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Cose da vedere a Carrara, alla scoperta della città

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La città di Carrara è situata nella parte settentrionale della Toscana, stretta ai piedi delle Alpi Apuane, famose in tutto il mondo per il marmo, estratto qui fin dall’epoca romana, ma anche vicinissima al mare con lungo litorale sabbioso. Ecco le cose da vedere a Carrara e la sua storia.

La storia di Carrara

Carrara ebbe origine da una serie di capanne edificate a monte, che, con il passare del tempo, diedero origine a piccoli villaggi per ospitare i lavoratori romani delle cave di marmo. Infatti, già al tempo dei Romani, Carrara era conosciuta e collegata all’estrazione e lavorazione del marmo, che divenne il materiale d’eccellenza per la costruzione e l’abbellimento di opere ed edifici monumentali dell’Impero Romano. Il marmo partiva dal porto di Luni per essere trasportato in ogni angolo del vasto impero per erigere o adornare edifici privati e pubblici.

I Liguri Apuani

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Carrara e i suoi dintorni erano terra dei fieri Liguri Apuani che occuparono il territorio che si estendeva dalle odierne province di La Spezia e Massa Carrara fino a Lucca a partire dall’Età del Ferro. I Romani ebbero sempre difficoltà nel penetrare questo territorio a causa della sua asprezza e per il carattere indomito e guerriero dei Liguri Apuani. Nel 193 a.C. gli Apuani respinsero la penetrazione di Roma oltre l’Arno e nel 186 a.C. sconfissero le truppe repubblicane. In quell’occasione, gli Apuani attirarono i romani del console Quinto Marcio in una stretta gola (forse nei pressi di Fosdinovo o, secondo altri, sul Monte Caprione), sterminando 4000 soldati. L’episodio ci è giunto grazie a Tito Livio che lo riportò nel trattato “Ab urbe condita“.

I Romani riuscirono a piegare i Liguri Apuani solo nel 180 a.C. ma, data la loro strenua resistenza, alla fine optarono per un provvediamento drastico. I comandanti Publio Cornelio Cetego e Marco Bebio Tamfilo deportarono 47.000 Apuani nel Sannio. Il loro territorio fu assegnato a coloni romani che fondarono la città di Luni.

Il marmo in età romana

valle di carrara

Dopo la fondazione di Luni, i Romani scoprirono gli enormi giacimenti marmiferi di Torano, Miseglia e Colonnata, dove una delle prime cave attive fu quella di Fossacava. Da Roma furono inviati schiavi per iniziare l’estrazione. Il marmo era trasportato su carri fino al porto di Luni e poi imbarcato per giungere via mare a Roma.

Legata all’estrazione del marmo, fu la fondazione dei primi insediamenti e villaggi sparsi a ridosso delle cave, per ospitare i lavoratori. Questo stato di cose continuò fino alla caduta dell’Impero romano d’Occidente (476). Gran parte delle cave furono dismette per divenire un rifugio per le popolazioni delle coste, invase dalle orde dei barbari.

I barbari a Carrara

I primi a occupare il territorio di Carrara furono i Goti, che si stabilirono a monte dove, probabilmente, fondarono i nuclei originari di Bergiola, Codena e Gotara. Nella prima metà del VI secolo subentrarono i Bizantini di Giustiniano, che invece privilegiarono gli insediamenti posti in pianura e Luni tornò a vivere una stagione di splendore. I bizantini, per i quali questo territorio rivestiva un’alta funzione strategica, dotarono tutta la Lunigiana di una serie di fortificazioni in grado di sbarrare l’accesso agli altri gruppi di barbari. A Carrara, la colonia romana di Moneta fu riadattata a castello difensivo, mentre Castellaro, Castelpoggio, La Costaccia, il Malpasso furono dotate di altre opere fortificate.

Nel 642, con la caduta dei Bizantini, il territorio passò ai Longobardi di re Rotari che abbandonarono Luni, che nel frattempo era divenuta sede vescovile, a favore della valle di Carrara. Sul piano religioso favorirono l’abbazia di Brugnato, riducendo Luni e il potere della Chiesa a ben poca cosa. I Longobardi di alto rango scelsero Carrara per risiedervi. In particolare, essi si stabilirono nel quartiere Cafaggio che dotarono di un brolio, un’area adibita alla caccia e al loro svago. Da tale quartiere partì lo sviluppo urbano della città. I nobili Longobardi diedero origine anche alle casate degli Obertenghi e degli Adalberti. In località Perticata stabilirono il loro cimitero.

I vescovi di Luni

rosone duomo di sant'andrea

Nel 773 i Longobardi furono sconfitti dai Franchi di Carlo Magno e Carrara divenne un feudo dei vescovi di Luni. Nei pressi di Carrara si rifugiavano gli abitanti di Luni quando la situazione lungo la costa diventava difficile, a causa degli attacchi dei pirati e della malaria, conseguenza dell’impaludamento della zona. Sembra che, dopo la presa di Luni a opera dei Vichinghi di re Hasting nell’860, il vescovo di Luni, San Ceccardo, patrono della città di Carrara, si rifugiò assieme ad altri nella città. Con il diploma del 963 dell’imperatore franco Ottone I di Sassonia, Carrara, Massa, Avenza e Moneta furono riconosciute ufficilamente come feudo dei vescovi conti di Luni. A Luni la situazione era ormai insostenibile e nel 998 il vescovo Gottifredo ordinò il trasferimento di parte della curia a Carrara.

Nel 1035 fu fondata la Chiesa di Sant’Andrea, nel 1058 Luni fu abbandonata. Parte degli abitanti si trasferirono a Sarzana, altri andarono a fondare villaggi sulle alture come Nicola e Ortonovo. Forte era in questo periodo il potere dei vescovi conti di Luni, che avevano saldamente nelle mani il territorio. Tranne Carrara, dove la popolazione si mostrò sempre più ostile all’autorità della chiesa.

La lotta contro la Chiesa

storia di carrara

Già dal 1100, i signori feudali locali, tra cui gli Obertenghi, iniziarono a scalpitare di fronte al potere dei vescovi conti che, però, ebbero la meglio. Nel 1151 Carrara divenne sede vescovile. Dal 1187 i vescovi conti di Luni dovettero fronteggiare la guerra contro i marchesi Malaspina, un conflitto che coinvolse tutta la Lunigiana per molti anni. La guerra, infatti, finì nel 1202 e il potere temporale dei vescovi ne uscì indebolito. Per tale motivo, nello stesso anno, la sede vescovile di Luni fu trasferita ufficialmente a Sarzana, più centrale e gestibile. La sede del potere della Chiesa si era allontanata e a Carrara, che era ghibellina, fu più semplice riprendere la guerra contro essa.

Da tale scontro ne uscirono vincitori i ghibellini. La volontà di liberarsi dell’autorità dei vescovi conti di Luni un’, infatti, tutte le località della zona, favorendo la costituzione di Carrara in comune. Questo riuniva gli insediamenti sparsi che erano considerati uguali e rappresentati dai propri eletti in Consiglio Comunale. Si trattò di una forma organizzativa ideale per contrapporsi all’autorità vescovile. Nel 1215, l’imperatore Federico II di Svevia consegnò Carrara a Guglielmo Malaspina, che volle costruirvi la Rocca difensiva. All’interno, la città si spaccò tra le fazioni dei guelfi e dei ghibellini.

Di nuovo sotto i vescovi di Luni

Nel 1217 il vescovo di Luni Marzucco fece ulteriori concessioni al Comune di Carrara che, però, scontentarono la popolazione che diede luogo a una serie di tumulti in cui il vescovo stesso perse la vita. Dopo questo grave fatto, la curia di Luni riprese gradualmente potere fino a che, una decina d’anni dopo, i vescovi conti di Luni apparivano di nuovo nel pieno della loro autorità.

Ma Carrara persisteva nella sua volontà di liberarsi dal potere vescovile. Nel 1235, nella chiesa di San Pietro di Avenza, furono redatti gli statuti che regolavano i rapporti tra il vescovo e il comune. Questi statuti, riconfermati nel 1260, non riguardavano solo i rapporti politici ma anche quelli economici. Solo che, a Carrara la loro applicazione fu così spregiudicata da meritare la scomunica da parte del vescovo nel 1261.

Il tramonto dei vescovi di Luni

I rapporti tra i vescovi conti di Luni e i feudatari locali, in primis i Malaspina, rimasero tesi e originarono lotte intestine continue in tutta la Lunigiana. La pace di Castelnuovo, stipulata il 6 ottobre del 1306 tra i marchesi Malaspina, rappresentati per procura da Dante Alighieri, e il vescovo-conte di Luni Antonio Nuvolone da Camilla, segnò il definitivo tramonto del potere dei vescovi.

Nel 1313 si costituì la Signoria di Carrara, con il passaggio della città sotto i fiorentini e poi Lucca, che inviarono Castruccio Castracani come governatore. Poi, Carrara passò sotto il dominio di Gian Galeazzo Visconti di Milano, per tornare nuovamente, nel 1473, nelle mani dei Malaspina di Fosdinovo.

I Malaspina

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I Malaspina spostarono la loro sede di potere da Fosdinovo a Carrara nel 1495, per poi spostarsi ancora a Massa nella seconda metà del Cinquecento, a causa delle lotte tra la città e le truppe francesi di Carlo V. Al termine di questo conflitto, nel 1554 fu istituito il ducato di Massa e Principato di Carrara e il governo della città fu affidato al giovanissimo Alberico I Cybo Malaspina, con il quale Carrara conobbe un primo sviluppo significativo.

Autentico personaggio rinascimentale, Alberico Cybo Malaspina era colto, amante delle arti e si prodigò per lo sviluppo, non solo economico, ma anche urbanistico ed estetico della città. Ne ampliò le mura, trasformando l’abitato in una vera città con nuovi palazzi, chiese e piazze, tra cui piazza Alberica, e la maggior parte delle cose da vedere a Carrara ancor oggi. Fu in questo periodo che Michelangelo Buonarroti si recò più volte a Carrara per scegliere il marmo con cui realizzare le sue opere. Il progetto di rinnovamento della città fu continuato dal successore, il nipote Carlo I che terminò la costruzione delle mura e del palazzo principesco Cybo Malaspina, oltre a dotare la città di nuove chiese.

L’età moderna

statua beatrice d'este piazza alberica

Dopo i vari successori di Alberico, giungiamo al Settecento con Maria Teresa Francesca Cybo-Malaspina che prese il governo del ducato nel 1731 e, una decine d’anni dopo, convolò a nozze con Ercole III d’Este. Di conseguenza, Carrara passò così sotto il ducato di Modena. Di idee illuministe, il governo di Maria Teresa fu molto positivo per la città. La duchessa stimolò la cultura e la lavorazione del marmo, fondando l’Accademia delle Belle Arti nel 1769 e avviando la costruzione di un porto da adibire al trasporto e commercio del marmo.

La storia ottocentesca fu caratterizzata soprattutto dalla crescita del commercio del marmo. Nella metà dell’Ottocento vi erano nel territorio ben 546 cave attive, gli operai contavano 3000 unità e la popolazione superò quella di Massa. L’aumento dei numeri fu accompagnato da profonde trasformazioni sociali che portarono Carrara ad essere considerata la culla e la patria dell’anarchismo in Italia.

La lunga storia dell’anarchismo

lavoro cave carrara
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Accanto alla borghesia che aveva raggiunto l’agiatezza economica, a Carrara risiedeva una classe operaia numerosa e fortemente unita che iniziava ad avere coscienza del proprio ruolo nella società e a reclamare i diritti sulla proprietà marmifera. Dopo la metà dell’Ottocento iniziarono a formarsi sette segrete di operai del marmo, che fecero da volano per le idee mazziniane e repubblicane sul territorio. Dopo l’Unità d’Italia si moltiplicarono le società di mutuo soccorso. All’indomani del primo sciopero generale del 1872, iniziò a diffondersi tra le masse popolari il pensiero socialista. Vista la lunga storia di contrasto al potere della chiesa, qui il movimento cattolico non ebbe alcuna risonanza.

Nei decenni successivi, mentre il pensiero mazziniano faceva presa sulla classe media, l’ideologia bakuninista e l’anarchismo si svilupparono tra i cavatori, trovando terreno fertile a causa delle loro rivendicazioni sulle cave pubbliche, che erano però state assegnate ai privati fin dal Settecento. I moti della Lunigiana del 1894 segnarono per la classe operaia l’inizio di una forma di lotta più moderna ed organizzata che trovò consenso e sostegno in tutta la città. Soprattutto nella prima metà del Novecento, il movimento operaio ed anarchico ebbe un vero peso politico, tanto da influire fortemente sulle decisioni della vita economica di Carrara.

Il fascismo

Poi arrivò il fascismo e l’importanza politica e sociale acquisita nel frattempo dagli operai e dal movimento anarchico fu spazzata via con particolare virulenza a Carrara. Tuttavia, lo spirito ribelle che da sempre caratterizza la città, si manifestò con tutta la sua forza nel periodo della Resistenza. Carrara, infatti, nel 2007 è stata insignita della medaglia d’oro al merito civile per il contributo dato tra il 1943 e il 1945 alla lotta di Liberazione dal nazi-fascismo.

Carrara, città di artisti e letterati

piazza duomo e fontana del nettuno

Come abbiamo già visto, un ospite illustre della città fu il celeberrimo Michelangelo che, all’inizio del XVI secolo venne più volte a Carrara alla ricerca di marmi pregiati per le sue opere. Sembra che egli ispezionò le cave per ben 8 mesi. Ritornò altre sette volte ma senza lasciare traccia della sua arte in città. Tuttavia, forte fu la sua influenza sugli artisti che operarono a Carrara nel corso del XVI secolo.

Letterati e poeti come Pascoli, D’Annunzio, Ceccardo Roccatagliata Ceccardi soggiornarono in città a più riprese per scrivere della realtà carrarese, il marmo e il clima artistico che si respirava. D’Annunzio nel 1899 scrisse le sue impressioni poetiche dopo le visite alle cave.

Il marmo di Carrara

lizzatura
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Conosciuto in tutto il mondo, il marmo di Carrara iniziò ad essere estratto in epoca romana e impiegato soprattutto per realizzare sculture e per abbellire opere architettoniche e monumentali e abitazioni di ricchi privati. L’estrazione in cava per secoli è stata sinonimo di ricchezza sì, ma anche e soprattutto di fatica ed episodi drammatici, vista la pericolosità che ancora oggi contraddistingue questa attività lavorativa.

Uno sfruttamento così indiscriminato dei bacini marmiferi ha comportato un disastro ambientale, soprattutto negli ultimi decenni. Lo scempio ambientale, con le montagne seghettate e alcune cime di fatto scomparse, ha avuto diverse conseguenze negative per il paesaggio e le comunità a vantaggio solo di pochi. L’estrazione così spinta, di fatto, non è nemmeno compensata da un impiego occupazionale così netto. L’inquinamento degli acquiferi, la dispersione delle polveri nell’atmosfera, la marmettola, le infiltrazioni mafiose sono tutti problemi sui quali da anni si battono numerose associazioni ambientaliste, il movimento No Cav e, di recente, l’organizzazione Apuane Libere.

Perché “Le montagne non ricrescono”.

cave di carrara

Cose da vedere a Carrara: alla scoperta della città

Il centro storico di Carrara è un dedalo di viuzze e case antiche che, a me personalmente, ricorda molto il centro storico di Genova. Iniziamo un itinerario ideale delle cose da vedere a Carrara da Via Carriona. Si tratta di una antica strada, il cui nome compare in molte testimonianze storiche nelle facciate delle case, nelle botteghe degli artisti, nelle trattorie. In un angolo di essa, si trova la statua del Cavallo del console Curzio Marco, leggendario cavaliere romano. L’opera in marmo, incompiuta, è collocata in una nicchia dopo il Nuovo Ponte delle Lacrime.

La Sirena è invece una fontana barocca nei pressi della “Porta del Cavallo”. Si tratta di un manufatto molto citato nelle guide di viaggio straniere del Sette e dell’Ottocento. Raffigura una sirena seduta su un delfino che dalla bocca sgorga acqua in una grande conchiglia. Fino a pochi anni fa, un pesante traffico di camion, che dalla sovrastante Torano trasportavano i blocchi di marmo a valle, ha interessato via Carriona.

Carrara, via carriona
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Piazza Alberica e i suoi palazzi

palazzo del medico piazza alberica

Poco dopo l’inizio di Via Carriona, passando sul piccolo Ponte Baroncino, si arriva nella splendida Piazza Alberica, cuore pulsante del centro storico e tra le cose da vedere a Carrara assolutamente. Elegante e antica, sulla piazza si affacciano alcuni bellissimi palazzi storici di Carrara. Il suo nome deriva da Alberico I Cybo Malaspina, che la fece costruire nel Seicento, includendola all’interno delle nuove mura ed elevandola così a parte integrante della città. Su un lato, affaccia Palazzo del Medico, un affascinante edificio in stile barocco dalla facciata rosso cybeo con cornici e festoni marmorei. Vi ha soggiornato Antonio Canova nel 1783, mentre dalla metà dell’Ottocento ha ospitato la Real Corte Estense, l’Imperatrice Maria Anna ed i reali Infanti di Spagna.

Dal lato opposto della piazza è situato l’elegante ma più spartano Palazzo Diana, di inizio Seicento, progettato da Giorgio Vasari. Il suo ampio loggiato occupa il lato orientale di Piazza Alberica. Il Palazzo dei conti Pisani è un altro severo edificio di epoca seicentesca, un tempo dotato di un grande giardino all’italiana addossato alle mure cinquecentesche della città. E in mezzo alla piazza figura la statua di Maria Beatrice d’Este, principessa di Carrara e poi ultima sovrana indipendente della dinastia Cybo Malaspina. La statua a figura eretta e in tutta altezza risale al 1827, in stile neoclassico ed è opera dello scultore carrarese Pietro Fontana. La statua poggia su una piattaforma con una “sfinge” da cui sgorgano le freschissime acque provenienti dalle Alpi Apuane. Molto bella la pavimentazione della piazza con tarsie marmoree.

piazza Alberica
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L’accademia delle Belle Arti

Prendiamo la signorile via Giorgi (anticamente via del Carmine) e subito troviamo il Palazzo delle Cariatidi. Residenza nobiliare, riccamente decorata, è stata anche sede dell’elegante Caffè Chantant. Proseguendo su via Giorgi, si arriva alla piazza della rinomata Accademia delle Belle Arti con la statua dedicata a Mazzini. Annovero l’Accademia tra le cose da vedere a Carrara perché, se potete, vi consiglio caldamente di visitarne gli interni. La fsua fondazione avvenne nel 1769 per volere di Maria Teresa Cybo Malaspina, duchessa di Massa e principessa di Carrara. Infatti, da anni, in città si richiedeva una vera scuola di formazione per scultori del marmo. Quindi, si trattò di un’istituzione non solo per lo sviluppo delle arti, ma anche per quello dell’industria del marmo.

L’Accademia ha sede nella Rocca medievale e nel Palazzo Rinascimentale del Principe. All’interno comprende un notevole patrimonio artistico, storico, architettonico con reperti archeologici di ogni epoca, sculture, dipinti e un campionario dei marmi. Tra le opere d’arte ricordiamo i modelli e i calchi dei maestri di primo Neoclassicismo come Antonio Canova e la collezione Archeologica e i Fantiscritti con reperti provenienti da Luni e dalle antiche cave.

accademia belle arti carrara
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Il Palazzo Rinascimentale del Principe

Prendiamo via del Plebiscito, che corre sotto piazza Gramsci a lato dell’Accademia. Si tratta di una via apparentemente senza uscita, chiusa dalla Chiesa del Suffragio e delimitata dalle mura dell’antico giardino del Principe. Qui troviamo i resti della seicentesca Fonte Antica, pesantemente restaurata nel 1876. Saliamo tramite scalette in Piazza Gramsci, ex Piazza d’Armi, dove possiamo ammirare i giardini, la fontana con la sfera in marmo girevole, le sculture in marmo e ippopotami che affiorano tra l’erba.

All’inizio della più moderna via Roma, troviamo subito il Palazzo Cybo Malaspina ossia il Palazzo Rinascimentale del Principe. Dal 1448, la dinastia risiedette in questo edificio che fu eretto su precedenti fortificazioni longobarde. In realtà, si tratta di un complesso di edifici diversi tra cui il Castello altomedievale, o Rocca.

Il Duomo di Carrara

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Scendiamo le medesime scalette e immergiamoci nell’atmosfera medievale dei vicoli. Tramite via Finelli arriviamo allo spettacolare Duomo di Sant’Andrea con la sua piazza. In stile romanico-gotico, la facciata dell’edificio sacro è un tripudio di decorazioni marmoree a fasce bicrome di marmo bianco lunense e nero di Colonnata. E’ sormontato dalla torre campanaria alta 33 metri, che custodisce l’antico orologio meccanico con movimento a contrappesi.

Il portale principale, sormontato dall’elegante rosone gotico, ci introduce all’interno, che si presenta in veste apparentemente spoglia ma ricchissima di opere d’arte sacra. Tra queste figurano l’altare di san Ceccardo con tela seicentesca, il sarcofago di san Ceccardo, resti di affreschi del XV secolo, il gruppo marmoreo delle Cassanelle. E ancora l’altare del Santissimo Sacramento, il gruppo marmoreo della Madonna col Bambino e santi del 1460 e il battistero.

duomo di carrara
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Piazza Duomo e Piazza delle Erbe

In piazza Duomo troviamo altresì il palazzo barocco dei conti Sarteschi, dove dimorò Michelangelo Buonarroti durante le sue visite a Carrara. La Fontana con la statua del Gigante, invece, rappresenta Andrea Doria sotto le sembianze di Nettuno. La statua poggia su due delfini con “boccaloni” da cui fuoriesce acqua di sorgente che si riversa entro la vasca di marmo.

Infine, tra le cose da vedere a Carrara, facciamo un salto nella vicina piazza delle Erbe, passando attraverso il vicolo del Duomo. Essa rappresenta uno dei luoghi più antichi della città e, come dice il nome, in passato vi si svolgeva il mercato. Ma questo luogo fu protagonista di molti eventi storici della città. Come il 7 luglio 1944, quando le donne di Carrara si ribellarono e fermarono l’avanzata dei tedeschi che avevano ordinato lo sfollamento. Al grido di “Non abbandonare la città“, le donne ottennero la sospensione dell’ordine di sfollamento. Questo fatto è testimoniato, oltre che da una targa, anche dal gigantesco murales intitolato “Non abbandonare la città'”. Il duo artistico Orticanoodles lo ha dedicato a Francesca Rolla, una delle eroine della Resistenza carrarese e una delle protagoniste di questo eroico episodio.

piazza delle erbe

Le altre chiese di Carrara

Tra le altre cose da vedere a Carrara, sempre nel centro storico, compare la già citata chiesa del Suffragio, in via Plebiscito. L’edificio ha origine ottocentresca e mostra un impianto decorativo in stile barocco. Gli interni sono caratterizzati da marmi policromi che creano un’atmosfera suggestiva e di grande bellezza.

La chiesa di San Francesco risale alla metà del Seicento e fu eretta per volontà del principe Carlo I Cybo-Malaspina. L’edificio di culto è caratterizzato dallo stile barocco con richiami alla scuola romana per il legame dei Cybo con la corte pontificia. La chiesa del Carmine risale invece a un’epoca a cavallo tra Cinque e Seicento. Utilizzata per qualche decennio come luogo di lavorazione del marmo e galleria d’arte, ha mantenuto il suo stile barocco di influenza ligure.

Villa Fabbricotti e la Padula

villa fabbricotti padula
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La Padula è un parco pubblico situato in località Sorgnano, facilmente raggiungibile dal centro di Carrara, attraversando il ponte caratterizzato dalla presenza della Torretta neogotica di Villa Fabbricotti. L’area verde del Parco della Padula un tempo era il parco giardino all’inglese della villa e oggi è caratterizzata da viali e sculture di marmo.

Villa Fabbricotti sorge in posizione centrale e dominante. L’elegante edificio in stile neoclassico risale al 1879, quando fu costruito da Bernardo Fabbricotti, appartenente alla facoltosa famiglia carrarese di industriali del marmo. Oggi la villa è stata restaurata e accoglie il Carmi – Museo Carrara e Michelangelo. Questo museo è tra le cose da vedere a Carrara poiché espone la mostra dedicata a Michelangelo, al suo rapporto con il marmo e con la città, oltre mostre temporanee di grande interesse.

Altri musei

Museo civico del marmo Carrara
Pagina Facebook Museo civico del marmo Carrara

Nelle cose da vedere a Carrara abbiamo il mudaC – museo delle arti di Carrara legato ai temi delle arti contemporanee. Ha sede nell’ex Convento seicentesco di San Francesco ed espone una raccolta che racconta il saldo legame di Carrara con la produzione artistica e con l’industria del marmo.

Il Museo Civico del Marmo si trova in in Viale XX Settembre e vanta un’ampia collezione di reperti archeologici provenienti dalle cave apuane, oltre a esempi strumenti per l’estrazione e la lavorazione del marmo. Il percorso espositivo comprende anche la sezione di archeologia industriale, quella di art design, i calchi e la più ricca “Marmoteca” d’Italia grazie ai suoi 310 campioni.

Palazzo Binelli

Altre interessantissime mostre temporanee sono allestite tutto l’anno presso Palazzo Binelli, situato in centro a Carrara, in via Verdi. Si tratta di un elegante edificio voluto alla fine dell’Ottocento dai conti Binelli, imprenditori del marmo, poi adibito a sede della Banca d’Italia negli anni Venti del Novecento.

Dopo un attento restauro che ha recupaerato il suo raffinato aspetto originario di elegante dimora signorile, oggi Palazzo Binelli, oltre a essere sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara, è un luogo di cultura per mostre e convegni. Gli interni sono caratterizzati da uno stile eclettico neo-rinascimentale, soffitti e sale affrescate, statue e decorazioni in marmo.

Ruderi del castello di Moneta

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Su un colle che domina dall’alto la città di Carrara, troviamo i ruderi del castello di Moneta. Si tratta di un antichissimo borgo fortificato, munito di rocca difensiva e può essere raggiunto in auto dopo la località di Fossola. Da un tornante parte infatti una stradina, che può essere percorsa a piedi, e che vi condurrà ai resti dal castello da cui si gode un’ampio panorama sulla città, la linea di costa e il mare.

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