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L’impero spagnolo alla conquista del mondo

impero spagnolo
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Nel corso del XVII secolo si verificò una vera e propria unificazione del mondo all’insegna dell’espansione commerciale e coloniale europea. L’Europa estese a dismisura il suo dominio, diede vita a un nuovo assetto dell’economia mondiale, organizzò e trasformò società lontane e periferiche. Tra i protagonisti di questo processo figurò l’impero spagnolo.

L’impero spagnolo alla conquista del mondo

colonie spagnole nel nuovo mondo
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Dopo la conquista e il crollo dei grandi imperi indigeni d’America, la corona spagnola istituì la prime colonie nel Nuovo Mondo. La creazione dell’Audiencia di Santo Domingo nel 1511, ossia un consiglio di giudici con compiti amministrativi e giuridici, vide anche l’inizio della produzione e del commercio dello zucchero nelle Antille e la strenua opera di evangelizzazione degli Indios da parte della Chiesa. Re Carlo V (1500-1558), a capo di un impero “sul quale non tramontava mai il sole”, era il campione della fede cattolica e garante del buon governo di immensi territori che, insieme, formavano lo sterminato impero spagnolo, senza uguali per potenza.

Il Consiglio delle Indie, istituito nel 1524, autorizzò la fondazione di nuovi insediamenti e definì i diritti e i doveri dei conquistadores che, per le loro imprese, ottenevano titoli nobiliari e terre. Il Consiglio divenne il vertice di un gigantesco apparato politico-amministrativo deputato al governo delle colonie. Istituzioni locali come i cabildos (consigli municipali) avevano il compito di inglobare i diversi elementi etnici nella nuova società e nel quadro economico dell’impero spagnolo, funzionando come organismi di governo delle diverse regioni e dei sudditi della monarchia. Nel corso del XVII secolo, i cabildos crebbero d’importanza con un ampliamento delle funzioni e divennero il tramite con cui legare i sudditi americani al sovrano spagnolo.

L’età di Filippo II

filippo II di Spagna
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Con il re Filippo II (1527-1598), l’impero spagnolo si caratterizzò per un processo di centralizzazione più marcato. Il sovrano e la burocrazia reale furono dotati di strumenti più incisivi per il controllo e per reperire sempre maggiori risorse dai territori extra europei. L’amministrazione regia dell’impero spagnolo sovraintendeva lo sfruttamento e la commercializzazione delle preziose materie prime e i prodotti americani, utilizzati da Madrid per far fronte all’economia europea e alle spese delle guerre imperiali.

La Casa de Contrataciòn di Siviglia aveva nelle mani il monopolio regio delle ricchezze provenienti dalle zone americane e si occupava del loro trasferimento nella madrepatria. L’arrivo dei metalli preziosi in Europa dai territori dell’impero spagnolo fu ingente nella metà del Cinquecento, quando riuscì a superare l’argento estratto dalle miniere del Tirolo. Tra il 1503 e il 1660 a Siviglia arrivarono 185 mila chili d’oro e 16 milioni di chili di argento. Con queste ricchezze, la corona spagnola pagò i debiti contratti con i banchieri europei che avevano finanziato le iniziali imprese di conquista.

I vicerè

Dunque, dal Consiglio delle Indie dipendeva l’apparato politico-amministrativo, dalle Audiencias la giustizia, mentre la figura del vicerè era al vertice del dominio coloniale. Appartenenti all’aristocrazia della madrepatria e nobili di nascita, nel Nuovo Mondo i vicerè erano i rappresentanti fisici del re e si occupavano della gestione politico-amministrativa dei territorio delle “Indie occidentali”.

I vicerè erano affiancati dai capitani generali, dai governatori e dai corregidores (funzionari che riscuotevano i tributi). In questo periodo vi era un vicerè per ognuno dei quattro vicereami in cui era suddivisa l’America spagnola: quello della Nuova Spagna, istituito nel 1535, del Perù del 1544, di Nuova Granada del 1549 e quello di Rio de la Plata, nato nel 1776.

Il ruolo della Chiesa

evangelizzazione degli indios nell'impero spagnolo
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La Chiesa ricoprì un ruolo importante nell’opera di consolidamento dell’impero spagnolo nelle Indie occidentali e affiancò il potere politico in una società che doveva essere basata sui valori della Spagna della Controriforma. A differenza degli altri regni europei, la Chiesa spagnola dipendeva dalla corona e spesso i prelati delle diocesi americane più importanti rivestivano la carica di viceré.

La presenza degli ordini religiosi nelle colonie divenne capillare al fine di cancellare ogni traccia di idolatria ed eresia. Arrivarono per primi i francescani che promossero un’intensa opera di evangelizzazione degli indigeni. Seguirono gli agostiniani, i domenicani e i gesuiti. Questi ultimi furono gli autori dell’esperimento delle reducciones in Paraguay. All’interno delle reducciones, la manodopera era organizzata per la coltivazione del mate secondo valori umanitari e comunitari lontani dallo sfruttamento che vigeva altrove.

Problemi di gestione

miniere d'argento nelle indie occidentali
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Nonostante la presenza di un apparato di controllo così meticoloso, il governo delle colonie dell’impero spagnolo era molto difficoltoso a causa dell’estrema ampiezza del territorio conquistato. Il potere centrale era spesso scavalcato da quello locale a causa della lontananza dal vicerè e dalla madrepatria. Soprattutto le decisioni che riguardavano le condizioni di lavoro, il controllo delle attività produttive, i conflitti tra poteri locali erano prese direttamente sul luogo. Inoltre, la farraginosità delle procedure e dei provvedimenti era indice di quanto l’amministrazione delle colonie fosse il frutto di una società tipica dell’ancien règime.

Il questo aspetto l’America spagnola era assai simile al resto d’Europa, anche perché la monarchia spagnola volle organizzare le società del Nuovo Mondo in base a principi e istituzioni di stampo europeo. Inoltre, non bisogna dimenticare che, nell’assoggettamento delle popolazioni amerindie, la Spagna dovette ricorrere all’autorità dei capi locali, gli unici in grado di organizzare la forza lavoro in loco. I capi etnici mantennero un’autorevolezza che permise loro di essere il perno e i rappresentanti delle varie etnie di fronte ai colonizzatori.

La crisi dell’impero spagnolo

crisi dell'impero spagnolo
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Nel XVIII secolo l’America spagnola appariva molto più vulnerabile ai processi di trasformazione in atto a livello internazionale rispetto al passato. In Europa la potenza spagnola tramontò. Come ultimo tentativo di sopravvivenza, la corona spagnola cercò di inaugurare diverse riforme che, ben lontano dal rafforzare il controllo della madrepatria sulle colonie, provocò una lunga crisi che durò mezzo secolo e che terminò con la dissoluzione dell’impero spagnolo in America. Le riforme, che miravano a ottenere un maggior controllo amministrativo e militare e una più pesante politica fiscale, si scontrarono con la situazione economica e sociale interna e con i nuovi rapporti tra le economie latinoamericane con il mercato mondiale.

Grandi disuguaglianze territoriali, scarsità di capitali, esaurimento delle materie prime, rivolte indigene, tensioni etniche, fine del monopolio mercantile spagnolo, aumento del fisco furono tutti elementi che minarono la potenza dell’impero spagnolo e aprirono la strada alla crisi del legame che da oltre tre secoli vigeva tra élites coloniali e potere monarchico.

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