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Cosa vuol dire “Bologna entro le mura”: storia delle tre cinte murarie

bologna entro le mura
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L’espressione “Bologna entro le mura” fa riferimento a quei tratti superstiti della tripla cinta muraria che anticamente cingeva la città di Bologna.

Le mura di Bologna iniziarono a essere innalzate ai tempi degli Etruschi e resistettero fino al XX secolo, quando ne fu decisa la demolizione per realizzare i moderni viali di circonvallazione.

La storia delle tre cinte murarie di Bologna

I primissimi nuclei delle mura di Bologna risalgono all’età etrusca quando l’insediamento fu fortificato con una cinta di protezione. In piazza Azzarita sono venuti alla luce i resti di una palizzata con galleria coperta e camminamento, entrambi riferibili all’VIII secolo a.C. Probabilmente alcuni fossati e torrioni lignei completavano queste strutture difensive. Anche i Romani dotarono la città di terrapieni, canali e fossati a mo’ di difesa.

La Cerchia di Selenite

Le mura più antiche di cui abbiamo ancora resti in città sono quelle della prima cerchia, detta “Cerchia di Selenite“. Essa fu edificata come conseguenza dell’arrivo delle invasioni barbariche che determinarono la caduta definitiva dell’Impero romano d’Occidente. Il particolare nome deriva dal fatto le mura furono costruite con blocchi di selenite, un minerale presente sulle colline bolognesi.

Molti dei blocchi provenivano da edifici romani e furono pertanto riutilizzati. La cinta della Selenite aveva un’altezza di circa 8 metri e 2 metri di spessore. La sua forma era quadrangolare allungata e proteggeva una parte di città molto più piccola rispetto al centro storico attuale, racchiudendo solo i quartieri più ricchi e importanti.

L’arrivo dei Bizantini

Con l’avvento dei Bizantini la città fu suddivisa in 12 settori, le horae. Questo nome derivava dal fatto che, a certe ore prefissate del giorno e della notte, a un determinato settore della città era affidata la difesa di Bologna e i cittadini di turno dovevano recarsi sulle mura.

Inizialmente, la cinta muraria era dotata di quattro porte di accesso: Porta Ravegnana o Porta Ravennate, Porta di San Procolo o Porta Procola, Porta Stiera o Porta di San Sotero, Porta di San Cassiano. A esse poi si aggiunsero Porta Nova di Castiglione, Porta Nova e Porta di Castello. I tratti oggi visibili della Cerchia di Selenite si trovano nei pressi di palazzo Conoscenti in via Manzoni, in via Rizzoli e in via De’ Toschi.

Prima della costruzione della seconda cinta muraria, i Longobardi nell’VIII secolo edificarono un altro tratto di mura, detto “Addizione longobarda“, a est della prima cerchia.

La Cerchia del Mille

Lo sviluppo e l’espansione della città, che vide la nascita di nuovi borghi esterni alle prime mura, determinarono la necessità di costruire una nuova cinta. Nata intorno o appena dopo l’anno Mille, questa cinta prende appunto il nome di Cerchia del Mille. Essa era lunga circa 3,5 km, aveva 18 porte d’accesso conosciute anche come torresotti in quanto munite di torre, di cui oggi ne rimangono quattro. Oltre a queste rovine, si trovano ancora tratti della Cerchia del Mille in piazza Verdi e in via Maggia.

La Circla

storia delle tre cinte murarie di bologna
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La terza e ultima cerchia, detta la Circla, mostrava un tracciato uguale a quello degli attuali viali di circonvallazione, racchiudendo quindi in sé la Cerchia del Mille. La Circla fu realizzata nel XIII secolo, quando la città si diede un ordinamento in quartieri, includendovi i borghi oramai sorti all’esterno delle prime due cerchie murarie.

Inizialmente si utilizzò una semplice palizzata di legno (1226), poi nel 1327 il legno fu sostituito dalla pietra. Le mura della Circla furono innalzate secondo la tecnica della muratura a sacco. La nuova cerchia aveva una lunghezza di circa 8 km ed era caratterizzata dalla presenza di dodici porte, dotate di ponte levatoio che consentiva di superare il fossato esterno.

La maggior parte delle dodici porte è oggi visibile e perfettamente conservate in quanto più volte restaurate. Esse sono porta Maggiore (l’attuale porta Mazzini), porta Santo Stefano, Porta Castiglione, Porta Saragozza, Porta San Felice, Porta delle Lame, Porta Galliera, Porta Mascarella, Porta San Donato, Porta San Vitale.

La fine delle tre cinte murarie di Bologna

Il progetto di abbattimento e demolizione delle tre cinte murarie di Bologna risale ai primissimi anni del Novecento (1902-1906). Tuttavia, l’idea era già in germe già nella seconda metà dell’Ottocento. Infatti, le mura erano considerate un limite allo sviluppo futuro della città e troppo costose da mantenere, dal momento che versavano in uno stato di decadenza.

La volontà di abbattere le mura derivava dall’ispirazione ai modelli urbanistici di fine Ottocento, già applicati al centro storico di Parigi e di Vienna, che prevedevano di fatto la scomparsa della città medievale. Tuttavia, la motivazione principale è da ricercare nell’imperante disoccupazione dell’epoca nel settore edilizio. La distruzione delle mura avrebbe dato impiego a migliaia di muratori che continuarono a lavorare anche alla costruzione di ville e villini che successivamente occuparono il terreno un tempo adibito alle mura.

Il dibattito sulle mura di Bologna

Ma non tutto andò così liscio. Nonostante gli evidenti vantaggi economici per alcuni settori, si sviluppò un feroce dibattito e l’opinione pubblica si divise tra favorevoli e contrari. I “modernisti” (guidati dal sindaco Alberto Dallolio e dall’intellettuale Rodolfo Pezzoli) spingevano per l’attuazione di un piano di riqualificazione, mentre i “conservatori” (guidati dagli intellettuali Alfonso Rubbiani, Alfredo Oriani, Raffaele Faccioli) volevamo mantenere e preservare il patrimonio storico e architettonico delle mura.

E non solo, perché il Comune prevedeva anche la demolizione delle dodici porte. Grazie all’impegno di Alfonso Rubbiani e di Giosuè Carducci, esse furono risparmiate, tranne la porta San Mamolo e la porta Sant’Isaia.

Il destino di Porta Maggiore

Il piano di abbattimento del Comune, però, prevedeva anche il coinvolgimento della più importante delle porte, Porta Maggiore. Non venne risparmiata e la demolizione iniziò. Tuttavia, in corso d’opera i lavori furono fermati grazie alla scoperta, al di sotto della riedificazione del Settecento, della porta originaria del Duecento, tuttora visibile.

Le porte di Bologna

Ecco nel dettaglio la storia e la descrizione delle porte di Bologna, una delle notevoli attrazioni del patrimonio storico e culturale della città.

Porta Maggiore

porta maggiore bologna
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Porta Maggiore si trova a est del centro storico, lungo la via Emilia e fu originariamente costruita nella seconda metà del XIII secolo. Per secoli è stata la porta principale di Bologna. Nel 1507, papa Giulio II la fortificò facendo costruire una piccola rocca e inglobando il vecchio cassero. Inoltre, il varco della porta fu spostato anche se, nel corso di secoli successivi, fu progressivamente riallineato alla posizione originaria. Nel XVII secolo furono aggiunti i portici che portavano a Santa Maria degli Alemanni.

Nel 1770 Porta Maggiore subì una riedificazione in stile barocco a cura dell’architetto Gian Giacomo Dotti. Come abbiamo già visto, nel 1903 ne fu decisa la distruzione. Tuttavia, nel 1909 venne alla luce la struttura originaria duecentesca. Questo ritrovamento non solo determinò lo stop dei lavori ma diede adito a un aspro dibattito per la conservazione dei ruderi che infatti furono restaurati e preservati.

Porta Castiglione

Porta Castiglione fu costruita nel 1250 in laterizio, all’incrocio fra via Castiglione e gli attuali viali di circonvallazione. Accanto a essa, un tempo scorreva il canale di Savena, da cui proveniva l’energia per la città. Nel corso dei secoli fu più volte abbandonata e poi adibita alle sue originarie funzioni. Porta Castiglione è stata oggetto di rimaneggiamenti fra il 1378 e il 1403. Solo nel 1850 ha assunto il suo aspetto attuale.

Porta Santo Stefano

La struttura di Porta Santo Stefano è situata nell’omonima piazza, in prossimità dei viali di circonvallazione. Risale al XIII secolo e nel corso dei secoli ha più volte subito lavori di restauro e rifacimento. Fortificata nel Quattrocento, durante un assedio nel 1512 riportò gravi danni con la perdita della torre originaria. Un nuovo cassero fu realizzato l’anno seguente.

Nel 1843 si demolì la porta originaria e al suo posto sorse un nuovo varco monumentale, detto Barriera gregoriana, formata dai due edifici attuali. A quell’epoca da Porta Santo Stefano passava tutto il traffico da e per Firenze e da qui passò anche il Re Vittorio Emanuele II. Dopo l’abbattimento delle mura, avvenuto nel 1902, porta Santo Stefano è stata adibita a vari usi.

Porta Saragozza

Possiamo ammirare Porta Saragozza all’incrocio fra via Porrettana e i viali di circonvallazione. Il suo nucleo originario risale al XIII secolo, ma l’aspetto odierno deriva da un pesante rimaneggiamento avvenuto nell’Ottocento. L’importanza di questa struttura è data dalla costruzione del portico che porta al Santuario della Madonna di San Luca, avvenuta nel 1674. Con la ristrutturazione ottocentesca comparvero i due torrioni laterali cilindrici, il portico di collegamento e il cassero.

Oggi il cassero ospita il Museo della Beata Vergine di San Luca che conserva il patrimonio devozionale, storico e artistico legato all’Immagine della Madonna.

Porta San Felice

porta san felice bologna
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All’estremità occidentale del centro storico, lungo la via Emilia, sorge la seconda porta più importante della Circla, porta San Felice. Risalente al XIII secolo, nel 1334 fu dotata di rocca e ponte levatoio. La porta fu protagonista di numerosi episodi della storia di Bologna. Dal suo varco passò Re Enzo, figlio dell’imperatore Federico II di Svevia, imprigionato presso il Palatium Novum. Nel 1325 l’esercito di Modena sconfisse quello di Bologna nella battaglia di Zappolino e, passando dalla porta, alcuni soldati rubarono un secchio da un pozzo in segno di beffa verso i bolognesi sconfitti. Questo episodio è conosciuto come la “secchia rapita”.

Una nuova ristrutturazione avvenne nel 1506 e tre anni più tardi fu realizzato un avancorpo difensivo per il ponte. Altro restauro nel 1805 per accogliere il passaggio di Napoleone. Per l’occasione Porta San Felice cambiò nome in Porta Napoleone.

Porta delle Lame

porta delle lame bologna
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Porta delle Lame è situata in Piazza VII Novembre 1944 e la sua struttura originaria deriva al XIII secolo. Questo varco conduceva alla bassa pianura, caratterizzata dalla presenza di paludi, da cui ne deriva il nome (il termine latino lame è traducibile in palude).

Un tempo presentava un cassero coperto e nel 1334 furono aggiunti due ponti levatoi, uno per il passaggio dei carri, l’altro per i pedoni. Nella seconda metà del Seicento avvenne la demolizione del cassero e si procedette ad un completo rifacimento della porta, di cui oggi si conserva lo stile barocco.

Questa porta è anche ricordata per la cruenta battaglia ivi avvenuta il 7 novembre del 1944 tra i partigiani e le truppe nazifasciste che ne uscirono sconfitte. A ricordo di quell’evento, nella porta vi sono le due statue bronzee del Partigiano e della Partigiana.

Porta Galliera

Al limite settentrionale del centro storico di Bologna si incontra la monumentale Porta Galliera. In origine si trattava di un cassero quadrangolare costruito all’inizio del XIII secolo. Durante i secoli l’edificio è stato oggetto di numerosi lavori di rifacimento e ampliamento. In particolare, nella seconda metà del Seicento è stata completamente ricostruita per l’instabilità delle sue fondamenta.

Una lapide interna ricorda il fatto avvenuto qui l’8 agosto 1848. I cittadini di Bologna si resero protagonisti di un’insurrezione contro il dominio asburgico. Dalla porta, l’ultima rimasta aperta dopo che tutte le altre erano state bloccate dai bolognesi, i soldati austriaci scapparono, abbandonando la città.

Porta Mascarella

Porta Mascarella sorge nell’omonima via, nei pressi del ponte di via Stalingrado. Il suo nome deriva dal borgo “mascarella”, termine medievale con cui si indicava la frode nei contratti. A quell’epoca, nel borgo si svolgeva il mercato del bestiame e ciò fa presupporre che la frode fosse all’ordine del giorno. La porta fu eretta nel 1300 e tuttora conserva il suo aspetto originario. Nel 1354 fu munita di un ponte levatoio.

Porta San Donato

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All’incrocio fra l’omonima via e i viali di circonvallazione possiamo ammirare Porta San Donato, una monumentale struttura realizzata originariamente nel XIII secolo in laterizio, assieme gli alloggi per le guardie. Nel 1354 fu dotata di un ponte levatoio e alla fine dello stesso secolo subì un rimaneggiamento. Negli anni ’50 del Novecento fu abbattuto oltre un metro di mura per agevolare il passaggio delle automobili.

Porta San Vitale

Porta San Vitale è situata alla fine della via che porta il suo nome e fu edificata nel 1286. Svolse sempre un ruolo importante perché posta sull’asse viario per Ravenna. Da sempre rappresenta il varco d’accesso alla parte vecchia di Bologna. L’edificio subì diverse ristrutturazioni nel corso dei secoli. L’originario torrione con gli alloggi del capitano e dei soldati fu abbattuto nel XVI secolo, mente nel 1354 fu aggiunto il ponte levatoio, demolito poi a fine Settecento. Nel 1950 furono eliminati il rivellino e l’avancorpo esterno.

Bologna le mura: informazioni visite

I resti della tripla cerchia muraria di Bologna e le porte di accesso possono essere visitati in autonomia oppure tramite tour guidati, prenotabili presso gli Uffici di informazioni turistiche di Bologna, situati all’aeroporto, in piazza Maggiore e in pizza Nettuno.

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Mappa cinta muraria di Bologna

mura di Bologna
In rosso la cinta di Selenite, in verde l’Addizione Longobarda, in giallo la Cerchia del Mille, in rosa la Circla. Wikimedia Commons