglia contadina all’appezzamento di terra del padrone poteva durare anche diversi decenni. Le terre della pars massaricia erano sparse e frammentate, intervallate da quelle di altri coltivatori o con quelle della pars dominica. La grande azienda curtense, dunque, era composta d due parti che, insieme, fornivano la manodopera necessaria alla sua sopravvivenza. La corte non aveva solo valore economico, ma era un forte nucleo di aggregazione, anche dal punto di vista sociale e politico.

Le condizioni dei contadini

L’Alto Medioevo fu caratterizzato dalla progressiva diminuzione del numero degli schiavi. Diverse furono le cause: il costo del loro mantenimento, le nuove ideologie che si diffusero con il Cristianesimo e il loro difficile impiego al di fuori del settore agricolo. Un numero via via crescente di schiavi fu affrancato, cioè reso libero, sia grazie all’influenza del Cristianesimo sia a causa dei mutamenti in atto a livello economico e sociale.

La condizione degli schiavi migliorò tramite il riconoscimento di alcuni diritti, come quello di possedere beni e farsi una famiglia. Ciò riguardò soprattutto i servi casati, cioè quelli a cui era affidata la pars massaricia della corte. Ottenevano così una abitazione, campi da coltivare e gli attrezzi da lavoro. Sostanzialmente invariata rimase, invece, la situazione dei servi prebendati, ossia di quelli che vivevano nella casa del padrone e che avevano diritto solo al cibo e al vestiario.

I contadini liberi e la questione della protezione

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Ma la condizione dei liberi coltivatori e dei piccoli proprietari terrieri peggiorò nel corso dell’Alto Medioevo. Nella situazione di insicurezza, causata da epidemie e carestie sempre più frequenti, dalle guerre e dai pagamenti di tributi, molti preferirono cedere le proprie terre ai signori più potenti, mantenendo il diritto di coltivarle per la propria sopravvivenza e ricevendo in cambio protezione. La cessione delle terre era di solito accompagnata dalla commendatio, un atto ufficiale che stabiliva gli obblighi del coltivatore nei confronti del signore e padrone come il pagamento di un canone o la cessione di parte del raccolto, l’obbedienza e il riconoscimento della sua autorità. Il padrone in cambio si impegnava a fornire protezione e difesa.

La commnedatio, di fatto, comportava forti limitazioni della libertà in quanto si creava una specie di dipendenza personale. Anche se dal punto di vista giuridico, la condizione degli uomini liberi rimase immutata, in realtà essa divenne simile a quella degli schiavi. Servi e liberi tendevano a fondersi e mescolarsi in un’unica massa contadina alle dipendenze dei signori.

I ruoli della corte

In questo quadro, la corte divenne un elemento fondamentale perché non si poneva solo come unità economica e organizzativa ma anche come entità sociale e politica. La corte comprendeva non solo la villa, terre e beni ma anche un insieme di uomini. Tali uomini ottenevano la terra da coltivare dal padrone e in cambio pagavano un canone ed erano tenuti a varie prestazioni tra cui le corvée, che consistevano in uno o più giornate di lavoro gratuito. Inoltre, la corte era la sede di un piccolo mercato dove i coltivatori portavano i propri prodotti o rozzi manufatti da vendere o scambiare.

Essa era un centro di aggregazione sociale. Il proprietario godeva diritti economici e autorità di comando sull’insieme di uomini alle sue dipendenze. Il suo governo non si esercitava solo sui servi, ma anche sui coltivatori liberi che dovevano riconoscergli autorità e obbedienza tramite i patti della commendatio. Il padrone, di fatto amministrava, la giustizia a livello strettamente locale, impartiva ordini all’interno dei villaggi e forniva la difesa. Questo fu il nucleo da cui nacquero i poteri signorili che, con il passare del tempo, finirono per sostituire quelli pubblici.

I commerci

commerci nell'alto medievo
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Tutti i grandi cambiamenti che si verificarono nell’Alto Medioevo e che abbiamo finora analizzato, ebbero conseguenze anche sui commerci e la circolazione di beni e della moneta. Il grande commercio internazionale, che aveva caratterizzato i traffici mediterranei del mondo antico, si ridusse soprattutto in Occidente a causa della caduta dell’Impero Romano e delle invasioni barbariche. Rimase più attivo e vivace in Oriente, anche se non raggiunse più i livelli di floridezza toccati in precedenza. Un certo flusso commerciale sopravvisse tra l’Oriente, l’Adriatico, il Nord Europa e le Gallie attraverso i porti mediterranei. Il commercio di prodotti e manufatti si impoverì, limitandosi a pochi beni. La popolazione mostrava la tendenza a procurarsi ciò di cui aveva bisogno solo a livello locale, sviluppando nelle corti attività manifatturiere rudimentali. Si perseguiva l’autosufficienza in ambiti ristretti e locali.

Questa situazione creatasi nell’Alto Medioevo ha spinto gli studiosi a parlare di economia chiusa o curtense, cioè un’economia sviluppata in ambiti particolarmente ristretti che riguardavano piccoli gruppi di corti, tendenzialmente autosufficienti. L’uso della moneta si ridusse al minimo, motivo per cui, per l’alto Medioevo, si può parlare anche di economia naturale, basata cioè su forme di scambio di beni in natura o servizi, lontano dallo spirito commerciale e mercantile. La circolazione monetaria subì una grave contrazione. La moneta in oro era destinata solo agli scambi con l’Oriente poiché considerata un mezzo di pagamento dal valore sproporzionato rispetto all’esiguità dei beni dei piccoli commerci che caratterizzavano l’economia dell’Alto Medioevo.

Commerci al di fuori delle corti

Tutto ciò non significò la totale scomparsa di circolazione monetaria e di una economia non naturale. Quella dell’Alto Medioevo non fu un’economia totalmente chiusa e curtense, senza legami tra diverse e piccole entità separate. Esistevano anche al di fuori delle singole corti occasioni di scambio come mercati e fiere.

Gli scambi avvenivano anche tra la città e la campagna e fra aree con specializzazioni produttive differenti. E ancora tra centri collegati dalle vie fluviali o dalle rotte marine costiere. Si può, comunque, concludere dicendo che l’economia alto medievale fu orientata soprattutto verso la produzione di derrate alimentari di base, con scarsa attività manifatturiera e limitati scambi commerciali.

Libri per approfondire

Alto Medioevo di Giovanni Tabacco

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Mappa concettuale Alto Medioevo

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