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L’Europa intorno all’anno Mille – parte prima

Europa intorno all'anno Mille
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Con la crisi dell’impero carolingio, la situazione politica dell’Europa cambiò notevolmente. Sul territorio nacquero regni distinti: il regno dei Franchi occidentali (detto poi di Francia), il regno dei Franchi orientali (detto di Germania), il regno d’Italia e i nuovi regni di Provenza e di Borgogna. Analizziamo la situazione dell’Europa intorno all’anno Mille dal punto di vista politico e sociale.

Il frazionamento politico

Nonostante la nascita di questi regni, il titolo di imperatore sopravvisse e fu conteso dai re. Tuttavia, si trattava ormai di un titolo onorifico, privo di ogni valore politico e di governo effettivo sui nuovi regni che andavano costituendosi con identità differenti. Anche questi regni erano deboli: il titolo di re manteneva un certo prestigio in Francia e Germania come garante della pace, difesa del Paese e aggregatore delle dinastie signorili.

Tuttavia, i re non esercitavano una solida autorità su tutte le popolazioni del regno, ma solo sui territori direttamente assoggettati o controllati dalle dinastie a cui appartenevano. Altrove si erano creati, o si stavano creando, nuovi estesi organismi territoriali largamente autonomi, i principati. A livello locale si stavano sviluppando le signorie rurali.

I principati

principati medievali
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Nel quadro della crisi dell’organizzazione territoriale, i marchesi e i conti più forti riuscirono ad ampliare la loro autorità su numerosi territori, collocati anche in regioni diverse. Il potere era stato preso attraverso cruente guerre interne che avevano caratterizzato il tramonto dell’impero carolingio. La loro autorità derivava dai resti degli antichi poteri pubblici che avevano esercitato in quanto marchesi e conti. Anche se ora le basi del potere erano sempre più di natura privata come i vasti patrimoni fondiari, le signorie rurali, i benefici feudali, i seguiti armati. Tutto ciò andava a formare un patrimonio personale ed ereditario a cui si aggiungevano le vaste reti clientelari di vassalli, signori minori e cavalieri. I nuovi signori possedevano patronati su chiese e monasteri.

Fu così che i marchesi e i conti da grandi vassalli o da funzionari regi si trasformarono in autonomi signori, dando luogo a dinastie ereditarie che entravano in competizione con il re stesso. Essi si attribuirono il titolo di principi o duchi. Esercitavano l’autorità e garantivano la pace entro i loro estesi territori e si facevano carico della giustizia interna.

Caratteristiche dei principati

Questi nuovi vasti domini si chiamarono principati, ma anche ducati, marchesati, regni. La loro estensione e i loro confini erano instabili e cambiarono più volte la loro conformazione a livello geografico. Centri di questi nuovi domini divennero le signorie principali e fortezze delle dinastie dominanti, a discapito delle antiche città. Alcuni ebbero vita breve.

Ad esempio, in Italia i principati faticarono ad acquisire consistenza e solidità dinastica, in Francia si mostrarono più longevi. In Germania, la formazioni dei principati fu più lenta a causa della sopravvivenza delle istituzioni monarchiche, ma poi acquisirono stabilità e potenza, forse più che altrove. Dopo la crisi dell’ordinamento carolingio, comunque, i principati sopperirono il vuoto di potere, rappresentando le principali strutture di organizzazione politica e territoriale dell’Europa introno all’anno Mille.

La signoria rurale

signoria rurale
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Tuttavia, neppure i principati riuscirono ad assicurare condizioni di pace e di ordine a livello locale. In assenza di pubblici poteri, nelle campagne e nei villaggi si formarono piccole compagini territoriali, le signorie rurali, attorno a cui si raccoglievano i contadini e gli abitanti delle campagne, vessati da continue guerre e bisognosi di protezione.

La signoria fondiaria

Nell’Europa attorno all’anno Mille crebbe l’autorità esercitata dai grandi proprietari su coloro che coltivavano le loro terre. Molti erano anche i contadini estranei che cercavano la protezione di un signore, soprattutto i piccoli proprietari che, in cambio, cedevano ai grandi signori le loro terre. In tal modo, aumentò l’estensione delle grandi proprietà terriere e, di conseguenza, anche il potere dei signori. Questi esercitavano sugli uomini delle loro terre poteri di comando e di giustizia locali.

In assenza di poteri superiori, questa autorità, esercitata dapprima in subordine a quella del re o del conte, finì per estendersi sui contadini di condizione servile e libera. Tale autorità dei grandi signori fondiari era rafforzata dai privilegi di immunità sulle loro terre. Si formarono così delle vere e proprie signorie a base fondiaria, caratterizzate da diritti legati direttamente alla proprietà della terra. Esse coincidevano con le più antiche corti.

L’incastellamento

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Nell’Europa intorno all’anno Mille si profilò anche un altro tipo di autorità. Questa non era direttamente legata alle proprietà fondiarie e non si esercitava solo sui contadini dipendenti, ma anche su liberi coltivatori, piccoli proprietari e artigiani. Questo tipo di autorità derivava dalla funzione di difesa e protezione che i signori locali esercitavano con i loro uomini armati e con le fortezze private che, intorno all’anno Mille, si moltiplicarono. Il sistema di fortezze pubbliche si sgretolò per diventare privato, cioè tendevano a trasformarsi in patrimonio ereditato da coloro che avevano avuto in custodia le fortezze o le avevano conquistate.

Inoltre, si costruirono nuove e numerose fortezze private, in luoghi strategici, a protezione di villaggi e insediamenti rurali. L’iniziativa proveniva quasi sempre dai maggiori proprietari della zona. Queste costruzioni e centri di potere furono via via tollerate e, infine, favorite dall’autorità pubblica per la loro essenziale funzione di difesa e controllo del territorio. Tale processo fu detto incastellamento e produsse profondi cambiamenti negli insediamenti che nacquero attorno ai nuovi luoghi fortificati. Il fenomeno fu vistoso in Italia, in particolar modo in Liguria.

Le signorie bannali

Tutti coloro che decisero di vivere stabilmente attorno alle fortezze godevano della protezione del signore. In cambio erano tenuti a obblighi specifici legati alla manutenzione e difesa, trovandosi tutti in condizione di dipendenza dal signore della fortezza o castello. Quest’ultimo era tenuto a garantire anche l’ordine e la giustizia locale, con il relativo riconoscimento dei diritti legati a queste funzioni come il potere di comando e di imporre tributi fiscali.

Tale tipo di autorità si esercitava in genere su un territorio compatto, non solo sui coltivatori delle terre del signore del castello ma anche su tutti coloro che abitavano sul suo territorio, che dovevano riconoscere il banno, cioè il comando. Ne erano esentati solo i nobili e i cavalieri. Le signorie che ne nacquero furono chiamate bannali o territoriali o ancora castellanie (sorte attorno a un castello). I signori aspiravano alla piena autonomia ed esercitavano poteri assai ampi che tendevano a sostituire quelli pubblici. I diritti dei signori erano considerati “beni allodiali“, cioè patrimoni personali e famigliari, trasmissibili in eredità.

Funzione politica delle signorie rurali

obblighi in denaro
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Un solo signore poteva esercitare la totalità dei poteri su un determinato territorio dai confini stabiliti, escludendo gli altri signori, solo quando egli era contemporaneamente signore bannale e signore fondiario sulle medesime terre. Più spesso accadeva, invece, che sui territori e villaggi venissero esercitati poteri diversi sia da parte di un signore territoriale sia di uno o più signori fondiari, laici o ecclesiastici. In tal modo, una famiglia di contadini era sottoposta a oneri e prestazioni diverse nei confronti di più signori, in un intreccio di diritti e giurisdizioni spesso assai confuso.

Data la situazione, nascevano spesso aspri conflitti fra coloro che competevano per il predominio su un territorio. La situazione dell’Europa intorno all’anno Mille appariva, dunque, assai disgregata e, pertanto, la signoria rurale rappresentò un importante elemento di organizzazione politica e sociale a livello locale, andando a inquadrare le popolazioni contadine in un certo ordine. In molti casi più signorie o castellanie erano acquistate e raggruppate dallo stesso signore, costituendo complessi territoriali stabili.

La servitù della gleba

Le signorie rurali, in particolare quelle bannali, inaugurarono forme di dominio caratterizzate da un forzato disciplinamento e costrizione dei coltivatori. Questi ultimi erano soggetti al signore in una forma di dipendenza, più pesante rispetto al passato. Non si distingueva più tra servi rustici e contadini dipendenti, tra schiavi e liberi. La condizione di libertà limitata fu definita servitù della gleba, cioè vincolata alla terra del signore che i contadini non potevano abbandonare. Grazie a questo vincoli, i signori poterono intensificare lo sfruttamento ed esercitare pressioni sempre più forti.

I rapporti feudali e la loro diffusione

rapporti feudali
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I regni dell’Europa intorno all’anno Mille, dunque, si presentavano come insiemi di territori diversi e poco coesi fra loro. I signori rurali non si riconoscevano come subordinati ai signori territoriali di rango superiore (conti o principi), poiché i poteri che esercitavano non erano stati loro concessi ma acquisiti autonomamente e, in quanto tali, considerati come patrimonio personale ed ereditario.

Allo stesso modo, conti, marchesi e principi consideravano i loro poteri e i loro territori non inseriti nell’ordinamento pubblico del regno ma indipendenti dal re e dai suoi funzionari. Si limitavano solo a riconoscere al re una forma di preminenza. Ambigua era poi la posizione dei cavalieri, ceto di piccoli proprietari che esercitavano il mestiere delle armi e non riconoscevano la sottomissione ad altri signori rurali.

I rapporti feudali

In una società così disgregata e frammentaria, assunsero una grande importanza i rapporti vassallatici o feudali. Con questa espressione si voleva sottolineare l’importanza sempre crescente che veniva acquistando il beneficio, che, in lingua franca, assumeva il nome di “feudo”. Il termine “feudo” indicava genericamente l’insieme dei beni e ricchezze possedute. Il rapporto feudale stabiliva un legame reciproco fra gli uomini, dove uno offriva protezione e un beneficio o feudo e l’altro fedeltà e servizio. Il feudalesimo si configurò, dunque, come una forma di legame personale attraverso cui, nell’Europa intorno all’anno Mille e nei secoli del Medioevo, si cercò di dar vita a forme di coesione e di organizzazione politica e sociale.

In risposta alla sempre crescente situazione di disgregazione e insicurezza, fra il X e l’XI secolo i rapporti feudali si intensificarono, soprattutto tra i ceti più alti della società. Le istituzioni vassallatiche si diffusero in tutta l’Europa ex carolingia, anche se non uniformemente e allo stesso tempo, dando luogo a quella che è stata definita la società feudale.

Come funzionava la società feudale

omaggio feudale
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Il rapporto di vassallaggio era sancito attraverso una cerimonia pubblica, regolata da un rituale denso di significati simbolici. L’aspirante vassallo si inginocchiava davanti al signore e poneva le sue mani giunte in quelle di lui, dichiarando di riconoscersi “suo homo” (uomo), da cui la parola “omaggio“, la dichiarazione di sottomissione e fedeltà. Da parte sua, il signore lo sollevava e lo abbracciava in segno di accettazione e impegnandosi a proteggerlo. Seguiva il giuramento di fedeltà vero e proprio da parte del vassallo, enunciato su reliquie o scritture sacre. Successivamente, si affermò l’uso di una formale investitura con cui il signore consegnava al vassallo un oggetto simbolico, che stava a significare l’assegnazione di un beneficio o feudo.

Il beneficio consisteva più spesso in terre i cui profitti dovevano assicurare al vassallo il mantenimento e il pagamento degli obblighi imposti dal rapporto feudale. Ma il beneficio poteva anche essere rappresentato da proventi fiscali e diritti signorili. In ogni caso, erano regolati dalle condizioni previste dal rapporto feudale che si era stabilito. Quest’ultimo poteva durare per tutta la vita del vassallo. Quando il beneficio era abbondante poteva essere ceduto in parte dal vassallo ad altri vassalli da lui dipendenti, i valvassori.

Obblighi e servizi dei vassalli

In cambio del beneficio, il vassallo o feudatario era tenuto a rispettare certi obblighi e servizi nei confronti del signore. Obbligo primario era quello di aiuto e consiglio. L’aiuto consisteva nel servizio armato che il vassallo poteva espletare assieme ai suoi valvassori e cavalieri. Il consiglio consisteva nel partecipare all’assemblea o curia dei vassalli presso la corte del signore. Le curie servivano per punire le infrazioni dei vassalli e, con il tempo, si trasformarono in corti di giustizia per giudicare anche altri sottoposti. Tra l’XI e il XII secolo si definirono meglio i contenuti dei servizi feudali e, a mano a mano, si affermò l’uso di effettuare versamenti in denaro in cambio di essi. Se ciò non avveniva, il signore, assieme alla curia, poteva decidere la revoca del feudo.

I significati più intrinseci dei rapporti feudali

rapporti di vassallaggio
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I rapporti feudali si rivelarono uno strumento giuridico per stabilire legami e svolsero un’importante funzione politica. I più deboli potevano assicurarsi rapporti di amicizia e alleanza con cui trovare protezione e aiuto. Per i potenti, i rapporti feudali, furono un semplice mezzo, per reperire uomini tramite cui incrementare la propria autorità. Anche uomini religiosi, soprattutto abati e vescovi, furono coinvolti in questa rete di rapporti feudali, sia perché ricevevano beni in feudo da principi e sovrani sia per i numerosi vassalli che si raggruppavano attorno alle personalità e strutture ecclesiastiche.

I rapporti feudali servirono anche a collegare giuridicamente principi, signori territoriali e semplici cavalieri. Questi ultimi si collegavano ai signori di banni che, seppur gelosi dalla propria autonomia, si collegavano spesso ai signori territoriali di rango superiore, da cui ricevano beni e diritti, diventando loro vassalli. Allo stesso modo, i principi potevano diventare vassalli del sovrano, anche se con limitazioni e riserve.

I tre ordini della società

tre ordini della società
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All’inizio dell’XI secolo, la società appariva divisa in tre ceti o ordines, cioè gruppi caratterizzati dalla stessa condizione giuridica e ruolo sociale. Così, nell’Europa intorno all’anno Mille esistevano gli oratores, coloro che pregavano e predicavano, i bellatores, coloro che combattevano per la difesa, e i laboratores, coloro che lavoravano. Esisteva, dunque, un concezione tripartita della società che si sarebbe poi tradotta nell’istituzionalizzazione dei tre stati o ordini – clero, nobili e popolo – destinati a sopravvivere fino alla Rivoluzione francese.

Questa concezione della società medievale evidenziava la condizione particolare riservata al clero e sottolineava la forte distinzione fra coloro che, praticando l’esercizio delle armi, non erano sottoposti ad altri e potevano possedere diritti di comando sugli altri che erano tenuti solo a lavorare e obbedire. Dunque, non si distingueva più tra schiavi e liberi, ma tra i liberi soggetti al potere di un signore e liberi che non erano soggetti ad alcuno.

L’ordine nobiliare e i lignaggi

nascita della nobiltà
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Già a partire dall’Alto Medioevo, fra coloro che non erano sottoposti ad alcun potere si delineò l’esistenza di un’alta aristocrazia di capi guerrieri, collegati alle dinastie regnanti da legami di servizio e di parentela. Tale aristocrazia militare venne a configurarsi come una grande nobiltà, poiché essa aveva talvolta dato origine a forti dinastie, a cui la continuità della potenza posseduta e la sua trasmissione ereditaria aveva conferito uno status di dignità nobiliare. Dopo l’anno Mille, anche altri gruppi sociali di minor rango iniziarono a rivendicare tale stato nobiliare. Si trattava di quei signori e proprietari di castelli che esercitavano poteri signorili, li possedevano stabilmente e li potevano trasmettere in eredità.

A differenza degli antichi bellatores, questi signori avevano ricchezze e risorse sufficienti a dar vita a dinastie famigliari e, così, molti nuovi signori rurali ottennero il riconoscimento di una condizione giuridica e sociale di preminenza e di nobiltà che poteva essere trasmessa ai discendenti. Tale nobiltà era caratterizzata dall’esercizio della funzione militare, dai diritti di governo sugli altri e da privilegi fiscali e giudiziari. Il gruppo dei nuovi signori nobiliari maturò una forte coscienza di sé e si trasformò in un ceto chiuso che, in virtù delle caratteristiche sopra elencate, si organizzò secondo la rigorosa struttura dei lignaggi. Il potere era parte del patrimonio di famiglia.

I cavalieri

Una particolare dignità continuò a essere riconosciuta anche a coloro che esercitavano concretamente il mestiere delle armi, senza possedere terre e diritti di signoria, ma prestando il loro servizio presso principi e altri nobili. Il ceto sociale dei cavalieri acquisì sempre maggior prestigio, tanto che si entrava a farne parte solo tramite una precisa cerimonia di accettazione, detta “investitura”, da parte di altri cavalieri o del sovrano.

Anche la cavalleria divenne un’ordine chiuso ed elitario. Ma presto si delineò il carattere turbolento di questo ceto. I cavalieri, spesso cadetti, cioè figli non primogeniti, di grandi casate feudali o appartenenti a famiglie della piccola nobiltà, furono i protagonisti delle guerre feudali che caratterizzarono i secoli dal X al XII. In parte, la turbolenza della cavalleria fu inquadrata e disciplinata dalla Chiesa attraverso obblighi precisi e codici di comportamento che implicavano valori sociali e religiosi. Siamo agli albori degli ordini cavallereschi che ebbero grande importanza durante le Crociate e la Reconquista spagnola.

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Vassalli, feudi, feudalesimo di Giuseppe Albertoni