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Storia della Colonna Infame di Alessandro Manzoni

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“Storia della colonna infame” di Alessandro Manzoni è un’appendice storica al suo famoso romanzo “I Promessi Sposi”. L’opera analizza gli eventi legati alla peste di Milano del 1630, in particolare il processo e la conseguente esecuzione ingiusta di due innocenti, Gian Giacomo Mora e Guglielmo Piazza, accusati di diffondere il morbo. Manzoni non solo narra gli eventi, ma critica aspramente le superstizioni e l’irrazionalità della giustizia al tempo della dominazione spagnola della Lombardia, evidenziando come queste abbiano portato a ingiustizie e atrocità.

Contenuti e tematiche principali

Il racconto di Manzoni è focalizzato sul senso morale e l’etica dell’amministrazione della giustizia al tempo della peste di Milano del 1630. In questo frangente, egli prese l’episodio del processo intentato a Milano, durante la terribile peste del 1630, contro a carico di due presunti untori, il commissario di sanità Guglielmo Piazza e il barbiere Gian Giacomo Mora. I due furono accusati di essere responsabili del contagio tramite misteriose sostanze, sulla base di una voce di popolo, quella diffusa da Caterina Rosa.

Il processo avvenne storicamente nell’estate del 1630 e decretò la condanna capitale dei due innocenti, giustiziati con il supplizio della ruota. Manzoni fa di questa vicenda una lezione universale, denunciando abusi e soprusi della giustizia a danno di poveri cittadini innocenti. In tempi bui, le persone possono essere condotte a cattivo giudizio in base a superstizioni.

Contesto storico

Il saggio “Storia della Colonna Infame” di Alessandro Manzoni è ambientato durante la peste di Milano del 1630, uno degli eventi più tragici e tumultuosi del Seicento lombardo. La peste, arrivata a Milano attraverso i soldati e i commerci della Guerra dei Trent’anni, causò una devastazione enorme in tutto l’arco alpino. Il bilancio fu di decine di migliaia di morti. In quel periodo di grande incertezza e paura, la società milanese cercò in ogni modo dei capri espiatori da incolpare per la diffusione della malattia, alimentando l’isteria collettiva.

In questo clima di paura e paranoia, due personaggi, Gian Giacomo Mora e Guglielmo Piazza, furono accusati ingiustamente di aver spalmato un unguento malefico sulle porte delle case per diffondere la peste. Nonostante la mancanza di prove concrete, furono torturati, condannati e giustiziati brutalmente. Le loro abitazioni furono distrutte e al loro posto sorse la Colonna Infame, simbolo della loro presunta colpevolezza. Manzoni esamina questo episodio, analizzando non solo gli eventi stessi, ma anche le dinamiche sociali e giuridiche che hanno permesso tali ingiustizie.

Le implicazioni del contesto storico

Il legame tra il contesto storico della peste e l’analisi di Manzoni rivela la capacità dell’autore di trarre insegnamenti morali e sociali da eventi storici specifici. Manzoni non solo descrive un evento tragico, ma lo utilizza come specchio per riflettere sui difetti della società umana. La sua opera critica è profondamente ancorata nella realtà storica milanese del XVII secolo, ma trascende il suo tempo per parlare a tutte le epoche, esortando i lettori a riflettere sulla natura della giustizia e sulla facilità con cui l’irrazionalità può prendere il sopravvento in tempi di crisi.

Manzoni esplora il clima di paura e superstizione che dominava Milano in quel periodo, mostrando come queste paure abbiano portato alla brutalità e alla follia collettiva, culminanti nei processi e nelle esecuzioni sommarie dei due uomini. Attraverso una dettagliata analisi degli atti giudiziari e delle testimonianze, Manzoni critica il sistema giudiziario dell’epoca e l’irrazionalità delle masse, mostrando come l’ignoranza e il pregiudizio possano portare a terribili soprusi.

L’Autore in breve

alessandro manzoni
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Alessandro Manzoni (1785-1873) fu uno dei massimi esponenti della letteratura italiana, noto principalmente per il suo romanzo “I Promessi Sposi”. Cresciuto in un ambiente colto, Manzoni sviluppò un forte interesse per la storia e la filosofia, che influenzarono profondamente la sua opera. Convertitosi al cattolicesimo dopo un’educazione illuminista, i suoi scritti spesso riflettono un profondo senso morale e una critica alle ingiustizie sociali.

La decisione di scrivere “Storia della Colonna Infame” deriva dall’impegno di Manzoni nell’utilizzare la letteratura come strumento di indagine morale e storica. Attraverso quest’opera, egli non solo racconta un episodio storico specifico, ma solleva questioni universali riguardanti la giustizia, la responsabilità collettiva e la manipolazione delle masse. L’opera è dunque un’appendice critica e riflessiva al suo romanzo principale, “I Promessi Sposi”, che mira a esporre le fallacie del sistema giudiziario e le conseguenze devastanti della superstizione e dell’ignoranza.

Tesi e obiettivi dell’opera

Nella “Storia della Colonna Infame”, Alessandro Manzoni si propone di esaminare e denunciare le ingiustizie e gli errori giudiziari che hanno portato alla condanna e all’esecuzione ingiusta di due individui, Gian Giacomo Mora e Guglielmo Piazza, durante la peste di Milano del 1630. L’obiettivo principale di Manzoni è quello di evidenziare come la paura, la superstizione e l’ignoranza possano distorcere il senso della giustizia e portare a terribili conseguenze per i singoli individui.

La tesi sostenuta da Manzoni è una critica alla credulità e alla barbarie delle masse, così come alle fallacie del sistema giudiziario, che sotto pressione sociale e politica, ha fallito nel perseguire la verità. Attraverso un’accurata analisi dei processi e delle testimonianze dell’epoca, Manzoni intende mostrare che tali ingiustizie non sono solo il frutto di un’epoca oscurantista, ma possono emergere ogni volta che la ragione viene sopraffatta dalla paura e dall’isteria collettiva.

Dunque, Manzoni utilizza questo episodio storico come un monito contro l’irrazionalità e per promuovere la necessità di un approccio più razionale alla legge e alla giustizia, evidenziando l’importanza dell’integrità, trasparenza e onestà nelle prassi giudiziarie e sociali.

Le fonti utilizzate

Per scrivere “Storia della Colonna Infame”, Manzoni ha fatto un uso meticoloso di fonti storiche, soprattutto documenti giudiziari dell’epoca. In particolare, egli si è basato sugli atti del processo ai presunti untori durante la peste di Milano del 1630. Tra queste fonti figurano, dunque, le sentenze, le testimonianze raccolte durante i processi, nonché i resoconti degli eventi scritti da testimoni oculari e cronisti del tempo.

Manzoni ha analizzato in modo critico queste fonti per ricostruire gli eventi in modo accurato e per evidenziare le incongruenze e le ingiustizie nel trattamento degli accusati. Attraverso un’analisi dettagliata dei documenti originali, egli ha messo in evidenza la debolezza delle prove, la crudeltà delle torture e la superficialità con cui furono condotti i processi. L’obiettivo era di mostrare non solo le specifiche ingiustizie subite da individui come Mora e Piazza, ma anche di criticare più in generale la facilità con cui la società e le sue istituzioni giuridiche possono essere corrotte dalla paura e dall’isteria.

Struttura e argomentazioni dell’opera

Lapide della colonna infame
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“Storia della Colonna Infame” di Alessandro Manzoni è strutturata in modo sistematico, seguendo essenzialmente una linea cronologica dello svolgimento degli eventi che portarono all’arresto, al processo, e alla condanna di Gian Giacomo Mora e Guglielmo Piazza. Il libro si apre con un’introduzione storica sulla peste di Milano e del clima che si respirava in città, seguita da un esame approfondito dei processi e delle reazioni sociali legate a tali eventi.

Le argomentazioni di Manzoni sono logiche e ben supportate da fonti storiche, il che rende l’opera non solo un racconto ma anche un’analisi critica dell’epoca. L’autore utilizza efficacemente le prove documentali per smontare le accuse fatte agli imputati, mostrando come la superstizione, la paura e l’ignoranza abbiano distorto il senso di giustizia e persino il buon senso comune. Le sue conclusioni sono coerenti con le tesi presentate all’inizio dell’opera, sostenendo fermamente la necessità di giustizia e razionalità nelle procedure giudiziarie.

Impatto sul campo di studi e sulla letteratura

Anche se primariamente letteraria, l’opera ha avuto un impatto significativo anche nell’ambito degli studi storici e giuridici. Infatti, il testo di Manzoni ha messo in luce le ingiustizie del sistema giudiziario del XVII secolo, invitando a una riflessione più ampia sul ruolo della giustizia in momenti di crisi. Manzoni ha mostrato come la storia può essere usata per esplorare e criticare temi universali, quali la verità, la giustizia e il comportamento umano in situazioni particolarmente critiche.

Impatto sulla letteratura

L’impatto di “Storia della Colonna Infame” di Alessandro Manzoni sulla letteratura dell’epoca e su quella successiva è profondo e molteplice. Sebbene non abbia avuto la stessa vasta risonanza immediata de “I Promessi Sposi”, il suo impatto si è fatto sentire in maniera significativa nei seguenti ambiti:

  • Innovazione nel genere storico. Manzoni ha introdotto un modo nuovo di affrontare la narrazione storica, combinando un’accurata ricerca storica con una riflessione filosofica e morale. Questo approccio ha influenzato il genere del romanzo storico, promuovendo un modello in cui la fedeltà ai fatti storici si coniuga con una profonda indagine etica e umana. In seguito, scrittori e romanzieri storici hanno adottato approcci simili, cercando di fornire una visione più complessa e critica della storia.
  • Critica sociale e giuridica. Attraverso “Storia della Colonna Infame”, Manzoni ha esplorato i temi della giustizia e dell’ingiustizia, della colpevolezza e innocenza, che hanno stimolato una riflessione critica sulle istituzioni giudiziarie. Questo aspetto dell’opera ha avuto una risonanza particolare in un periodo di grandi cambiamenti politici e sociali in Europa, influenzando il modo in cui scrittori e intellettuali consideravano il potere e la legge.
  • Impatto sulla letteratura italiana. In Italia, “Storia della Colonna Infame” ha contribuito a elevare il dibattito su questioni di moralità e giustizia nella letteratura. L’opera ha ispirato scrittori italiani a esplorare temi simili e a utilizzare la letteratura come uno strumento di critica sociale. Autori come Giovanni Verga e Luigi Pirandello, sebbene in contesti ed epoche differenti, hanno seguito l’esempio di Manzoni nell’esplorare la condizione umana e le strutture sociali attraverso la lente della letteratura.

Contributi da altri campi

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Sebbene la principale preoccupazione di Manzoni fosse quella di analizzare e narrare gli eventi dal punto di vista storico e giuridico, egli incorporò anche riflessioni che toccano la psicologia sociale, la filosofia e la teologia. Manzoni riflette su come la paura collettiva e la superstizione possano alterare il comportamento umano, fino a influenzare il sistema giudiziario, spingendo persone generalmente razionali a commettere atti di grande crudeltà e ingiustizia.

Questo approccio interdisciplinare non solo ha arricchito la narrazione rendendola più profonda e universale, ma ha anche evidenziato la complessità delle reazioni umane di fronte alle calamità e il pericolo di un sistema giudiziario che non si basa su solide fondamenta razionali ed etiche.

Dunque, Manzoni ha scritto la “Storia della Colonna Infame” non solo per riabilitare la memoria degli ingiustamente condannati, ma anche per offrire una meditazione più ampia sul comportamento umano e sulla giustizia, rendendo il suo testo un’opera significativa tanto sul piano storico, quanto su quello filosofico e morale.

Confronto con Cesare Beccaria

cesare beccaria dei delitti e delle pene
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È possibile fare un confronto tra “Storia della Colonna Infame” di Alessandro Manzoni e l’opera di Cesare Beccaria, in particolare il suo trattato “Dei delitti e delle pene”. Entrambi gli autori italiani condividono un interesse profondo per la giustizia, la legalità e l’umanizzazione delle pratiche giudiziarie, pur operando in periodi storici differenti e con obiettivi leggermente diversi.

Cesare Beccaria, scrivendo nel XVIII secolo, è stato uno dei primi teorici a formulare principi di diritto penale moderno e a criticare aspramente la tortura e la pena di morte. Il suo lavoro si focalizza su principi di giustizia universale, sul proporre pene proporzionate al crimine e su procedimenti giudiziari equi e imparziali. “Dei delitti e delle pene” è considerato un testo fondamentale dell’Illuminismo e ha avuto un impatto significativo sullo sviluppo delle leggi e delle procedure giuridiche moderne in Europa e non solo.

Possibili collegamenti

  • Critica alla giustizia irrazionale. Sia Manzoni sia Beccaria si oppongono fortemente all’uso della tortura e alla crudeltà delle pene. Entrambi vedono queste pratiche non solo come immorali ma anche come inefficaci dal punto di vista giuridico, poiché spesso portano a confessioni false e ingiustizie.
  • Riforma giudiziaria. Beccaria propone una riforma radicale del sistema giudiziario basata su principi di razionalità, equità e umanità. Manzoni, dal canto suo, usa un caso specifico per illustrare la necessità di tali riforme, mostrando le tragiche conseguenze dell’assenza di questi principi.
  • Impatto sociale. Entrambe le opere hanno avuto un impatto sociale e culturale. In particolare, l’opera di Beccaria ha influenzato legislatori e pensatori in tutta l’Europa, contribuendo a modellare i sistemi giudiziari moderni. Manzoni ha offerto un’incisiva critica sociale e morale, influenzando la percezione pubblica della giustizia e l’importanza dell’integrità giudiziaria.
  • Umanesimo e Illuminismo. Mentre Beccaria è profondamente radicato nell’umanesimo illuminista, promuovendo idee di progresso e razionalità, Manzoni condivide queste visioni ma le infonde con un senso più narrativo e storico, quasi a dimostrare le applicazioni pratiche e le conseguenze personali delle teorie di Beccaria.

Stile e linguaggio di Storia della Colonna Infame” di Alessandro Manzoni

Lo stile e il linguaggio dell’opera sono caratteristici dell’autore e del periodo in cui scrisse. Questi aspetti riflettono il contesto culturale e letterario dell’epoca.

Stile narrativo

Manzoni è noto per il suo stile ricercato e la sua capacità di coniugare la profondità tematica con una narrazione coinvolgente. Nel caso della “Storia della Colonna Infame”, il suo stile si manifesta attraverso una narrazione che tende a essere espositiva ma anche descrittiva. Manzoni utilizza un’ampia gamma di tecniche narrative per rendere la storia vivida e immediata, spesso inserendo dialoghi o descrizioni particolareggiate che aiutano a visualizzare gli eventi e a comprendere le emozioni dei protagonisti.

Linguaggio

Il linguaggio di Manzoni in questa opera può essere impegnativo per i lettori moderni. È caratterizzato da un italiano letterario dell’epoca, con strutture sintattiche complesse e un lessico a volte arcaico. Manzoni fa anche uso di termini giuridici e storici specifici che richiedono una certa conoscenza o ricerca aggiuntiva da parte del lettore per essere pienamente compresi.

Accessibilità

Nonostante la complessità dello stile e del linguaggio, “Storia della Colonna Infame” di Alessandro Manzoni rimane accessibile grazie alla chiarezza espositiva dell’autore e alla sua capacità di far immergere i lettori nella Milano del XVII secolo. La passione con cui espone gli eventi e critica le ingiustizie rende il testo diretto e coinvolgente. Inoltre, la struttura del testo, che include spiegazioni e riflessioni, aiuta a guidare il lettore attraverso la comprensione degli eventi storici e delle loro implicazioni morali.

Conclusioni e valutazioni finali

“Storia della colonna Infame” di Alessandro Manzoni è, a mio avviso, un’opera fondamentale per tutti coloro che amano leggere classici. Manzoni utilizza l’episodio della peste di Milano del 1630 e del processo a Mora e Piazza per riflettere sulla natura umana, sul pregiudizio e sulla superstizione, nonché sulle fallacie della giustizia, temi che percorrono tutto il suo lavoro narrativo.

Ciò che rende questa opera particolarmente significativa è la capacità di Manzoni di intrecciare una narrazione storica dettagliata con una riflessione morale profonda. Egli non si limita a raccontare un fatto di cronaca, ma lo eleva a simbolo delle distorsioni della giustizia e delle miserie umane. In tal modo, “Storia della Colonna Infame” diventa un testo fondamentale per comprendere, non solo il contesto storico della Milano del XVII secolo, ma anche le costanti etiche che caratterizzano ogni società umana.

Cosa si ricava dalla lettura? Una maggiore consapevolezza critica e morale che sfida il lettore a riflettere sulle responsabilità nella perpetuazione dell’ingiustizia. “Storia della Colonna Infame” è un esempio riuscitissimo di come la letteratura possa funzionare come strumento di indagine e critica sociale.

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