La storia dell’isola di Poveglia: siamo nella laguna di Venezia, di fronte a Malamocco. Lungo il Canal Orfano si trova un’isola leggendaria, ormai completamente disabitata. Un luogo che racchiude una storia molto particolare e a tratti macabra.
La storia dell’isola di Poveglia
Facciamo un passo indietro per ripercorrere la storia dell’isola di Poveglia. All’epoca dei Romani questo lembo di terra era chiamato Popilia, probabilmente per la presenza di alti pioppi (popilia, dal latino populus “pioppo”) oppure per la vicina via Popilia-Annia, realizzata per volere del console romano Publio Popilio Lenate. Con l’arrivo dei Longobardi nel VI secolo e le distruzioni dei centri della terraferma, sull’isola di Poveglia si rifugiarono le genti che scappavano dalla furia degli invasori, tanto da diventare presto un borgo dotato di un castello.
La storia dell’isola di Poveglia continua nel Medioevo
Nell’864 sull’isola arrivarono 200 fedelissimi alle dipendenze del doge assassinato Pietro Tradonico, assieme alle loro famiglie. Nel corso del Medioevo, Poveglia divenne un centro florido. La maggior parte degli abitanti era occupata con successo nelle attività della pesca e della salinatura ed estendevano il loro raggio d’azione commerciale fino a Chioggia e a Pellestrina. Attorno all’anno Mille vi erano circa 800 abitazioni e la chiesa parrocchiale intitolata a San Vitale.
Tuttavia, con la guerra di Chioggia, combattuta dalla Repubblica di Genova contro la Repubblica di Venezia tra il 1378 e il 1381, le cose cambiarono rapidamente. Poveglia conobbe un periodo di crisi poiché la popolazione fu evacuata a Venezia per ragioni di sicurezza. L’isola cadde nelle mani dei genovesi e, al termine del conflitto, si presentava completamente devastata. Pochissimi erano gli abitanti rimasti. Secondo alcune fonti l’isola di Poveglia fu il luogo di sepoltura del famoso pittore Giorgione, morto nel 1510.
Tentativi falliti
La storia dell’isola di Poveglia è costellata da tentativi falliti. La Repubblica di Venezia tentò più volte di risollevare le sorti dell’isola ma sempre con scarso successo. Dopo il Seicento si decise di trasformarla in stazione per il rimessaggio delle imbarcazioni e per l’immagazzinamento di attrezzature di bordo. Tuttavia, con il passare del tempo si venne affermando la volontà di riservare Poveglia a scopi sanitari.
Il lazzaretto
A partire dalla fine del Settecento, infatti, l’isola di Poveglia divenne un lazzaretto, essendo le isole del Lazzaretto Vecchio e del Lazzaretto Nuovo, divenute nel frattempo incapaci di accogliere tutti. Per tutto l’Ottocento e fino alla Seconda guerra mondiale, Poveglia ospitò gli equipaggi colpiti da peste e colera per farvi trascorrere il periodo di quarantena. Una targa di marmo, trovata lungo la sponda occidentale, riporta una scritta in latino, così traducibile “Non scavate (disturbate) i morti per contagio in vita, riposano. 1793”.
In particolare, nel corso dell’Ottocento Poveglia divenne il più grande lazzaretto marittimo d’Italia. Basti pensare che tra il 1831 e il 1832, furono ben 702 le navi che trascorsero la quarantena a Poveglia. Furono scavate grandi fosse comuni dove gettare i corpi dei defunti. Non è insolito trovare tuttora nel terreno resti di ossa, soprattutto nella parte più settentrionale dell’isola. Qui inizia la parte più macabra e violenta della storia dell’isola di Poveglia. Infatti, questo lembo di terra divenne anche il luogo per uccidere delinquenti condannati alla pena di morte. Inoltre, a partire dagli anni Venti del Novecento fu costruito un nuovo edificio per ospitare uno dei più grandi manicomi d’Italia.
Il manicomio di Poveglia
Sembra che quello di Poveglia non sia mai stato un manicomio ufficiale. Infatti, la costruzione del nuovo edificio inizialmente doveva servire per accogliere anziani convalescenti. La vera natura di questa struttura è ancora oggetto di dibattito. Tra il 1922 e il 1946, stando ad alcuni documenti trovati negli archivi storici di Venezia, l’edificio avrebbe ospitato una casa di riposo.
Tuttavia, sono molti gli indizi che fanno pensare a un manicomio vero e proprio come la presenza del cartello ancora appeso tra le rovine dell’edificio che reca la scritta “Reparto psichiatria”. Il manicomio, o presunto tale, come vedremo più avanti divenne probabilmente luogo di terribili sevizie per essere infine chiuso nel 1968. Da allora l’isola di Poveglia è abbandonata e interdetta al pubblico anche se sono stati molti i tentativi di recuperarla.
Isola di Poveglia: la storia del medico sadico
Tra le tante voci e leggende che circondano la storia dell’isola di Poveglia ve n’è una in particolare che ha come protagonista uno strano medico. Egli, durante il periodo di attività del reparto psichiatrico, avrebbe condotto terribili esperimenti sui pazienti ospitati, sottoponendoli a vere torture.
Secondo alcuni, tale sinistra figura altro non sarebbe che il medico svizzero Sarles, il primo a praticare la lobotomia nel 1890. Dal momento che il karma fa spesso il suo dovere, secondo la tradizione orale, il medico a un certo punto impazzì. Perseguitato dai fantasmi dei pazienti che morirono per mano sua durante gli esperimenti scientifici. Sarles si gettò dal campanile dell’antica pieve di San Vitale, ma senza riuscire a morire sul colpo. Un’infermiera presente al momento del suicidio, testimoniò che, mentre il corpo del medico giaceva a terra, si alzò improvvisamente la nebbia e lo avvolse fino a farlo soffocare.
L’isola dei fantasmi
Sembra che già i pazienti psichiatrici o della casa di riposo, che dir si voglia, fossero stati perseguitati dalle apparizioni dei fantasmi degli appestati che, a frotte, morirono sull’isola di Poveglia. Oggi, infatti, Poveglia è considerata un’isola infestata e uno dei luoghi più paurosi al mondo.
Da secoli, dunque, questo posto è segnato da una storia macabra e ricca di misteri, tra anime dannate, fantasmi, morti violente, entità spirituali erranti. Sempre a causa della sua fama di isola ‘maledetta’, secondo alcuni testimoni, circa il 50% del territorio di Poveglia conterrebbe scheletri umani. Come succede sempre, non vi sono prove ma le leggende e il passaparola hanno fatto sì che l’isola di Poveglia sia diventata meta di cercatori di fantasmi. Ma come arrivare all’isola di Poveglia?
Isola di Poveglia visite
L’isola di Poveglia è disabitata e in stato d’abbandono. Non è accessibile al turismo e nessun traghetto effettua fermate sull’isola. Dunque, il solo modo per visitarla è noleggiare un’imbarcazione privata oppure scegliere i tour organizzati e privati che ne mettono a disposizione una. In ogni caso, per non incorrere in multe e violazioni, è preferibile chiedere il permesso al Comune di Venezia almeno dieci mesi prima fornendo la motivazione della visita.
I resti sull’isola
In totale sull’isola di Poveglia rimangono 18 strutture, in stato di completo abbandono.
Poveglia è composta da tre isolotti tra loro vicini. A sud si erge
il cosiddetto “Ottagono di Poveglia”, un isolotto ottagonale con margine murato, un avamposto difensivo dell’isola. Nella zona centrale dell’isola di Poveglia ci sono gli edifici e una vasta area ricoperta da vegetazione.
A settentrione, l’ultimo isolotto è collegato al precedente da un ponte. Questa parte era adibita alla coltivazione agricola. I corpi di fabbrica esistenti corrispondono soprattutto ai padiglioni ospedalieri, costruiti tra il 1900 e il 1945.
La palazzina centrale di fronte all’Ottagono, ad esempio, era il corpo principale dell’Ospedale. Tra rovine e vegetazione selvaggia è ancora nascosto l’ingresso principale che porta in una hall e alla ex Direzione ospedaliera, mentre nel fondo c’è una scala che conduce ai piani superiori.
Il culto di San Vitale
Nonostante la desolazione di Poveglia, ciò che sull’isola non venne mai abbandonato fu il culto di San Vitale. La Chiesa resistette e, nel corso dei secoli, fu abbellita da opere d’arte sacra e sculture in marmo di Carrara. Tra le statue si ricorda quella del Cristo, certamente di epoca antica e arrivata sull’isola di Poveglia nel più fitto mistero. Si tratta di un’opera in cartapesta e gesso, estremamente realistica nell’espressione del dolore. Oggi tutto l’apparato scultoreo si trova nella Chiesa di Santa Maria a Malamocco.
Dell’antica chiesa di San Vitale ci rimane soltanto il campanile, salvato dalle vicende secolari perché trasformato in faro e torre di vedetta. È ancora presente l’orologio della torre del 1745 anche se fermo e mancante delle lancette.